venerdì 31 maggio 2019

Abbiamo sempre vissuto nel castello: recensione





Autore: Shirley Jackson
Editore: Adelphi
Traduzione: Monica Pareschi
Genere: Thriller
Pagine: 182
Anno di pubblicazione: 2009




SINOSSI
"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre "L'incendiaria" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia.


RECENSIONE


Il lettore inizia a leggere il romanzo e gli sembra di vivere in un’età medievale forse per come viene nominata la casa che sembra un castello o in un’epoca vittoriana per la grandezza dell’edificio e per come viene descritto. Anche per l’alone di mistero che solo certe costruzioni, in determinati anni, possono dare. La lettura continua a scorrere e in men che non si dica non si pensa più all’epoca perché si viene risucchiati dalla vita in casa Blackwood.  Mary Katherine descrive la vita dei membri superstiti della famiglia dopo una cena fatale. Sono morti gli altri membri della famiglia mentre erano a tavola, proprio un’ultima cena. Gli interni son descritti in modo impeccabile dando ancor di più l’impressione di magnificenza, di ricchezza dei Blackwood che procurava invidie in paese. Tutti, o quasi, volevano vedere distrutto quell’edificio e in malora i superstiti della sttrage.  In poche pagine la Jackson riesce a creare nella mente del lettore un film attraverso il quale riesce a vedere ciò che Merricat descrive. Chiamata così in paese e scherzosamente dalla sorella Constance, lei subisce la cattiveria dei paseani ogni volta che va a fare la spesa. Esce dall’area protetta che è la casa e il suo gigantesco giardino con altri ettari intorno ed entra nella zona rossa dalla quale deve scappare senza darlo a vedere subito dopo aver acquistato le provviste  per la settimana. I paesani son talmente infidi e le cantano dietro filastrocche che si sono inventati sulla sorella Constance! Lei è stata accusata di strage, ma è stata scagionata, ora vive reclusa nella casa, non guarda nemmeno verso il cancello e si occupa della cucina. Il lettore può pensare…ma come fa ad occuparsi della cucina se ha ucciso tutti con la sua cucina? E come può stare così in pace? Evidentemente nell’ombra si nasconde un macabro segreto che quando viene svelato tra le pagine del libro, il lettore rimane basito per la compostezza della reazione di chi sa e per il contegno di chi ha agito. Si provano varie sensazioni leggendo questo libro. All’inizio curiosità che poi diventa sempre più grande, poi disgusto nei confronti di chi spettegola e parla male della famiglia rimasta. Continuando la lettura si prova stupore, ma non rabbia, solo un senso di vuoto e nemmeno compassione. Il lettore è rapito dalle rivelazioni e rimane sconcertato, ma senza mostrare un sentimento negativo. È come perso davanti alla tranquillità delle sorelle. Può pensare che Merricat non sia tanto ragionevole, ma rimane col dubbio. Alla fine dopo l’arrivo del cugino avido il lettore prova rabbia nei suoi confronti perché capisce quello che vuole fare e poco dopo il disastro (che non espongo altrimenti rovino la storia) si prova avversione per quello che fanno certi paesani e compassione per le sorelle. Questa storia provoca nel lettore un turbine di sentimenti mischiati l’uno all’altro che alla fine lo fa rimanere dispiaciuto per quello che è successo alla famiglia Blackwood! Schirley Jackson con una scrittura chiara e precisa porta il lettore dentro la storia e lo rende spettatore di prima fila facendogli immaginare in poche pagine i volti dei personaggi, il mobilio, il cibo, l’esterno della casa, il giardino, il sentiero, il nascondiglio di Merricat come fosse visualizzato anziché letto. Descrive il male in modo sopraffino come se fosse la normalità! Della stessa autrice ho anche L’incubo di Hill House, ma devo ancora leggerlo e non vedrò la serie televisiva visto che ultimamente mi deludono troppo! Vorrei anche acquistare La ragazza scomparsa e La lotteria e poi recensirli chiaramente. Buona lettura!




