martedì 24 febbraio 2015

I vizi capitali nelle letture: Superbia



La Superbia andò a cavallo e tornò a piedi!
Immaginate la botta che ha fatto la persona caduta dall'alto del suo cavallo quando qualcuno l'ha fatta tornare con i piedi per terra.
Questo vizio, al pari dell'invidia, può diventare una malattia. Sicuramente è pietoso vederlo nelle persone che credono di essere più in alto di altre, quando poi, anche queste, dovranno fare la stessa fine delle altre e cioè andare sottoterra!
Forse nessuno le ha avvisate, poverine! O, forse, credono di essere immortali!
Questo comportamento adottato da moltissimi individui può anche essere divertente però!Di certo le persone con più spirito, si divertono nel vedere certi poverini sgomitare per risultare più bravi, più competenti, più super di altri, senza avere i requisiti necessari per esserlo (nella maggior parte dei casi).
Le doti naturali, come l'umiltà, sono prerogativa di pochi!

"Non è con la superbia ma con l'umiltà che l'uomo si eleva a Dio e realizza pienamente l'amore" disse il Papa. E dovrebbero saperlo tutti i cattolici che si dichiarano attivi negli "affari di chiesa".
Son pochi i libri che citano il peccato capitale della Superbia, ma si riconoscono subito i personaggi di romanzi che coltivano questo vizio. 


Come , ad esempio, Waleran Bigod un personaggio della schiera degli antagonisti de "I Pilastri della terra" di Ken Follett (uno dei capolavori dello scrittore inglese, che si può anche vedere, grazie alla creazione di una mini serie televisiva, ben fatta). Gli altri erano Regan Hamleigh , Percy Hamleigh e William Hamleigh. La famiglia Hamleigh e il vescovo Bigod (affamato di potere che scala senza scrupoli) vorrebbero avere il potere di Dio sulla terra.
Da notare, sono uomini di chiesa, in senso generale, perché c'è chi frequenta la chiesa (la famiglia Hamleigh) e chi officia alle funzioni di chiesa (Bigod).
Seguendo le vicissitudini del trono lasciate da Enrico I morto senza eredi, gli Hamleigh e Bigod si comportano come delle banderuole tra i due litigiosi successori, Matilde (diretta discendente non riconosciuta dalla nobiltà) e Stefano (nipote del re defunto), solo per ottenere il potere che desiderano.
I Pilastri della Terra” s'ha da leggere sia per la bellezza delle descrizioni che Ken Follett rende vive nella mente del lettore sia per conoscere la fine schiacciante dei superbi. 

Un altro esempio di letteratura, che descrive i superbi (e le loro pene) è “La Divina Commedia” e più precisamente nei canti X, XI e XII del Purgatorio.
Camminano curvi sotto il peso di enormi massi da rotolare, mentre recitano il Pater Noster.
Visto che si ergevano al di sopra di tutti gli altri, ora son talmente curvi da non vedere chi passa accanto a loro.
Dante nel suo viaggio incontra Omberto Aldobrandeschi (nobile che porta ancora strascichi di Superbia), Oderisi da Gubbio (pittore miniaturista) e Provenzano Salvani (nobile condottiero e politico). La Superbia si esprime maggiormente in questi campi dove persone si affannano per emergere (anche senza giuste doti) e far proprio il potere, schiacciando gli altri.
L'esempio dato da “La Divina Commedia” è giusto per evidenziare l'effimero guadagno che comporta la Superbia, descritta dal Papa Gregorio I, detto Gregorio Magno “inanis gloria”, dove “inanis” significa (dal latino) “vana, inutile, sterile”.
Perché la Superbia è proprio questo, un vizio inutile che ti fa credere di conquistare il potere,in verità ti lascia l'illusione d'esso.


Il peccato della Superbia viene citato anche nel romanzo storico di Marcello Simoni, “L'abbazia dei cento peccati” (il primo di una nuova trilogia). Ad impersonare la Superbia ci pensa Facio di Malaspina, tanto assetato di potere da voler eguagliare una divinità. “Come insegna sant’Ambrogio, la concupiscenza della carne fu il primo passo verso la ribellione dell’intelletto. Fu la mente, nel dichiararsi indipendente dalle leggi divine, a compiere l’infausto peccato che condannò noi tutti alla misera condizione mortale. Il peccato della superbia!” dirà l'Abate Andrea dell'Abbazia di Pomposa tra le pagine del romanzo. 

La Superbia è descritta, da Sant'Agostino, come “l'origine di tutti i mali perché è la causa di tutti i peccati” ed è così. 
La Superbia va contro la ragione ed io mi chiedo “Ma perché un superbo ragiona anche?” Se davvero ragionasse potrebbe vedere fin da prima l'inutilità delle sue azioni volte alla superiorità, invece non lo fa, quindi la ragione non lo assiste perché non esiste in lui (uso lui per identificare il superbo, non per indicare il genere maschile, visto che la Superbia ha moltissime fan femminili tra le sue fila).

 Questo vizio decisamente brutto (che può contendersela con l'invidia), lo ritroviamo in molti romanzi storici, perché nel corso dei secoli molti son stati gli uomini e le donne che rincorrevano il potere, che volevano prendere il posto di Dio, senza riuscirvi e che, alla fine, cadevano miseramente. Si può sprofondare nella lettura di romanzi che allietano il passare del tempo e aumentano il livello culturale del lettore, evitando di sprofondare nell'abisso insano che provoca la Superbia svuotando l'individuo dell'umiltà che serve per vivere bene.


2 commenti:

  1. Vorrei che fosse evidenziato da qualche parte che "L'abbazia dei cento peccati" non è il primo volume di una trilogia, ma la prima parte di un romanzo a puntate, che non ha quindi un finale, neppure parziale, e rimanda al libro successivo. Ho trovato l'espediente poco corretto e sono rimasta molto delusa.

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  2. Lo stesso Simoni, che conosco, mi ha confermato che L'abbazia dei cento peccati è il primo libro di una trilogia e che tra un mese esce il secondo!
    Non capisco quando lei parla di espediente che significa artificio, trovata, stratagemma, trucco ecc...! Non capisco quale trucco dovrei usare per scrivere un semplice articolo!Quindi rimango io delusa per il suo modo di esprimersi!

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