martedì 26 febbraio 2019

Intervista a Dario Giardi

                                                 Intervista fatta per www.thrillernord.it




A tu per tu con l’autore



Cosa ha ispirato la stesura di Quarantena Roma? Sei stato influenzato da certe serie tv oppure, visto che studi l’ambiente da vicino, hai una tua idea sull’evoluzione dello sfruttamento terrestre e delle conseguenze gravi in cui si potrebbe incorrere come i protagonisti del romanzo?
Una delle note più caratteristiche del romanzo è la descrizione di una Roma e una società del futuro quanto più verosimile possibile grazie all’aiuto di amici sociologi e urbanisti. Ho cercato, inoltre, di portare la mia esperienza come esperto nel campo ambientale ed energetico per capire quanto e come i cambiamenti climatici potranno influenzare il nostro futuro e quanto gli stessi potrebbero ridisegnare il paesaggio urbano romano. La narrativa contemporanea non si è mai interessata ai cambiamenti climatici che già sconvolgono la vita di milioni di persone. Se ne parla tra esperti o si possono trovare documenti solo in qualche conferenza internazionale o nella saggistica di settore. Fortunatamente almeno la fantascienza, un genere letterario troppo spesso snobbato, si è invece sempre impegnata da decenni a comporre visioni in merito.Ormai la climate fiction, o Cli-Fi, la fantascienza che racconta l’impatto dell’emergenza climatica sulla Terra, è un sottogenere ben radicato e sviluppato. Un aspetto che ho sempre amato della science fiction è proprio quello di parlare del futuro facendoci ragionare sul nostro presente.




Nel libro si può vedere la ritrosia di certi umani a rimanere vicini in eventi catastrofici preferendo prevalere sugli altri per accaparrarsi quante più scorte possibili. Perché ci sono queste reazioni maligne in molti umani rispetto alle sporadiche manifestazioni di bontà, come quella di Simone che si sacrifica per gli altri?
Siamo tutti luce e ombra. Una volta mi capitò, durante una conferenza, di ascoltare il relatore mentre invitava la platea a trovare un termine per identificare il “male”.
Io dissi: la paura.
Ecco, per me è proprio la paura a guidare le nostre azioni più oscure. Può essere la paura di non essere pienamente felici, di non avere abbastanza; la paura di restare soli, di non essere amati… sono poche le persone che hanno il coraggio di illuminare le proprie paure e di dedicarsi davvero all’altro, alla cosa comune, all’ambiente comune. Siamo tutti guidati da interessi egoistici, veniamo bombardati da ideologie, convinzioni e fedi che irrigidiscono i nostri comportamenti invece di aprirci la mente.




Nel misto decisamente riuscito della trama tra vaccini e case farmaceutiche, tra inquinamento elettromagnetico e conquista di un pianeta come probabile rifugio, la disputa storico religiosa che risale ad un segreto nascosto dal Vaticano vuole dare un’impronta di mistero oppure ha un altro significato?
Sono appassionato di archeologia misteriosa ed ho scritto diverse guide turistiche anche sulla Città Eterna, la mia città. Tutte le religioni che conosciamo, anche quella cristiana, sono molto fragili. Basta farsi un giro nei sotterranei di Roma per capire quanto è reale questa fragilità. Un aspetto che mi ha molto colpito e che ho cercato di trasferire, in chiave fantascientifica, nelle pagine del libro. C’è un passaggio chiave tra la città nella luce e la città nell’ombra, un percorso nella storia del culto religioso di Roma che dal politeismo greco ed etrusco arriva al monoteismo cristiano. È un percorso, una testimonianza impressa nelle profondità della città e che si è sedimentata, strato su strato. Una metamorfosi che ha portato i templi pagani a farsi chiese cristiane. Sotto gli altari cristiani sorgono i mitrei. Il rituale a base di pane e vino del mitraismo ricorda chiaramente l’eucaristia, mentre il sacrificio del toro dal quale nasce la vita evoca la crocifissione e la risurrezione. Il 25 dicembre, nascita di Gesù, era il DiesNatalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) un culto che ebbe origine in Siria e in Egitto e che veniva celebrato nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno. Il “Sole invitto” era anche uno degli appellativi usati per indicare il dio Mitra.
Insomma… tutto quello a cui ci aggrappiamo ha verità e sfumature molteplici. Ogni nostra certezza può essere messa in discussione e nessuno scenario, anche quello che sembra più fantascientifico, può essere escluso.