L'autrice

Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense, nota soprattutto per L'incubo di Hill House del 1959 e La lotteria. Ha esordito scrivendo per il prestigioso «The New Yorker» nel 1948. Nella sua carriera ha scritto anche opere per bambini, come Nine Magic Wishes, e persino un adattamento teatrale di Hansel e Gretel, The Bad Children. Muore per infarto nel 1965, forse a causa della terapia a base di psicoformaci che stava seguendo.


sabato 25 maggio 2019

Invisibile: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it







AutoreArno Strobel, Ursula Poznanzki

Traduzione: Rachele Salerno
Editore: Giunti
Genere: Thriller
Pagine: 360
Anno di pubblicazione: 2019






Sinossi. Un paziente trafitto a morte dal bisturi del chirurgo durante un’operazione a cuore aperto. Un agente immobiliare ucciso con ventiquattro coltellate sulla soglia di casa. Un ragazzo massacrato con una mazza da baseball per strada, davanti a decine di testimoni. Un assurdo bagno di sangue travolge la città di Amburgo, ma la cosa più singolare è la facilità con cui i commissari Daniel Buchholz e Nina Salomon riescono a catturare i colpevoli. Eppure il movente rimane incomprensibile: nessuno di loro sembrava conoscere davvero la vittima. L’ unico elemento in comune è una rabbia feroce cresciuta a dismisura, fino a diventare inarrestabile. Una rabbia che non lascia immuni nemmeno gli investigatori: mentre l’indagine si fa sempre più tesa, Nina stenta a riconoscere il suo partner. Come è possibile che Daniel, di solito così controllato e padrone di sé, stia diventando ogni giorno più aggressivo e irrazionale? Intanto, un dubbio comincia a insinuarsi in lei: e se gli assassini fossero stati manipolati? Ma da chi? E soprattutto: come? Un thriller magistrale, che getta una luce inquietante su tutte quelle cose che rendono la nostra vita così facile da non potervi più rinunciare…


Recensione

Immaginate di sentire un impulso irrefrenabile ad uccidere qualcuno senza riuscire a fermarvi, anzi, siete fermamente convinti che quella persona merita la morte e dopo aver commesso l’omicidio vi sentite anche soddisfatti!
Di solito l’omicida prova questa sensazione perché è nella sua natura, ma quando a commettere gli omicidi ci sono persone che non hanno una natura da assassini, che sono incensurati, il “gioco” si fa duro.  Daniel e Nina cercano di stare al passo, ma sembra che Amburgo si sia svegliata con una sete di sangue visto che molti cittadini si stanno rivelando potenziali killer.
Cosa sta succedendo?
È una nuova droga?
O una pazzia collettiva?
Oppure gli assassini non sono del tutto puliti come vogliono far intendere?
Peggio molto peggio e le origini devono essere ricercate nel passato. Cosa  può generare indifferenza e morte?
Dopo Trajan la polizia di Amburgo è di nuovo messa sotto stress da qualcuno che tira le fila di brutali omicidi, un burattinaio che invia molti fantocci a sconvolgere una calma apparente in cittàNina ha l’impulso ad agire come le dice la sua testa e non come impongono le regole e viene richiamata più volte dal collega e superiore Daniel e dal capo Arendt. Si rischia troppo ad agire da soli! Nina sembra non imparare dagli errori precedenti.
Come se non bastasse nella Squadra Speciale è palpabile un notevole disagio tra colleghi e in questo riesce ad intromettersi un nuovo collaboratore Philipp Hanke che Daniel proprio non sopporta. Sarà gelosia o ha fiutato qualcosa di più?
Arno Strobel e Ursula Poznanski tornano con un thriller che tiene il lettore incollato alle sue pagine,catturandolo e incuriosendolo mano a mano che la storia va avanti. Come nei romanzi precedenti,scrivono come se stessero vivendo la realtà riprendendo problemi concreti dell’era contemporanea generati da internet o da altre cause, dove il male può operare in modo sordido senza troppe difficoltà.
Problemi che si insinuano nell’anima e nella mente e che causano la fine di persone fragili. Almeno fino a quando i riflettori della polizia non sono puntati verso il killer o verso la strada da prendere per riuscire a smascherarloIn modo schietto e concreto i due autori affrontano minacce del nostro tempo contro le quali inviano due salvatori che non sono supereroi, ma sono semplici umani con le loro paure, difetti, difficoltà e preoccupazioni nella vita e nel lavoro.
Daniel e Nina hanno problemi con il burattinaio perché sono sempre un passo dietro di lui, problemi con alcuni colleghi che sembrano in guerra con loro e problemi nella sfera personale. Riusciranno a catturare lo spietato burattinaio che muove i fili delle morti violente che stanno tingendo di rosso Amburgo?
Lo saprete solo leggendo il nuovo thriller di Strobel e Poznanski.
Buona lettura!

