venerdì 18 dicembre 2020

Lo strano caso del Rêverie: recensione

 





Autore: Marcostefano Gallo

Editore: Scatole Parlanti

Genere: Fantasy

Pagine: 200

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

SINOSSI

Il Rêverie, lo zoo più importante di Parigi, versa in gravi condizioni economiche. Il signor Lemer incarica quindi il direttore, il viscido Truffault, di contattare un contrabbandiere di nome Igor Kovoc per far sì che si possa sopperire alla mancanza di fondi vendendo i cuccioli presenti in sovrannumero. Sarà il barbagianni Anselmo a informare gli abitanti dello zoo, che si riuniranno subito per trovare una soluzione. Scopriranno che l’unico modo di salvarsi sarà quello di evocare l’Arca dell’Alleanza. Per far ciò, bisognerà riunire i frammenti di una pietra, e solo il prescelto dalla profezia potrà compiere l’impresa: Benny, un cucciolo di foca. In una serie di peripezie fuori dal comune, dal Sudamerica al Polo Nord, i piccoli ma coraggiosi animali, protagonisti di questa magica avventura, riusciranno a salvare i loro amici dalle grinfie di Truffault e del malvagio Kovoc?

 

 

 

RECENSIONE

Questo fantasy insegna molto al lettore, è un libro che non riuscivo ad abbandonare perché mi ero affezionata agli animali del Rêverie. Animali dentro ad uno zoo sradicati dai loro habitat e messi nelle gabbie per divertire bambini e adulti! Che ci sarà poi di tanto divertente nel guardare leoni, elefanti, iene, foche… in una gabbia? Non serve una mentalità animalista ed estremista per capire che quel divertimento può essere macabro o non salutare né per i bambini né per gli adulti. I bambini dovrebbero capire che gli animali stanno bene nel loro habitat e quindi sarebbe opportuno far seguire loro dei documentari sul tema, non portarli ad uno zoo. Non si può insegnare loro l’onnipotenza dell’uomo che assoggetta tutto e tutti perché l’uomo non è affatto onnipotente, ma un ospite, un ultimo arrivato!
Nello zoo descritto dall’autore gli animali sono nervosi perché Anselmo, il barbagianni saggio e sapiente ha sentito che sono in deficit, quindi il proprietario Lemer e il direttore Truffault (un cognome che ha la radice che descrive la sua natura truffaldina) hanno una soluzione agghiacciante per non chiudere lo zoo. Vendere i cuccioli e gli adulti in surplus ad un trafficante russo! Non hanno ritegno, non hanno empatia, non provano pena nei confronti degli animali che grazie ad Anselmo vengono a sapere della situazione!
Grazie ai ratti con i quali commerciano, possono pa
rtecipare alla riunione indetta dall’elefante più anziano, Namir, che riusciva a tenere tutti a bada. In quella riunione, una delle tante che facevano all’insaputa dei guardiani, animali che per natura non si sopportavano erano lì per decidere sulle loro sorti e sulla sorte dei loro piccoli, anche dei piccoli di razze diverse perché c’era collaborazione. Caratteristica quest’ultima che manca a molti umani, e si vede in più di un’occasione soprattutto nel periodo che stiamo attraversando proprio in questo 2020. Gli animali si univano per far fronte ad un grande pericolo che poteva toccare ognuno di loro. Il colto e furbo barbagianni si intromette nella riunione per dire che c’è una via di salvezza, ma sarà una via difficile. Servirà il prescelto, la forza e la resistenza degli altri che attenderanno nello zoo il ritorno degli eroi dalla missione. Il prescelto era Benny, figlio di Gaia e King le foche che sognavano l’artico, che sarebbe andato in missione con Anselmo, Adele il cane preso dalla strada da un guardiano dello zoo che poteva muoversi liberamente in città e che sapeva farlo, Mario la talpa scienziato e Cesare il cucciolo di tartaruga grande amico di Benny che si intrufolò tra loro. Benny doveva andare a parlare con il Dodò, un animale creduto estinto da molte specie, un animale magico che doveva dar loro la soluzione per salvarli. Varie peripezie attendevano gli amici. Un oggetto da ricomporre poteva portarli all’Arca che li avrebbe portati nei loro habitat. Riusciranno i cinque eroi nell’impresa? Un romanzo emozionante, un fantasy che denuncia l’oppressione del diverso, una storia che fa pensare al rispetto per il mondo animale e per l’ambiente in generale. Uniti per vincere contro l’indifferenza, la malvagità, l’essere venale degli umani. Lo strano caso del Rêverie è una favola per piccoli, ma anche per grandi che hanno dimenticato la bontà, l’umiltà, la comprensione e sono diventati aridi al punto di non mostrare pietà davanti alla sofferenza. Questo romanzo porta il lettore a fermarsi e riflettere su quello che sta succedendo intorno a lui. Una storia pregna di scene emozionanti che il lettore elabora nella sua mente grazie alla ingegnosa scrittura dell’autore che fa sognare e comprendere. Un’Arca come le due celebri, una della salvezza e l’altra dell’alleanza e in questa storia coesistono entrambe le situazioni. Faccio i complimenti all’autore che ha saputo guidare il lettore con la sua magica scrittura che lo tiene incollato alle pagine fino alla fine. Sembra di vedere un mago che racconta in chiave fantastica, per far comprendere meglio, ciò che gli umani dovrebbero fare, che magari in tempi passati facevano e che ora hanno dimenticato di fare. Un libro da leggere anche in famiglia nel periodo di Natale dove magari lo spirito di bontà, almeno per alcuni, è più elevato. Complimenti all’autore perché la storia è decisamente coinvolgente! Non rimane che augurarvi una buona lettura!

