mercoledì 9 gennaio 2019

Dolci, piccole bugie: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it









Autore: Caz Frear

Traduzione: Serena Stagi
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2018





Sinossi. Cat ha ventisei anni ed è diventata una detective della polizia. Per riuscirci ha dovuto fare i conti con il suo passato, anche se non ha sconfitto tutti i fantasmi che la tormentano. Quando viene incaricata di raggiungere una scena del crimine non troppo distante dal pub di suo padre, non ha idea di quello che la aspetta. Il corpo è quello di Alice Lapaine, una giovane casalinga, e presenta segni di strangolamento. I sospetti si concentrano subito sul marito di Alice, fino a che Cat non riceve una strana telefonata che collega la vittima a Maryanne Doyle, un’adolescente scomparsa diciotto anni prima. La chiamata riapre antiche ferite per Cat: lei e la sua famiglia incontrarono Maryanne durante una vacanza, poco prima che sparisse. Anche se Cat era ancora una bambina, ricorda perfettamente che suo padre mentì durante gli interrogatori, quando negò di aver avuto a che fare con la ragazza. Potrebbe essere coinvolto nell’omicidio? Determinata a scoprire la verità, Cat si lancia in un’indagine che potrebbe riportare a galla antiche ferite.


Recensione

Crescere accanto ad un padre che ti adora e che adori e mano a mano notare degli atteggiamenti ambigui, delle improvvise fughe o dei misteri che si infittiscono di più e vedere il padre e la madre litigare o sopportare certe situazioni, ti fa insospettire e fa credere che sotto ci sia del marcio.
E, purtroppo, quando l’adorazione nei confronti del padre è ad alti livelli può degenerare in odio! Effettivamente la famiglia di Cat rientra nella norma con una madre che lavora e pensa alla casa, un padre che ha un pub e quindi più tempo libero, un fratello scapestrato, una bella sorella che pensa a fare la vamp evitando le buone maniere.
Alla fine è una prassi se si considera che non esiste la famiglia perfetta perché tutti hanno degli scheletri negli armadi più o meno futili o più o meno gravi. Ma Cat sbaglia a martirizzare la madre, che fa risultare più debole descrivendola come una donna che sopporta per il quieto vivere un marito che non la rispetta, perché in questo modo il suo giudizio negativo si riversa tutto contro il padre a prescindere da tutto il resto.
Cat non ha mai avuto la certezza di nulla, erano solo i suoi sospetti che ricadevano sul genitore e che andavano a ledere la visione di “santo” uomo, che da sempre Cat, ha avuto di lui e se ad una bambina rovini la sua idea di unione con le persone che ama di più al mondo, il castello creato cade e si frantuma in mille pezzi che rimangono lì negli anni in attesa di essere incollati per stare di nuovo insieme, ma che dovranno attendere parecchio solo per essere disposti in modo da ricostruire le basi. Le bugie non si dicono perché poi sfuggono al controllo, anche se si definiscono “buone” perché non esiste una bugia a fin di bene visto che il bene si dà alle persone amate e, proprio per questo, alle stesse non si dovrebbe nascondere nulla.
Perché possono essere deformate, fraintese e da ciò che si vuole nascondere si arriva a ciò che non si è fatto! Il dilemma è far capire come stanno davvero le cose a chi non crede più ad una persona bugiarda. I sospetti di Cat ora che lei è una poliziotta possono essere verificati, infatti lei non ha pace per il suo passato, se ci fosse del materiale sul quale fare indagini le farebbe, ma sembra tutto sepolto anche se non è così…dopo tanti anni il passato torna a bussare alla porta del presente con un cadavere che la destabilizza! Maryanne Doyle era scomparsa tanti anni prima e lei l’aveva associata alle bugie del padre che non portavano mai a nessuna soluzione, ma solo a deduzioni prive di prove.
Per Cat, Maryanne era morta già da un pezzo visto che non si avevano più notizie. Ma un cadavere di diciotto anni fa non si conserva in quel modo! Da quel momento in poi il lettore si troverà immerso nella tensione che lo guiderà tra i vari collegamenti, molti dei quali vicoli ciechi, per scoprire qualcosa su questa misteriosa Maryanne che si faceva chiamare in un altro modo e che teoricamente aveva cambiato vita, fino a quando la vita passata non le aveva ricordato dei trascorsi che avevano ottenuto la sua attenzione. Però se si va a disturbare un passato sordido si devono accettare anche le conseguenze!
All’inizio l’autrice descrive la vita di Cat, della sua famiglia e dà qualche punto luce nel buio delle menzogne che circondano la vita della poliziotta irlandese, ma dopo un po’ quando inizia a dare più elementi, il lettore si fa detective e cerca di mettere insieme delle intuizioni per capire cosa sta succedendo.
Solo verso la fine capisce cosa c’è dietro la storia di Maryanne e da lì rimane di sasso nell’individuare cosa aveva coperto una famiglia, chiamata in causa dalle indagini, all’apparenza perfetta!
Apparenza e bugie sono dei meccanismi pericolosi che non portano a nulla di buono. Il lettore rimane rapito dagli eventi che si concatenano non appena si dipana la matassa iniziale e inizia a divorare le pagine per arrivare a scoprire la verità.
La storia non è scritta in modo elementare, al contrario la scrittura è corposa piena di informazioni, non pesante.
Sembra un fatto realmente accaduto…d’altronde potrebbe succedere a chiunque! Buona lettura.



Caz Frear


Caz Frear è cresciuta a Coventry e ha trascorso la sua infanzia sognando di trasferirsi a Londra e diventare scrittrice. Ha una laurea in Storia e Scienze politiche e ha svolto le più svariate professioni, dalla cameriera alla commessa, alla head hunter. Dolci, piccole bugie è già stato tradotto in cinque lingue e diventerà presto una serie TV.

A cura di Marianna Di Felice





Recensione scritta per www.thrillernord.it


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