A cura di
Marianna Di Felice





Arno Strobel e Ursula Poznanski (Scheda Autore)


Arno Strobel è nato a Saarlouis nel 1962 e ha lavorato a lungo per una grossa banca prima di dedicarsi interamente alla scrittura. È diventato un autore bestseller con una fortunata serie di thriller psicologici.
Ursula Poznanski è nata a Vienna nel 1968 e prima di diventare una scrittrice bestseller ha lavorato come giornalista per riviste scientifiche. È autrice di numerosi romanzi per ragazzi e thriller di grande successo.




Recensione scritta per www.thrillernord.it

giovedì 23 maggio 2019

Della stessa sostanza del buio: recensione

Recensito per www.thrillernord.it








AutoreLuca Occhi

Editore: Bacchilega
Genere: Giallo
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2019


Sinossi. La disperazione può portare a stringere patti con il diavolo. Lo sa bene Lorenzo Simoni che per venire a capo della scomparsa della figlia adolescente decide di rivolgersi a Mathias Mestiz, l’unico che ritiene capace di ritrovarla. Condannato per un infamante delitto, e ora in libertà vigilata, Mestiz si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, ma a impedirgli di definirsi innocente è l’ossessione per le foto di ragazzine, la stessa che in passato lo ha spinto a frequentare un mondo oscuro. Proprio quel mondo in cui sarà costretto a tornare per ottenere la ricompensa promessa da Simoni: una somma di denaro sufficiente a permettergli di abbandonare una città in cui tutti sanno di lui. Ma nulla è come appare. Nemmeno le poche persone che frequenta.

Recensione

Nessuno può comprendere la disperazione di un padre e di una madre quando la loro figlia scompare.Nessuno tranne i genitori che si ritrovano coinvolti in una ricerca sfrenata, almeno all’inizio, della loro bambina e poi in una palude dove ristagnano le indagini e si creano false piste. La disperazione sale ai massimi livelli anche perché la casa diventa all’improvviso silenziosa e la tristezza diventa palpabile. L’angoscia segue ogni passo di quei poveri genitori senza lasciarli un momento e i ricordi fanno più male di un coltello dietro la schiena.
Per questo Lorenzo Simoni, il padre di Valentina, la ragazzina scomparsa, decide di chiedere aiuto al nemico. Nessuno penserebbe di chiamare in aiuto una persona accusata di pedofilia e omicidio, ma Mathias ha davvero commesso il delitto di cui tutti lo accusano? È stato in carcere quindi è colpevole a prescindere! Nessuno può capire cosa si prova quando le accuse rivolte sono false. Hanno uno stato d’animo in comune Simoni e Mathias anche se quest’ultimo conosce bene il mondo perverso di chi guarda le foto delle ragazzine. Per questo risulta essere un buon investigatore su questo caso.
Mathias ogni giorno deve lottare con persone che lo hanno etichettato e non distolgono il loro disgusto dalla sua persona e da casa sua. Lui ormai soffre dentro, come hanno sofferto i suoi genitori che lo hanno visto andare in carcere, forse anche di più visto il marchio indelebile che la reclusione gli ha lasciato. La forza per andare avanti è data dalla ricompensa che Simoni gli darà, così Mathias cambierà vita.
Ma lui un brutto vizietto ce l’ha e conosce un mondo nascosto dai riflettori della vita quotidiana perché è un mondo viscido e malato quello che lui frequenta anche se solo per delle foto, è un mondo dove si nascondono personaggi pericolosi che hanno molti volti, un mondo che si fa avvolgere dal buio. Il mondo perverso coinvolge persone che all’apparenza sembrano per bene, ma in effetti il male non si presenta mai con il suo vero volto altrimenti si riconoscerebbe e si allontanerebbe, invece ci si fida di certi volti perché sono legati all’ultima speranza di cambiare. Al contrario per Mathias sarà una sconvolgende rivelazione.
Un romanzo pieno di significato e denso di stati d’animo contrastanti, un libro che svela una parte malvagia dell’essere umano, quella legata alla depravazione, che ha sfogo in ambienti dove si incontrano soggetti che con semplici stratagemmi, anche alla luce del sole, si insinuano nelle menti degli adolescenti e li convincono a seguirli come fossero pifferai magici. Non sono nascosti solo dietro il dark web, ma girano anche per le strade sfoggiando facce pulite, tranne quella di Mathias che è ormai segnata da una profonda sofferenza. L’autore è decisamente bravo nel coinvolgere il lettore con una scrittura semplice e dura, reale.
Il lettore si trova davanti ad un giallo visto che si espone il crimine e i personaggi coinvolti descrivendo le loro caratteristiche, ma il lettore sente anche l’inquietudine di un noir intriso tra le pagine del libro, sente la spossatezza di Mathias, il dolore dei genitori e la malvagità degli altri personaggi, sente l’annientamento psicofisico che deriva dal vizio che si risveglia e chiede a gran voce di essere soddisfatto, sente anche il vuoto e la voglia di essere capita, di essere considerata come persona e non come bambina, di una adolescente.
Come si può riprendere una vita normale dopo esser stati risucchiati da quel mondo viscido? Qualcuno ce l’ha fatta a fuggire e lasciarsi alle spalle il buio…per sapere chi dovete leggere il libro. Buona lettura!
A cura di 
Marianna Di Felice 