 

 

 

L’autore

Marcostefano Gallo vive in Calabria e si è laureato in Storia dell’Arte. Scrittore, cantante e autore della band Noir Col, ha esordito nella narrativa nel 2007 con L’arte di uccidere, a cui hanno fatto seguito Le parole del vento, L’infinito per me (2008) e La vendetta ha il mio stesso nome (2009). Con Ferrari Editore ha pubblicato il fortunato romanzo Circo Dovrosky (2016) e La fragilità dei palindromi (2018), che annovera il patrocinio onorario della Società Dante Alighieri di Cracovia.


giovedì 17 dicembre 2020

La luna che sorride: recensione

 








Autore: Rita D’Andrea

Editore: Armando Editore

Genere: Giallo

Pagine: 160

Anno di pubblicazione: 2021




 

Per questo libro c’è una sinossi particolare. Il booktrailer che l’autrice è solita fare per presentare i suoi libri! Questo è il link del booktrailer https://www.youtube.com/watch?fbclid=IwAR3_iMW5VTB9S1i17VjdxecdYOHpjKnw_Z1muNO0RC9kKQfDIaMmJCHjFdI&v=dTnfHOUEcek&feature=youtu.be  se volete capire di cosa tratta il libro.
Buona visione! 




RECENSIONE

Un giallo decisamente intenso che cattura la curiosità del lettore fornendogli dettagli che mettono in moto la sua natura da investigatore. Si perché un lettore di gialli, di thriller, di noir e di polizieschi ha una natura investigatrice che scatta quando l’autore stuzzica il suo fiuto da segugio e per farlo dev’essere bravo. Rita D’Andrea lo è, e ne ho le prove! Mentre leggevo il suo ultimo romanzo ad un certo punto iniziavo a tracciare sul quaderno, dove di solito prendo appunti per le recensioni, un quadro per avere una visione completa dei possibili colpevoli.  Mi sentivo come una poliziotta da serie televisiva, una di quelle che traccia l’identità dei sospettati su una lavagna. E qui si vede che il romanzo sta catturando il lettore, altrimenti lo stesso rimarrebbe impassibile. La scrittura è scorrevole e semplice in questo modo la lettura non diventa pesante ma rimane leggera e interessante perché grazie alla linearità il lettore viene conquistato dalla storia e ne esce solo quando vede la parola fine. Perché dopo aver conosciuto il personaggio che dà spunto al titolo, attraverso una frase pronunciata in spiaggia, al lettore viene la curiosità di conoscere la ragazza descritta che non ha avuto mai regali dalla vita solo sofferenze, che stava andando avanti come meglio poteva e come solo lei sapeva fare visto che aveva imparato a vivere sfruttando un uomo che a sua volta la sfruttava. Non poteva sapere che sarebbe comparsa un’infatuazione  per un giovane ragazzo disastrato, Marco, che aveva dei dolori in comune con lei anche se lui una famiglia con basi solide la aveva, ma a livello emotivo e di calore umano era alla deriva. Proprio quest’ultimo problema aveva comportato un disequilibrio nella famiglia di Marco, una differenza di affetto tra figli, moglie e marito, uno sconvolgimento che partiva dalla madre, Linda, una donna frustrata e stufa della consuetudine, una donna che voleva provare ancora emozioni