venerdì 31 maggio 2019

Abbiamo sempre vissuto nel castello: recensione





Autore: Shirley Jackson
Editore: Adelphi
Traduzione: Monica Pareschi
Genere: Thriller
Pagine: 182
Anno di pubblicazione: 2009




SINOSSI
"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre "L'incendiaria" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia.


RECENSIONE


Il lettore inizia a leggere il romanzo e gli sembra di vivere in un’età medievale forse per come viene nominata la casa che sembra un castello o in un’epoca vittoriana per la grandezza dell’edificio e per come viene descritto. Anche per l’alone di mistero che solo certe costruzioni, in determinati anni, possono dare. La lettura continua a scorrere e in men che non si dica non si pensa più all’epoca perché si viene risucchiati dalla vita in casa Blackwood.  Mary Katherine descrive la vita dei membri superstiti della famiglia dopo una cena fatale. Sono morti gli altri membri della famiglia mentre erano a tavola, proprio un’ultima cena. Gli interni son descritti in modo impeccabile dando ancor di più l’impressione di magnificenza, di ricchezza dei Blackwood che procurava invidie in paese. Tutti, o quasi, volevano vedere distrutto quell’edificio e in malora i superstiti della sttrage.  In poche pagine la Jackson riesce a creare nella mente del lettore un film attraverso il quale riesce a vedere ciò che Merricat descrive. Chiamata così in paese e scherzosamente dalla sorella Constance, lei subisce la cattiveria dei paseani ogni volta che va a fare la spesa. Esce dall’area protetta che è la casa e il suo gigantesco giardino con altri ettari intorno ed entra nella zona rossa dalla quale deve scappare senza darlo a vedere subito dopo aver acquistato le provviste  per la settimana. I paesani son talmente infidi e le cantano dietro filastrocche che si sono inventati sulla sorella Constance! Lei è stata accusata di strage, ma è stata scagionata, ora vive reclusa nella casa, non guarda nemmeno verso il cancello e si occupa della cucina. Il lettore può pensare…ma come fa ad occuparsi della cucina se ha ucciso tutti con la sua cucina? E come può stare così in pace? Evidentemente nell’ombra si nasconde un macabro segreto che quando viene svelato tra le pagine del libro, il lettore rimane basito per la compostezza della reazione di chi sa e per il contegno di chi ha agito. Si provano varie sensazioni leggendo questo libro. All’inizio curiosità che poi diventa sempre più grande, poi disgusto nei confronti di chi spettegola e parla male della famiglia rimasta. Continuando la lettura si prova stupore, ma non rabbia, solo un senso di vuoto e nemmeno compassione. Il lettore è rapito dalle rivelazioni e rimane sconcertato, ma senza mostrare un sentimento negativo. È come perso davanti alla tranquillità delle sorelle. Può pensare che Merricat non sia tanto ragionevole, ma rimane col dubbio. Alla fine dopo l’arrivo del cugino avido il lettore prova rabbia nei suoi confronti perché capisce quello che vuole fare e poco dopo il disastro (che non espongo altrimenti rovino la storia) si prova avversione per quello che fanno certi paesani e compassione per le sorelle. Questa storia provoca nel lettore un turbine di sentimenti mischiati l’uno all’altro che alla fine lo fa rimanere dispiaciuto per quello che è successo alla famiglia Blackwood! Schirley Jackson con una scrittura chiara e precisa porta il lettore dentro la storia e lo rende spettatore di prima fila facendogli immaginare in poche pagine i volti dei personaggi, il mobilio, il cibo, l’esterno della casa, il giardino, il sentiero, il nascondiglio di Merricat come fosse visualizzato anziché letto. Descrive il male in modo sopraffino come se fosse la normalità! Della stessa autrice ho anche L’incubo di Hill House, ma devo ancora leggerlo e non vedrò la serie televisiva visto che ultimamente mi deludono troppo! Vorrei anche acquistare La ragazza scomparsa e La lotteria e poi recensirli chiaramente. Buona lettura!




L'autrice

Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense, nota soprattutto per L'incubo di Hill House del 1959 e La lotteria. Ha esordito scrivendo per il prestigioso «The New Yorker» nel 1948. Nella sua carriera ha scritto anche opere per bambini, come Nine Magic Wishes, e persino un adattamento teatrale di Hansel e Gretel, The Bad Children. Muore per infarto nel 1965, forse a causa della terapia a base di psicoformaci che stava seguendo.


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