Luca Occhi (Scheda Autore)


Luca Occhi, imolese, bancario per necessità e scrittore per inclinazione, è fra i fondatori di Officine Wort, (www.officinewort.it), sodalizio che da undici anni organizza il concorso letterario “Turno di Notte”. Vincitore di diversi premi letterari, ha partecipato con i suoi racconti a una ventina di antologie. Nel 2017 ha pubblicato “Il Cainita”, il primo romanzo, classificatosi al terzo posto nella sezione editi del “Festival Giallo Garda”, e nel 2018 il racconto lungo in e-book “Tartare”. “Della stessa sostanza del buio” è il suo secondo romanzo.


Recensito per www.thrillernord.it


mercoledì 22 maggio 2019

Circe: recensione

Recensito per www.thrillernord.it








Autore: Madeline Miller

Traduzione: Marinella Magrì
Editore: Sonzogno
Genere: Mitologico
Pagine: 411
Anno di pubblicazione: 2019





Sinossi. Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.
Con una nota della grecista Maria Grazia Ciani
“Lassù le costellazioni ruotano e tramontano. La mia natura divina sfolgora in me come gli ultimi raggi di sole prima di tuffarsi nel mare. Un tempo pensavo che gli dei fossero opposti alla morte, ma adesso vedo che sono più morti che altro, poiché sono immutabili, e non possono trattenere nulla nelle mani.”