e che andò ad incappare con un uomo della peggior specie, un viscido che però, a sorpresa, la respinge. Da questo punto in poi la storia si intensifica e il lettore scopre nuovi personaggi che sono legati ai protagonisti della storia che si intrecciano con le loro storie creando anche una forte suspense che si riversa nella voglia di arrivare alla fine per capire chi ha ucciso Luna la ragazza che aveva provato anche l’esperienza della strada. La storia racchiusa nel nuovo romanzo di Rita D’Andrea è un concentrato di emozioni diverse che derivano da alcuni personaggi e che colpiscono il lettore al punto anche da emozionarlo. Le sensazioni naturalmente variano da lettore a lettore, ma nella mia vita da recensore mi sono commossa leggendo pochi libri perché non sono molti gli autori che riescono a toccarti il cuore, per questo quando incontri quelli che ci riescono non li dimentichi e soprattutto continui a seguirli. Per questo motivo posso dire che Rita D’Andrea è riuscita a coinvolgermi in modo profondo, soprattutto durante la lettura di certe parti del libro. La storia è pregna di situazioni che si possono incontrare anche nella realtà che caricano la lettura di pathos che si riversa sul lettore. Vite difficili, ricerca di emozioni e di passioni, teste basse che sopportano le situazioni più esecrabili per quieto vivere che rialzano la testa all’improvviso, viscidi che non sanno vivere al di fuori del loro acquitrino, innocenze tormentate e violate, abitudini che fanno morire amori, c’è tutto ne La luna che sorride, c’è anche la violenza e le conseguenze che ne derivano. Grazie all’autrice per avermi inviato il libro in anticipo, è stata davvero una bellissima lettura decisamente emozionante!
 A tutti voi che leggete e che, spero, leggerete il libro di Rita D’Andrea, auguro buona lettura!

 

 


L’autore


Rita D’Andrea è nata a Roma, dove vive; è laureata in matematica e ha lavorato per molti anni in una grande azienda di informatica. Ha esordito in campo letterario nel 2003. Ha all’attivo otto romanzi: Rapsodia d’amore, Danzare ancora…, E…alla fine il mare, Storie, Una donna allo specchio e per la Sovera Edizioni Il papavero blu (2015) e L’Omicidio della spiaggia rosa (2016). Di molte di queste opere ha realizzato innovativi booktrailer. È vincitrice di premi internazionali con i racconti Una storia vera (2003), Storia di Arianna (2005)e finalista al Premio Internazionale Cultura del mare con E…alla fine il mare (2008). Ha vinto con il booktrailer Una donna allo specchio il Primo Concorso Nazionale dei booktrailer ed è arrivata finalista con L’omicidio della spiaggia rosa al Premio Nazionale di Poesia, Narrativa, Fotografia e Cortometraggi Albero Andronico (2017). Nel 2018 ha scritto Il mistero della farfalla dorata (qui potrete trovare la mia recensione https://marisullealidellafantasia.blogspot.com/2019/01/il-mistero-della-farfalla-dorata.html )


sabato 24 ottobre 2020

La prima melodia. Overture de le cronache armoniche: recensione

 





