Autore: Shirley
Jackson
Editore: Adelphi
Traduzione: Monica Pareschi
Genere: Thriller
Pagine: 182
Anno di pubblicazione: 2009
SINOSSI
"A Shirley Jackson, che non ha mai avuto
bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre
"L'incendiaria" di Stephen King. È infatti con toni sommessi e
deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della
grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la
bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano
nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il
giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood
sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da
pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino
Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una
storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di
una commedia.
RECENSIONE
Il lettore inizia a leggere il romanzo e gli sembra
di vivere in un’età medievale forse per come viene nominata la casa che
sembra un castello o in un’epoca vittoriana
per la grandezza dell’edificio e per come viene descritto. Anche per l’alone di
mistero che solo certe costruzioni, in determinati anni, possono
dare. La lettura continua a scorrere e in men che non si dica non si pensa più
all’epoca perché si viene risucchiati dalla vita in casa Blackwood. Mary Katherine descrive la vita dei membri
superstiti della famiglia dopo una cena fatale. Sono
morti gli altri membri della famiglia mentre erano a tavola, proprio un’ultima
cena. Gli interni son descritti in modo impeccabile dando ancor di più
l’impressione di magnificenza, di ricchezza dei Blackwood
che procurava invidie in paese. Tutti, o quasi, volevano vedere distrutto quell’edificio
e in malora i superstiti della sttrage. In poche pagine la Jackson riesce a creare
nella mente del lettore un film attraverso il quale riesce a vedere ciò che
Merricat descrive. Chiamata così in paese e scherzosamente dalla sorella
Constance, lei subisce la cattiveria dei paseani ogni volta che va a
fare la spesa. Esce dall’area protetta che è la
casa e il suo gigantesco giardino con altri ettari intorno ed entra nella zona
rossa dalla quale deve scappare senza darlo a vedere subito dopo aver
acquistato le provviste per la
settimana. I paesani son talmente infidi e le
cantano dietro filastrocche che si sono inventati sulla sorella Constance! Lei
è stata accusata di strage, ma è stata scagionata, ora vive reclusa nella casa,
non guarda nemmeno verso il cancello e si occupa della cucina. Il lettore può
pensare…ma come fa ad occuparsi della cucina se ha ucciso tutti con la sua
cucina? E come può stare così in pace? Evidentemente nell’ombra si nasconde un
macabro segreto che quando viene svelato tra le pagine del libro, il lettore
rimane basito per la compostezza della reazione di chi sa e per il contegno di
chi ha agito. Si provano varie sensazioni leggendo questo libro. All’inizio
curiosità che poi diventa sempre più grande, poi disgusto nei confronti di chi
spettegola e parla male della famiglia rimasta. Continuando la lettura si prova
stupore, ma non rabbia, solo un senso di vuoto e nemmeno compassione. Il
lettore è rapito dalle rivelazioni e rimane sconcertato, ma senza mostrare un
sentimento negativo. È come perso davanti alla tranquillità delle sorelle. Può
pensare che Merricat non sia tanto ragionevole, ma rimane col dubbio. Alla fine
dopo l’arrivo del cugino avido il lettore prova rabbia nei suoi confronti
perché capisce quello che vuole fare e poco dopo il disastro (che non espongo
altrimenti rovino la storia) si prova avversione per quello che fanno certi
paesani e compassione per le sorelle. Questa storia provoca nel lettore un
turbine di sentimenti mischiati l’uno all’altro che alla fine lo fa rimanere
dispiaciuto per quello che è successo alla famiglia Blackwood! Schirley Jackson
con una scrittura chiara e precisa porta il lettore dentro la storia e lo rende
spettatore di prima fila facendogli immaginare in poche pagine i volti dei
personaggi, il mobilio, il cibo, l’esterno della casa, il giardino, il
sentiero, il nascondiglio di Merricat come fosse visualizzato anziché letto. Descrive
il male in modo sopraffino come se fosse la normalità! Della stessa autrice ho
anche L’incubo di Hill House, ma devo
ancora leggerlo e non vedrò la serie televisiva visto che ultimamente mi
deludono troppo! Vorrei anche acquistare La
ragazza scomparsa e La lotteria e
poi recensirli chiaramente. Buona lettura!
L'autrice
Shirley Jackson è stata una scrittrice e giornalista statunitense, nota
soprattutto per L'incubo di Hill House del 1959 e La lotteria. Ha esordito
scrivendo per il prestigioso «The New Yorker» nel 1948. Nella sua carriera ha
scritto anche opere per bambini, come Nine Magic Wishes, e persino un
adattamento teatrale di Hansel e Gretel, The Bad Children. Muore per infarto
nel 1965, forse a causa della terapia a base di psicoformaci che stava
seguendo.
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