Recensione

Il libro di Madeline Miller è magico nella sua semplicità e nel descrivere in modo esaustivo, chiaro e accessibile, la storia della dea e maga Circe. Cosa sappiamo di lei?
Che incontrò Ulisse, o Odisseo, e che trasformò i suoi compagni in maiali e poi fu convinta dallo stesso Odisseo a mutarli di nuovo in esseri umani. Questo è ciò che ci fa sapere Omero nella celebre Odissea, ma Circe ha una vita precedente e una che continua dopo che il guerriero e navigatore
Ulisse lascia le coste di Eea. Viene descritta come ammaliatrice, come se fosse una terribile strega che brama vendetta dalla sua isola dove era stata confinata, ma se sapessero che era definita appena passabile da dei e titani forse rivedrebbero l’intera sua storia!
Per fortuna l’autrice che ha sulle spalle studi classici ripercorre la vita di questo misterioso personaggio svelandone un prima e un dopo, incuriosendo il lettore e avvicinandolo ad una maga che spaventava gli ignari naviganti che approdavano sulle coste della sua isola tra le pagine dell’Odissea.Chi non si è rimasto intimorito a sentire storie sugli dei? E quei poveri umani che avevano a che fare con loro ogni giorno e che ogni giorno dovevano ricordarsi di lustrare il loro nome con doni votivi? Esseri al di sopra degli umani che usavano questi ultimi come cavie, a loro piacimento e che potevano colpirli in qualsiasi istante per un loro capriccio. Circe ha sempre vissuto con loro nei palazzi dove il padre Elios, dio del sole, banchettava insieme a Oceano, dio del mare nonno di Circe, alle ninfe come Perseide, madre di Circe, e altri Titani.
Gli Olimpi facevano vita a sé sul monte che riporta il loro nome perché questi e i Titani erano in guerra tra di loro anche se tutti avevano origine dai Titani, e per rimanere in pace suggellavano accordi che non avendo basi solide potevano rompersi in qualsiasi momento. Circe viveva nel palazzo insieme ai suoi fratelli Perse, Pasifae e Eete. Era diversa da loro, era curiosa, non era seducente come sua madre o sua sorella, era fin troppo vera e aveva una voce umana e capelli con striature dorate. Non aveva i capelli color oro dei fratelli, simbolo inconfutabile del sole, ma gli occhi erano dorati e questa era la caratteristica che riprendeva da Elios. Tutti la tenevano in disparte e lei non si faceva notare, Perse e Pasifae erano crudeli con lei e la madre pensava a ricevere complimenti e a fare figli.
Quando nacque Eete si occupò di lui e sembrava fossero legati fino a quando a lui non fu affidato il regno della Colchide. Così rimase di nuovo da sola e visto che Circe non riusciva a ottenere desideri ingannando il padre o gli altri dei adulandoli come dovevano fare i mortali, quando conobbe il primo umano che le spezzò il cuore si fece sentire alzando la voce stridula e confessò cosa aveva combinato, in questo modo iniziò il suo esilio deciso dal padre e da Zeus. Eete le svelò di essere un pharmakis come lei che usava i pharmaka, erbe col potere di creare mutazioni, per fare quello che voleva.
Di questo dei e titani avevano paura. Nel suo esilio affinò queste arti e divenne potente, ma non era libera come i suoi fratelli. Fu additata come malvagia e perversa, ma questo è il giudizio affrettato di chi non scava nel profondo del personaggio. Le sue punizioni verso gli umani che approdavano nell’isola non erano semplici capricci, avevano un perché. Nel corso della sua vita immortale incontrò numerosi personaggi: dei, come Ermes e Atena, umani come Arianna, Giasone e Medea, Ulisse, Telemaco e Penelope e per metà umani come il Minotauro.
La sua esistenza era ricca di avvenimenti e conoscenze, ma vuota per lei che cercava altro. La Miller crea la vita di Circe in un modo che incanta il lettore e crea un legame con il libro che non si vorrebbe mai chiudere. Una storia essenziale, ma ricca di particolari che creano meraviglia, collegata in modo coerente con le situazioni esterne dall’isola, con dialoghi che incantano e fanno sognare, un romanzo epico che ripercorre magiche storie.
La Miller riesce a spiegare ed esaltare la figura di Circe vessata per secoli e a far apparire come diversi personaggi dei quali se ne esaltavano le qualità come Odisseo. Dà visibilità alla figura di Telegono figlio di Circe e rende quest’ultima finalmente libera.
Il lettore che si immerge nelle pagine di questo romanzo non se ne pentirà e sentirà la mancanza di questa storia non appena finirà il libro. Di più non si può dire altrimenti si rischia di scrivere un riassunto e sarebbe un sacrilegio perché il romanzo perderebbe il fascino che racchiude dentro le sue pagine!
Buona lettura.

A cura di
Marianna Di Felice



Madeline Miller (Scheda Autore)


Madeline Miller è nata a Boston, ha un dottorato in lettere classiche alla Brown University e ha insegnato drammaturgia e adattamento teatrale dei testi antichi a Yale. Attualmente vive a Narberth, Pennsylvania, con il marito e due figli. Il suo primo romanzo, La canzone di Achille (Sonzogno 2013), è stato un successo internazionale, ha vinto l’Orange Prize ed è stato tradotto in venticinque lingue. Pubblicato negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel 2018, Circe ha scalato le classifiche dei libri più venduti del New York Times e del Sunday Times ed è stato “libro dell’anno” per le principali riviste letterarie americane.