Nel libro c’è molto presente anche se non si è arrivati ai livelli allarmanti del romanzo, ma quanto è condizionato l’essere umano dalla tecnologia dimenticandosi della natura e delle sue bellezze?
Nel tentativo di superare o di rendere meno insormontabili i limiti posti da condizioni naturali limitate o avverse, l’uomo ha da sempre svolto un’azione trasformatrice e spesso distruttrice, sulla natura. Un impatto sempre più intenso e incisivo, via via che i suoi mezzi tecnici si sono evoluti e perfezionati, finalizzato a rendere il proprio “habitat” più confortevole e al completo servizio dei suoi bisogni, con la controindicazione di aver alterato l’equilibrio tra noi e il Pianeta che ci ospita. Il rischio che le nuove tecnologie vadano a minare ancor di più questo delicato rapporto è molto alto. L’intelligenza artificiale, l’internet delle cose, la blockchain e i big data, possono seriamente rappresentare nuove minacce per noi e per il nostro habitat, ma al tempo stesso sono l’unica strada per coniugare la salvaguardia dell’ambiente con lo sviluppo e il benessere di tutti. Lo sviluppo tecnologico ha apportato indiscutibili vantaggi alla nostra vita, ma per via dell’utilizzo indiscriminato di spazio e risorse, ha originato anche esternalità negative che hanno compromesso la natura e la nostra salute. Dovremmo imparare a usare meglio la tecnologia.



Quanto leggi per alimentare la tua scrittura? Hai un autore preferito e perché è il tuo preferito?
Mi piacciono molto gli scrittori russi e polacchi. Da Lem a Dostoevskij. Tra gli italiani sicuramente il mio preferito è Pavese. In genere non leggo moltissimo, sono sincero, e quando lo faccio pesco sempre tra questi classici. Purtroppo poche “penne” contemporanee riescono a emozionarmi come questi grandi maestri. Le storie che leggo, pubblicate dalla grande editoria, oggi sono molto ripetitive e danno troppo spazio agli autori stranieri. Si guarda più al nome che al contenuto. Eppure ci sono molti giovani scrittori talentuosi che meriterebbero più attenzione. Colgo l’occasione per dirti che sono molto felice di far parte del Collettivo Italiano di Fantascienza, un collettivo di giovani autori di genere. Abbiamo deciso di condividere la passione per la scrittura e la fantascienza, di aiutarci reciprocamente per crescere insieme. Non mi aspettavo di farlo sia come scrittore che come persona. Ho trovato persone eccezionali con un grande talento e idee originali. Sono felice che a breve uscirà la nostra prima antologia di racconti “Atterraggio in Italia”. Sarà pubblicata dalla casa editrice Delos. Credo fermamente in questi progetti. Siamo sempre troppo esterofili, noi italiani, e invece ci sono molte firme “nostrane” che andrebbero valorizzate e conosciute. Abbiamo dovuto aspettare Dan Brown per interessarci a certi monumenti di Roma o di Firenze. Lo trovo incredibile.



Hai mai letto qualche libro di autori nordici? Quale preferisci?
Il porto dei sogni incrociati di Björn Larsson è uno dei miei libri preferiti.
Grazie, Marianna Di Felice

A cura di Marianna Di Felice




Intervista fatta per www.thrillernord.it




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