Autore: Stefano Impellitteri

Editore: Self Publishing

Genere: Fantasy

Pagine: 484

Anno di pubblicazione: 2020


 

SINOSSI


In un mondo dove la magia della musica non è solo una metafora, ma vita reale, anche le spade vengono forgiate per creare melodie di salvezza o distruzione. Non tutti però sono in grado di usare le melodie ed i suoi effetti; cosa hanno di diverso questi "guerrieri armonici"? Un padre di famiglia desidera dare una svolta alle loro vite; vorrebbe costruire un mulino ma lotta contro una politica che non dà spazio ai ceti sociali inferiori. Un regno guidato da un Re-Dio immortale è impegnato in una guerra che racchiude al suo interno qualcosa che non va, qualcosa di sbagliato. Una misteriosa spada nasconde un segreto e risveglia con la sua musica capacità magiche ad alcuni che la toccano. Tutte queste trame si intrecceranno in un mondo fatto di schiavi e padroni, dove i suoi attori lotteranno anche con l'eventualità di perdere ogni cosa; perché le proprie battaglie si affrontano con il fine di vincerle, ma con lo scopo di combatterle.

 

RECENSIONE


A malincuore ho lasciato che i miei occhi arrivassero affamati alla fine della storia, per sapere come finiva, anche se La prima melodia, overture delle cronache armoniche è il primo libro di una duologia. È sempre la stessa storia, con i libri validi, da una parte non vedo l’ora di arrivare alla fine per sapere, am dall’altra non vorrei arrivarci mai per non separarmi da quella lettura. La prima melodia è un fantasy originale dove la magia si manifesta in musica, suonando particolari spade. Non tutti possono farlo perché la spada con la quale si fa l’esame, Prima Melodia, deve comunicare con chi la usa. Una volta questo privilegio era riservato agli altagente, ma visto che questi perivano in molti nelle battaglie contro le scaglie ad un certo punto i sovralti avevano aperto la possibilità di provare a diventare dei soldati anche ai bassoplebe. La necessità fa usare persone che non si rispettano. Alti, bassi… il futuro delle persone, la loro vita si basava sull’altezza. Il protagonista Freyn appartiene ai bassoplebe, suo padre, Elrinam, aveva combattuto in prima linea nella guerra del reame di Heddelf. Elrinam e Freyn un giorno assistono ad un omicidio di un ragazzo che portava i colori del sovralto Alfarinn. Heddelf era governata da quattro casate che si distinguevano tra loro per i colori e per le quattro amministrazioni affidate ad ognuno, che riguardavano il potere legislativo, l’esecutivo, il giudiziario e l’economico. Il capo di tutto il reame era il re-dio Knott apparentemente umano che non diventava mai vecchio. Le note che uscivano dalle spade comandavano gli elementi acqua, fuoco e aria, alcuni soldati potevano comadarne uno mentre altri li comandavano tutti e tre. Naturalmente il re-dio li comandava tutti e aveva il potere di controllare l’intera terra. Per questo personaggio, per il materiale della sua spada e della sua armatura, l’armonio,  ho trovato delle assonanze con il mondo di Brandon Sanderson e forse c’è un influsso dal particolare e meraviglioso fantasy dell’autore americano. Ma tornando a parlare dell’autore italiano, Stefano Impellitteri autore del libro, possiamo dire che la sua scrittura non ha nulla da invidiare a degli autori navigati del fantasy perché è complessa, ma lineare, si fa capire e i suoi personaggi sono semplici e sofisticati al tempo stesso, alcuni entrano in sintonia col lettore al quale sembra di poter avere vicino degli amici particolari. Nella storia notiamo la distinzione tra gente trattata male o con sufficienza perché bassa e gente altezzosa solo per l’altezza, una storia che denuncia la disparità sociale sempre presente nel mondo odierno, quello che si vive, che viene riportato anche in certi libri. Il fantasy, appunto, ha sempre denunciato diseguaglianze tra i popoli, tra villaggi, tra città, ha sempre sottolineato la tristezza di certe condizioni, la voglia di emergere di chi viene maltrattato, la capacità di farlo da parte di chi è considerato un reietto; ha anche sottolineato quanto sono viscidi quelli che sottomettono, esponendo segreti e apparenze che tengono in scacco chi non riesce a ribellarsi. In particolare, ne La prima melodia, c’è un personaggio subdolo che entra subito in antipatia, almeno con me, che vuole tenere nascosta la verità, che non vuole perdere privilegi e che vuole guadagnare sempre di più e diventare più potente. Situazioni che si vedono nella realtà. Il libro di Impellitteri non è da meno rispetto ai fantasy che riempiono gli scaffali delle librerie e soprattutto è un valido fantasy nato da una mano italiana.Un fantasy che denuncia certe situazioni e condizioni, ma che fa sognare il lettore catturandolo con le note magiche. Di solito i grandi del genere sono per lo più stranieri e non si guarda intorno, nel proprio territorio, alla ricerca di uno scritto valido. Secondo me Impellitteri ha molte caratteristiche che hanno certi grandi autori. Tornando al personaggio di spicco posso dire che Freyn si ritroverà a subire le ingiustizie di un sovralto avido al quale non sta a cuore il bene di nessuno se non il proprio, ed arriverà a servire un altro sovralto. Riuscirà a conoscere bene il nemico contro il quale combattono da anni gli altagente e a farsi un’opinione su di lui. E se il vero nemico fosse in mezzo a loro? Se un sovralto e non solo lui lo avesse capito? E se fosse una bugia a tenere tutte le persone attente al grande spettacolo presentato ai loro occhi? Qual era la scaglia da eliminare? Potrete saperlo solo leggendo la bellissima storia creata da Stefano Impellitteri. Buona lettura!