Recensito per www.thrillernord.it

lunedì 6 maggio 2019

Ninna nanna: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








Autore: Ed McBain

Traduzione: Andreina Negretti
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi. Stile Libero Big
Genere: Poliziesco
Pagine: 408
Anno di pubblicazione: 2019





Sinossi. Sono le due e mezza del primo dell’anno, quando un terribile delitto scuote alle fondamenta l’87° Distretto. Rientrando a casa da una festa, una delle coppie piú abbienti di Isoal trova la figlioletta di pochi mesi morta nella culla: è stata soffocata con un cuscino. Lí accanto giace la baby-sitter, con un coltello conficcato nel petto. Secondo il referto dell’autopsia, il suo corpo presenta tracce di un recente rapporto sessuale. I primi sospetti ricadono sull’ex fidanzato della ragazza, che però sembra scomparso nel nulla. In realtà ha abbandonato l’università e si è rifugiato da un’amante piú vecchia, ma giura di non essere stato lui a uccidere Annie e la piccola. E mentre Carella e Meyer fanno carte false per scovare il colpevole, l’agente Kling si ritrova sotto il fuoco incrociato di una faida tra bande rivali, determinate a sconvolgere la metropoli.


Recensione

Quando si legge per la prima volta un libro di Ed McBain si rimane spiazzati forse perché ci si aspetta il solito thriller artificioso al quale il lettore è abituato. O ci si aspetta un libro con particolari a non finire, situazioni al fulmicotone solo per creare effetti speciali adatti a lasciare a bocca aperta un pubblico che non conosce com’è una vera indagine.
McBain invece è schietto, per questo motivo l’87° sembra essere un distretto che esiste realmente,inoltre la sua scrittura è rapida nel senso che i suoi libri non si perdono in chiacchiere, ma sono brevi e vanno dritti al punto. I libri di McBain non scioccano il lettore nel momento della lettura senza lasciare tracce della stessa, ma fanno entrare in punta di piedi nel cuore i poliziotti dell’87°, tant’è che il lettore, quando finisce il libro, sente davvero la mancanza dei protagonisti e non vede l’ora di leggerli di nuovo. I poliziotti dell’87° sono uomini e donne che ogni giorno affrontano le pericolose strade americane e che rischiano le proprie vite per ripulire le stesse dalla feccia che le invade.
In Ninna nanna due omicidi hanno sconvolto Carella e Meyer che si occupano del caso, perché nessuno può toccare i bambini in quel distretto per nessun motivo! Ma se da una parte si devono risolvere degli omicidi, dall’altra si deve seguire un caso di droga e Kling è sulle tracce di ispanici coinvolti in un grande traffico di stupefacenti. Anche se è appena passato Natale il crimine non si ferma, anzi aumenta! Entra il nuovo anno e ad Isola non cambia nulla.
C’è da porsi una domanda. Fino a dove si può spingere l’uomo davanti all’avidità?
I poliziotti dell’87° ormai non si stupiscono più di tanto perché sono abituati a vedere la reale natura umana, ma fa sempre specie vedere come un essere umano si possa spingere oltre la morale, oltre l’etica per arrivare a realizzare i propri sudici piani eliminando persone come fossero oggetti. Per l’87° distretto non ci sono solo delitti e traffici di droga, ma anche problemi personali. Eileen, ad esempio, ha situazioni sue da risolvere che compromettono il suo lavoro. Prova a scegliere la via più facile, quella della fuga, ma questa non è una soluzione plausibile e duratura.
Dovrà affrontare i suoi problemi e dovrà affrontare tutto quello che verrà dopo. McBain fa sì che i personaggi dei suoi libri possano essere vicini al lettore, come se potesse incontrarli per strada. I suoi libri sono dei polizieschi che nel raccontare gli omicidi, le indagini e i vari problemi degli uomini e delle donne dell’87° generano una naturale suspense.
L’inquietudine che si crea non è costruita con forzate invenzioni rocambolesche, ma è una conseguenza della storia. Per questo dopo aver letto il primo libro, non si può fare a meno di leggere gli altri. In Ninna nanna le indagini porteranno ad insospettabili colpevoli almeno fino a quando non arriverà la fine.
Ma per sapere altro dovrete leggerlo.
Buona lettura!
A cura di Marianna Di Felice



