giovedì 29 agosto 2013

Ecocultura per un ecoturismo



Un’antica ed affascinante fiaba fa discendere la voce Majella dal culto della dea Maja, la maggiore delle Pleiadi e figlia d’Atlante. Si narra che nella Frigia vivessero bellissime guerriere possenti, le “Majellane”, tra cui Maja la più incantevole, che ebbe un figlio da Giove, Ermes, anch’egli bellissimo e titanico che fu trafitto a morte durante una battaglia. Maja allora scappò con lui sul monte Paleno dovizioso di erbe medicinali, tra cui una molto speciale che sbocciava a primavera al liquefarsi delle nevi e che era in grado di curare ogni malanno. Quando vi giunsero, però, il Monte Paleno era ancora ammantato di neve e mancante dell’agognata erba. Ermes, perciò, cessò di vivere e fu sepolto sul Gran Sasso, Maja disperata morì di crepacuore e fu seppellita sulla Majella. Alla disperazione della regina parteciparono tutti gli animali della foresta, e persino il sole si ritirò in anticipo per lasciare più tempo ai prodigi della Notte. Nel frattempo la madre aveva avvolto il piccolo in fasce d’oro e si era coricata al suo fianco.
Ancor oggi, il sibilo del vento che scuote i rami, l’ululato della tempesta, lo strepitio delle rocce che crollano nei valloni, altro non sarebbero che il lamento di Maja, che ancora piange la perdita dell’amato Ermes. Giove, volendo ricordare il giovane, vi fece nascere un singolare albero dai fiori gialli, dorati, dandogli nome Majo: ilMaggiociondolo. In seguito il fiore divenne pegno d’amore fra i giovani che, nella notte di calendimaggio, in cui si festeggiava l’arrivo della primavera, ne appendevano un ramo sulla porta della donna amata.
Quei monti chiamati Maiella e Gran Sasso altri non sono che la regina d’India Maja e suo figlio Ermes.
Questa storia è solo un esempio di cultura, di tradizione culturale del posto. Ma ci sono tanti altri racconti, storie e leggende per altri luoghi,  che non si conoscono.
Andare per monti, mari e città e capirne il senso, è cultura.
Capire davvero un posto, attraverso la sua storia, formare un tutt’uno con la natura e comprendere davvero ciò che è, è cultura. E’ ecoturismo culturale!
Non si viaggia per spendere i soldi, ma per far rimanere qualcosa dentro.
Turismo rispettoso dell’ambiente e cultura.
Si porteranno a casa i posti visitati, attraverso delle bellissime foto di posti che non si conoscevano prima, che neanche si immaginavano catturando le bellezze con un clic.
Nasce recentemente un sito di ecoturismowww.sinelimes.org, e all’ideatore del sito pongo alcune domande.
Quando ti sei imbattuto nella parola ecoturismo?
Quando pensavo a come abbattere i confini per riuscire ad andare nel posto in cui sogno di andare.
Per avere un passaporto internazionale per visitare quel paese, mi sono accorto che l’unico modo era il turismo. Per abbattere i confini ed entrare in contatto con altre culture la soluzione è il turismo.
Cosa intendi per ecoturismo?
Viaggiare senza modificare l’ambiente senza neanche riportarlo a com’era prima perché sempre di modifica si tratta. Esplorare senza cambiare l’autoctonia del territorio che si va ad esplorare. Osservare, fotografare, camminare, interagire e riportare a casa le esperienze, i ricordi e tanto materiale fotografico. Organizzare eventi in mezzo alla natura.
La natura è come un libro che va aperto e letto, studiato addirittura, visto che la fauna e la flora comprendono varie specie che neanche si conoscono. Ma non solo, anche i posti che risultano sconosciuti ai più proprio perché non adatti al relax pigro.
Con l’ecoturismo può essere riscoperto un mondo dimenticato, messo da parte, poco valorizzato per quello che può dare.
Ecoturismo e cultura come si assemblano? C’è ecocultura?
Il problema di oggi è che si va in viaggio solo per spendere oppure per divertirsi oppure per stendersi al sole e basta.
Io invece concepisco il turismo dinamico. Il turismo che comporta camminate, escursioni (a piedi, in bici o a cavallo, con guide), arrampicate (naturalmente con istruttori) ammirando luoghi e panorami, ascoltando e leggendo la storia del posto, organizzando degli eventi artistici, invitando autori per dei racconti attorno al fuoco o in mezzo al bosco.
In questo modo si riscoprono i valori.
Abbiamo moltissime idee per unire il turismo alla cultura.
Com’è nata l’idea di sine limes?
Sine limes significa senza limite ed è proprio questa la mia idea di vita. Non dovrebbero esserci limiti e vincoli per spostarsi da un luogo all’altro del mondo, per visitare posti bellissimi che fanno rimanere senza fiato.
In un paese che non investe più di tanto sul turismo e sulla cultura, che fa confluire i turisti nei soliti posti,ormai conosciuti a memoria, noi penseremo a spostare l’attenzione in quei posti che meritano davvero di esser vissuti. Che fanno crescere emozioni!
Chiunque voglia provare quest’esperienza, la porterà a casa e non la dimenticherà più, perché tornerà nella sua città con qualcosa in più, con un sapere in più e con la bellezza nel cuore.
Concludo dicendo che ci sono troppi confini che separano le culture, abbattiamoli!
Ed ha ragione, troppi confini, troppi blocchi che fanno rimanere la cultura dietro un muro e con essa tutto il settore terziario (turismo compreso) che non riesce a muoversi come dovrebbe, anzi, ultimamente non so più in che posto è andato a finire (sicuramente tra gli ultimissimi posti)!
La base del turismo è la cultura, come di tutto il settore terziario, che dovrebbe esser messo al primo posto!

Intervista fatta per iltempolastoria.it

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