 

P.s. Il secondo libro dovrebbe uscire nel 2021


 

L’autore

Stefano Impellitteri racconta: Sono nato nell’82 ed ho vissuto l’adolescenza in una situazione molto isolata a causa di fattori familiari. Questo mi ha portato a aver principalmente la sola fantasia come compagno di giochi ed a occupare quei lunghi pomeriggi. Probabilmente quella è stata una bella “palestra” che mi ha catapultato poi nel genere fantasy. Con la maggiore età, quando ho potuto prendere in mano la mia vita, mi sono buttato a capofitto nella musica. Sono infatti il batterista degli AURORABRIVIDO, band con cui ho avuto molteplici soddisfazioni fino ad aprire un canale youtube. Abbiamo messo in pausa quel progetto e mi sono trovato con molto tempo a disposizione e con il desiderio di esternare in altro modo le emozioni che non sfogavo più dietro la batteria. Ho cercato e trovato da qualche parte dentro di me una storia che ritenevo doveva essere raccontata. Da divoratore seriale di romanzi fantasy, mi sono messo in gioco e dopo un anno di lavoro ho pubblicato quella storia. Ho così aperto una nuova strada in cui spero di poter crescere e migliorare.




mercoledì 29 luglio 2020

Jäck atto I: La città celata: recensione






Autore: Simon Schiele
Editore: Independently publishing
Genere: Fantasy
Pagine: 360
Data di pubblicazione: 15 marzo 2020




SINOSSI


In un mondo fantastico macchiato da problemi fin troppo reali, due giovani guerrieri combattono per crearsi un futuro. Jack, la spada, incatenato a un sogno di vendetta, Night, l'arco, in cerca di una famiglia. La loro vita cambierà quando arriveranno ad Adzul, la città celata, un'oasi di pace e serenità che tuttavia nasconde un grande segreto. Lì incontreranno il leale Cabil, la bella Judith, il sovrano Reginald, la Meranice e ammireranno la magia del Campo Lunare: sarà il posto adatto a loro? Com'è legato il segreto della città al loro passato?