Ed McBain (Scheda Autore)


Ed McBain (1926-2005) è un eteronimo dello scrittore Evan Hunter, nato a New York il 15 ottobre 1926 con il nome di Salvatore Albert Lombino. Ha scritto centinaia di romanzi e racconti e firmato, tra le altre, la sceneggiatura originale de Gli uccelli di Hitchcock. Stile Libero sta riproponendo tutta la serie dell’87° distretto, di cui sono usciti finora: Odio gli sbirri e, Fino alla morte, nel 2017; La voce del crimine e L’uomo dei dubbi (già pubblicato in Italia con il titolo: Tutto regolare, mamma) nel 2018; Canicola (già pubblicato in Italia con il titolo: Troppo caldo per l’87° Distretto) e Ninna Nanna (già pubblicato in Italia con il titolo: Ninna nanna per l’87° Distretto) nel 2019.



Recensione scritta per www.thrillernord.it


Intervista a Cinzia Tani

Intervista realizzata per www.thrillernord.it





Link della recensione del primo libro della trilogia: Figli del segreto

Link della recensione del secondo libro della trilogia: Donne di spade



A tu per tu con l’autore



In televisione si vedono serie tratte da romanzi storici che parlano di famiglie importanti come i Medici e i Borgia, di nobili inglesi come i Tudor o re inglesi più lontani alle prese con i vichinghi e Isabel sulla regina spagnola di Castiglia, ma nessuno ha scavato nella storia al di fuori di nomi famosi. La famiglia Acevedo è esistita davvero, è stato difficile trovare del materiale?
E’ vero, in televisione ci sono state serie su famiglie importanti che hanno avuto grande successo. Quando trasmettevano i Tudors Londra si fermava. Non capisco come nessuno abbia mai fatto una saga o una serie sulla famiglia più importante del nostro passato: gli Asburgo che hanno avuto l’impero più grande del mondo e hanno messo le basi dell’Europa. La famiglia Acevedo è di mia invenzione. Cercavo dei personaggi miei che interagissero con i personaggi storici. Ho pensato all’omicidio di due marchesi e a quattro bambini rimasti orfani. La zia, parente della regina Isabella di Castiglia, quando i bambini hanno l’età giusta ottiene il permesso di mandarli nelle varie corti dell’impero.



Come costruisce il suo romanzo? Si fa aiutare da studiosi o ricerca personalmente tutte le notizie?
Costruisco tutti i miei romanzi storici attraverso sopralluoghi che faccio nei luoghi che descrivo e leggo circa quattrocento libri per documentarmi. Sono libri in inglese, spagnolo, francese e tedesco perché in Italia si trova poco. Non c’è una grande tradizione biografica e così mi avvalgo di quelle straniere, anche molto antiche.


Dalla storia emerge una Spagna sfarzosa che aveva sete di potere e soffriva di fanatismo religioso. Ma la Spagna era solo questo o era molto di più?
La Spagna era meno sfarzosa della corte francese e di quella delle Fiandre ma era comunque sfarzosa. Il fanatismo religioso arrivava a degli estremi inconcepibili. Filippo II ha ordinato massacri nei Paesi Bassi contro i protestanti che ci ricordano tante guerre civili di oggi per motivi religiosi, come tra sciiti e sunniti. Per non parlare dei musulmani….   Ma la Spagna era potentissima perché riceveva i tesori delle Americhe che proprio il paese aveva colonizzato. Era anche un paese abbastanza unito rispetto all’Italia o all’Inghilterra. Tutti sottostavano agli ordini di Carlo V e poi di Filippo II.



Nei primi due libri le figure storiche di spicco sono Giovanna la Pazza, Carlo V e Filippo II, quale preferisce tra loro e cosa pensa di loro?
Amo Giovanna perché ha passato gran parte della sua vita chiusa in una fortezza perché considerata pazza mentre era lucidissima. Poiché allora le ragazze di famiglie importanti venivano usate come pedine per alleanze politiche lei era andata in sposa a soli quindici anni, a Filippo d’Asburgo, detto il Bello. Quindi era bello e lei si innamora come avrebbe fatto qualunque adolescente ma viene tradita e maltrattata fin dal primo giorno e reagisce male. Scene isteriche, alternanza di digiuni e abbuffate. Questo è il pretesto prima per il padre, poi per il marito, infine per il figlio Carlo V di chiuderla a Tordesillas e privarla del potere di regina. Tra Carlo V e il figlio Filippo preferisco mille volte il primo: audace, grande politico, andava in battaglia perfino in barella e abdica quando pensa che sia arrivato il momento giusto. Filippo non partecipa alle battaglie, ha una religiosità morbosa, è cupo e lento nel prendere le decisioni ma riesce comunque a mantenere l’impero più grande del mondo.



