sabato 1 dicembre 2018

Il settimo peccato: recensione




Il settimo peccato


Autore: Carlo A. Martigli
Editore: Mondadori
Genere: Giallo storico
Pagine: 288
Anno di Pubblicazione: 2018


Sinossi:
E se il pittore Bosch fosse stato uno stregone che parlava delle opere di Dio per confondermi? Se, per assurdo, Isabella fosse stata sua complice, e non una vittima dei suoi incantamenti? E se io stesso fossi stato preda di qualche sostanza che mi rendeva schiavo delle sue azioni? Siamo all'inizio del Cinquecento e Giovanni Ciocchi, ai tempi in cui narra questa storia, è ancora molto lontano dal giorno del 1550 in cui verrà eletto papa e prenderà il nome di Giulio III. Ha poco più di quindici anni ed è in viaggio verso Venezia insieme all'inquisitore francescano Martino da Barga, suo mentore e maestro di vita. Magister e apprendista sono convocati nella Serenissima per partecipare al processo inquisitorio contro il pittore Hieronymus Bosch, accusato di eresia e blasfemia per aver dipinto un Cristo in croce con le fattezze femminili. Mentre Giovanni e Martino fanno la conoscenza dell'eccentrico pittore, della sua singolare visione del mondo e del suo stile di vita dissoluto, con l'intento di difenderlo dalla gravissima accusa che pende sul suo capo, nelle calli cominciano a verificarsi dei macabri delitti. Uno dopo l'altro vengono ritrovati sei cadaveri, su ognuno dei quali l'assassino si è divertito a lasciare segnali da decifrare: monete incastrate nei bulbi oculari, frutti e salsicce deposti accanto ai corpi, e soprattutto piume d'uccello, piume che spuntano dalle tasche, dai corsetti, dalle bocche delle vittime, come firme lasciate da un autore a margine delle proprie opere. Tutta la città conta sul fiuto del magister, noto anche come investigatore ed esperto di cause di morte, per interpretare le tracce seminate dall'omicida e fare luce sull'enigma. Naturalmente, il principale indiziato è proprio il blasfemo e impopolare Hieronymus Bosch.



Recensione:
L’ottavo peccato capitale è la vendetta come si leggerà nel romanzo, il nono è aver letto questo libro mentre leggevo altri libri e quindi aver costretto ad una attesa forzata la recensione dello stesso e il decimo peccato è che il romanzo purtroppo è ultimato. Come sempre Martigli ha una scrittura ricercata derivante dalla sua notevole cultura, per descrivere al lettore i fatti storici e come sempre chi legge rimane estasiato da tale scrittura. Senza orpelli che possano appesantire la trama , la descrizione dei luoghi è viva e sembra di starci dentro. Sembra di camminare a fianco del magister Martino e di visitare la Venezia del ‘500. Per questo motivo quando leggevo la descrizione di alcuni posti della città andavo ricercando dove fossero attraverso il web, per vedere se ero passata di lì le due volte che son stata a Venezia o se dovevo appuntarmi di passarci la prossima volta. Quando si procede nella lettura de Il settimo peccato, sembra di sporcarsi le scarpe nel fango o sentire lo scalpiccio che le suole provocano sulla ghiaia, sembra di passare tra le calli mentre le maschere sfilano una dietro l’altra riunendosi nelle piazze o nei palazzi signorili per partecipare alle feste o nei casini popolari. Durante il carnevale di Venezia un efferato assassino decide di colpire e lo fa in un modo particolare. Ricchi ornamenti, preziosi pizzi, ricami pregiati, stoffe costose, maschere più umili e baùte varie correvano per la città peccando a destra e a manca. Si poteva peccare ancora in quei giorni prima della Pasqua…come se in quella città servisse il carnevale per peccare!


…Venezia stessa era una maschera. Che copriva le difficoltà di un’esistenza sempre all’erta, tra lotte intestine e nemici alle porte, e l’ansia di attendere òe navi da cui dipendeva la vita della città e dei suoi abitanti…