RECENSIONE


Di solito se si deve leggere un fantasy ci si ritrova tra le mani un libro di un autore straniero, difatti la maggior parte delle storie fantasy è legata ad autori tutt’altro che italiani. Questo perché non si spulcia bene tra le pubblicazioni esistenti, perché non si tengono in considerazione scrittori alle prime armi o che editano autonomamente. Molti sono i casi da non considerare, è vero, ma altri riescono a tirar fuori il valore della propria scrittura come è successo con l’autore di Jäck atto I: La città celata, Simon Schiele. La storia di Jäck e poi Night, che si aggrega al protagonista, crea dipendenza! Cattura l’attenzione del lettore già dall’inizio, subito con la figura dello spadaccino che risulta essere un ragazzo provato dalle disgrazie della vita, un ragazzo che è rimasto solo al mondo in una società che lo schifa dove il suo obiettivo primario è la vendetta. Attira l’attenzione di chi legge perché a tutti nella vita è capitato di pensare alla vendetta dopo aver subito delle ingiustizie, piccole o grandi che siano. Jäck sembra essere il ragazzo che si può incontrare per strada, distratto da ricordi dolorosi, arrabbiato col mondo intero e solitario. Insieme alla sua spada Whitemirror gironzola per Faharen con uno scopo preciso, mettersi sulle tracce dell’uomo in nero. Sicuramente Jäck non è uno spadaccino provetto, ma sa maneggiare la magica spada di suo padre che è sempre vicino a lui (capirete perché leggendo il libro), però non può competere con un mercenario che ha terminato chissà quante vite e visto chissà quante battaglie o guerre. A mandare avanti Jäck è la spocchia, la supponenza che gli si è cucita addosso e che gli regala tanta solitudine, ma a lui sta bene così perché lui ha un compito e non sarà soddisfatto fino a quando non lo porterà a termine! Deve vendicarsi di chi gli ha fatto perdere tutto! Nel frattempo che l’autore presenta il protagonista e la storia inizia a dipanarsi, il lettore viene a sapere che c’è un’Alleanza del Nord guidata da Cortey, il quale ha la smania di conquista e assoggetta chiunque ai propri voleri. Forse Cortey non sa che governando in questo modo si creano nemici anche all’interno delle proprie fila. Fine ultimo di Cortey è liberare un pericolo nascosto che avrebbe portato più ombra che luce ed anche più potere a lui. Mano a mano che si legge e si è rapiti dalla lettura, si scoprono tutti i personaggi primo tra gli altri Orlan Lutovich che sarà la chiave per aprire una particolare Porta. Dal primo incontro con lo scienziato in poi gli avvenimenti capitano in rapida successione anche se l’autore è bravo a spiegare la storia in modo lineare, conciso e mai pesante. Il protagonista dopo varie emozioni che lo lasciano esterrefatto, triste e arrabbiato fa la conoscenza dell’arciere Night un ragazzino con una sacca che sembra magica visto che contiene tutto ciò che serve loro per sopravvivere soprattutto nel Bosco Erten pericoloso e infido e per calarsi in una misteriosa città dove conosceranno Cabil, Reginald e un mostro spaventoso . Il problema è che se si parla troppo si svela anche troppo, quindi non dirò altro sul romanzo che potrebbe rovinare la lettura. Dirò che Night è un ragazzino simpatico, sensibile, l’opposto del protagonista anche se ha lo stesso problema di Jäck perché è solo e vuole sentirsi amato. Parla sempre, forse troppo, e sa anche più cose rispetto a Jäck e ciò fa alterare quest’ultimo anche se in fondo non lo considera male. Nei vari personaggi si possono scoprire varie caratteristiche che li avvicina alla realtà più che alla fantasia. D’altronde i fantasy sono uno spaccato di realtà che vengono riempiti con personaggi inventati ai quali si donano pregi e difetti degli umani che cercano di creare qualcosa di meglio del mondo tangibile nel quale si vive. Il lettore incontrerà l’amore per la scoperta, per l’avventura che cattura la ragione e non fa pensare alle possibili conseguenze negative che può portare; la smania di potere che fa apparire le persone come in realtà non sono; la voglia di essere accettati così come si è perché per anni si son subite violenze di ogni tipo; la voglia di avere qualcuno vicino per sentire il calore dell’affetto. I temi nascosti nella storia sono visibili ad un attento lettore che mentre legge un bellissimo fantasy può trarne dei grandi significati. Il problema è che, come al solito con le belle storie, il libro finisce subito e si deve attendere il secondo capitolo della saga. Come dedica per l’autore cito la frase di Paulo Coelho  “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”…quindi non tenere per troppo tempo il lettore sulle spine e pubblica il secondo per scoprire il destino dei due ragazzi! Nel frattempo…buona lettura!