Il lettore riesce a viaggiare per le varie corti così da osservarle da vicino e affezionarsi ad una di esse. Lei quale preferisce e perché?
Ho amato molto la corte delle Fiandre perché era vivacissima e governata da donne, prima dalla sorella di Carlo V e poi dalla figlia bastarda Margherita di Parma. Donne che hanno amato la bellezza, i ricevmenti, l’arte e sono state delle vere mecenati.



C’è un personaggio al quale si è affezionata a tal punto da voler essere al suo posto?
Ce ne sono alcuni. Innanzitutto Greta e poi la figlia Agnes. Sono due guerriere tedesche, bellissime, passionali, coraggiosissime. Da tempo sognavo di creare un personaggio femminile che fosse parente del grande comandante lanzichenecco Frundsberg (raccontato anche dal grande regista Olmi nel suo Il mestiere delle armi). Tra i personaggi storici mi sarebbe piaciuto essere Giovanni dalle Bande nere, anche lui affascinante, coraggioso e un abile politico. Ma anche Giovanni d’Austria, anche lui figlio bastardo di Carlo V, un giovane e grande comandante che trionfò nella battaglia di Lepanto.



Io adoro il romanzo storico e sento dire spesso da profani del genere che è violento anche quando lo vedono riprodotto nelle serie televisive e pesante. Lei cosa pensa di queste affermazioni?
E’ vero. In molti casi è violento e molte serie sono noiose. Per questo io cerco di usare un linguaggio semplice, molti dialoghi, scene quasi cinematografiche e molto ritmo. Insegno da tanti anni scrittura e ormai so come rendere un romanzo appassionante dall’inizio alla fine, senza lungaggini, noiose descrizioni e personaggi immobili. Nei miei romanzi c’è sempre il noir ma non è mai violento, non ci sono scene di sesso se non sfiorate, ed evito (come fa qualcuno) di fare “l’erudita” perché ho studiato tanto la materia.



Ultimamente c’è stato un ritorno al romanzo storico sia letterario che televisivo, cosa ne pensa? È solo una tendenza del momento?
Spero che continui. La storia è importantissima e a scuola viene insegnata male, andrebbe svecchiata. Basta con elenchi di date e battaglie e facciamo leggere ai ragazzi romazi storici e biografie sui personaggi. Se potessero leggere una biografia romanzata di Napoleone sarebbero poi molto più interessati a conoscere date e battaglie. Quindi, se fatti in un certo modo, evviva le serie storiche e i romanzi storici!!!!!
Cinzia Tani

A cura di Marianna Di Felice

Cinzia Tani (Scheda Autore)


Cinzia Tani è autrice e conduttrice di programmi televisivi, tra cui FantasticaMente, Italia mia benché, La Rai @ la carte, Visioni private e Il caffè. Insegna Storia sociale del delitto alla facoltà di Sociologia dell’Università La Sapienza di Roma, e nel 2004 è stata nominata Cavaliere su iniziativa del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi. Ha pubblicato per Mondadori: Assassine (1998), Coppie assassine (1999), Nero di Londra (2001), Amori crudeli (2003), L’insonne (2005), Sole e ombra (2007, premio Selezione Campiello), Lo stupore del mondo (2009), Charleston (2010), Io sono un’assassina (2011), Il bacio della dionea (2012), Mia per sempre (2013), Il capolavoro (2017). Per Rizzoli ha pubblicato Donne pericolose. Passioni che hanno cambiato la storia (2016), Darei la vita. Grandi donne di grandi uomini (2017), Figli del segreto (2018) e Donne di spade (Mondadori 2019).



Intervista realizzata per www.thrillernord.it


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