In mezzo a questo caos colorato scorreva il sangue delle vittime del seriale, come si direbbe oggi, che continuava ad uccidere indifferente alle indagini e sicuro di non esser scoperto e lasciava indizi per far capire di quale peccato si era macchiata la vittima. Al magister Martino che era a Venezia insieme al suo aiutante Giovanni Ciocchi, era stato chiesto di indagare, ma lui era lì per difendere l’arte del pittore fiammingo Bosch dagli attacchi velenosi dell’inquisitore Jean de Longueville. Non c’era ponderatezza nelle esternazioni dell’inquisitore, lui voleva giungere alla conclusione del processo senza tener conto di nulla se non delle sue convinzioni. Insidia, infamia, invidia, prepotenza, affari, politica, peccati, omicidi, onestà, intelligenza. Queste parole riassumono il comportamento dell’epoca (che non è tanto cambiato ad oggi) e possono spiegarsi in questo modo: esseri infidi ai quali interessa solo il loro valore (che si son dati essi stessi e quindi potrebbero essere dei narcisisti) portano avanti calunnie che giustificano la loro linea di pensiero (che non è aperta a nessuna divagazione reale che possa derivare da un’investigazione) infamando l’indagato in modo presuntuoso senza ammettere ribattimenti, anzi, portando prove ricavate con la forza o con il soldo quindi in modo disonesto giustificando giochi di potere e invidia da parte di rivali e così peccando ma sempre in nome di Dio. Dall’altra parte l’intelligenza verifica la veridicità degli atti e cerca di far emergere la verità. Durante il periodo veneziano di rinascimento artistico e culturale un pittore fiammingo, Hieronymus Bosch, fu accusato di blasfemia per aver usato la sua particolare licenza pittorica nel dipingere un Cristo sulla croce, ma la sua accusa aumentò dal momento in cui fu preso come capro espiatorio da chi voleva chiudere in fretta il processo perché credeva di aver ragione. Frate Martino con pazienza e sapienza porta avanti la difesa, ma viene fuorviato dal suo pensiero rischiando…Mi fermo qui perché altrimenti si capisce troppo e il lettore deve capire quello che succede attraverso la lettura del libro non della recensione. Nel romanzo la penna di Giulio III, che all’epoca dei fatti era Giovanni Ciocchi destinato a diventare un legale che si ritrovò ecclesiastico, descrive gli accadimenti. Scorrendo le pagine del romanzo sembra che il lettore abbia trovato, magari in un vecchio baule, un diario antico e prezioso nel quale sono appuntati fatti, indagini, massime di un magister dalla brillante intelligenza e curiosità di un breve periodo del ‘500 a Venezia dove i peccati erano all’ordine del giorno, ma durante il carnevale si intensificavano e dove un assassino girava tra le calli destando paura negli occhi della gente. Buona lettura!


L’autore:
Carlo A. Martigli a Livorno compie gli studi classici e a Pisa si laurea in Filosofia del Diritto. Inizia a lavorare  al Tirreno di Livorno, come giornalista e collabora con riviste specializzate per conto dell’Istituto di Filosofia del Diritto di Pisa. Abbandonata la carriera universitaria, si impiega in banca e raggiunge ottimi risultati presso banche nazionali ed estere. Frequenta un master all’Università Bocconi. Con Spazio Teatro di Livorno vince il primo premio come migliore attore non protagonista al Festival del Teatro di Pesaro con la Donna di Garbo di Goldoni.
La sua carriera di scrittore inizia nel 1995 con la pubblicazione del suo primo libro, Duelli Castelli e Gemelli, favole in rima, realizzato con Emanuele Luzzati. Ha un grande successo di critica e pubblico e il libro è stato rieditato nel 2007. Nel 1998 lavora insieme ad Ambra Orfei, curando la sceneggiatura di uno spettacolo circense intitolato La Principessa delle Stelle.
Per alcuni anni ha creato e gestito una rubrica su Internet su La Repubblica-Il Lavoro e ha collaborato con altre testate del gruppo Riffeser Monti e Rusconi. Formatore e docente in comunicazione e marketing, ha al suo attivo vari corsi di scrittura creativa, tra cui uno all’Accademia Culturale del Comune di Rapallo, giunto già alla sua seconda edizione. Come art director, ha realizzato una campagna pubblicitaria in Campania per la raccolta differenziata.
La Banca Carige, per il terzo anno di seguito, gli ha commissionato un libro e un cd per illustrare ai ragazzi il mondo del risparmio.
Il libro grazie al quale conosce il successo si intitola 999. L'ultimo custode, ed è pubblicato da Castelvecchi. Questo thriller storico vende più di 100.000 copie in Italia, e successivamente esce in 16 Paesi.
Nel gennaio 2012 esce per i tipi Longanesi L'eretico, mentre è di Mondadori 2016 La follia di Adolfo, dove il protagonista del romanzo porta il suo stesso nome e L'Apprendisata di Michelangelo, 2017, con protagonista un giovane che vuole diventare pittore. Nel 2018 esce per Mondadori La custode di Leonardo e Il settimo peccato.




Marianna Di Felice

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