L’autore
Simon Schiele è un giovane scrittore di Torino. Ha 23 anni studia Sociologia e gestisce la pagina Instagram @officialschiele dove si tiene in contatto con i suoi lettori. Ha pubblicato “Anna” (2018) sotto casa editrice e “L’irriducibile inconciliabilità dell’essere” (2019) su Amazon. Jäck è il suo sogno da quando era bambino, e ora sta cercando di condividerlo con il mondo.





domenica 21 giugno 2020

Intervista a Orione Lambri autore di Agharta






Il nome di Jane Stuart Mill è un omaggio a John Stuart Mill filosofo ed economista britannico che coniò il termine distopia? Sembra rivivere in Jane visto che propugna la libertà in contrapposizione al fallimento della società imperniata sullo sviluppo industriale con una classe politica dominante che schiaccia il singolo individuo.


Si e grazie per la tua arguzia: il mio omaggio si fermava al “Saggio sulla Libertà”. Quella propugnata da Jane è quanto di più individualista, anti totalitario e addirittura anti sociale si possa immaginare: la libertà di abbandonarsi alla misantropia è la chiave della sua ricerca.



Perché scrivere un distopico dopo la pandemia che ha messo sotto stress e impaurito milioni di persone? Per svegliarle, far prendere coscienza alle loro menti e farle uscire dal torpore in cui versano? Nelle tue letture preferite rientrano i distopici?


AGHARTA s'è scritto da solo, ma ci ha messo molti anni, e durante la pandemia ha deciso di uscire finalmente dal guscio perché, come dice Jane, “le coincidenze non esistono” e l'ora era giunta. Non gli attribuisco alcunché di messianico, però, nessuna missione particolare di risveglio o riscatto: è chi legge che può trovare qualche risposta, se si accorda sulla giusta frequenza o sente vibrare la sua Nota. Ma vale un po' per tutti, no? Di certo, ad esempio, “Il cornetto acustico” di Leonora Carrington, “American Gods” di Neil Gaiman, “Vizio di Forma” di Thomas Pynchon, “Il figlio del Dio del Tuono” di Arto Paasilinna”, “Il mondo sommerso” di James Ballard e “Mona Lisa overdrive” di William Gibson, in me hanno risuonato forte.



Hai usato il mito della terra cava di Agharta perché i leggendari abitanti si sono rifugiati in un mondo nuovo lontani dalle guerre che imperversavano nel mondo di sopra? Quindi gli umani potrebbero creare un loro mondo lontani dallo stress del progresso, dalle guerre e dalle crisi con un governo delle origini, matriarcale? Ma chi ci dà la sicurezza che qualsiasi forma di governo non sfoci nel potere assoluto e che gli umani non si facciano guidare dall’alterigia e che si piombi di nuovo nel ciclo continuo? Anche in altri mondi?


Se “tanto in alto quanto in basso”, AGHARTA è la metafora perfetta del sotto a cui corrisponde sempre un sopra. Luce e ombra, vita e morte, realtà, sogno, bianco e nero sono le due inseparabili metà del Tao che è sempre e solo Uno. L'ispirazione è giunta dalla bizzarra storia di questa leggenda narrativa diffusasi a inizio '900, molto situazionista, a cui i nazisti credevano a tal punto da finanziare spedizioni in Tibet per scovarne l'ingresso e raggiungere la capitale Shamballah, “Il Regno della Luce”, che per loro rappresentava l'archetipo dell'origine. Ma se quella dei nazisti era il lato oscuro della Forza, “La Svastica sul Sole” di Philip Dick, esiste un'energia speculare – femminile, bianca, potente – nello spirito dei tempi e nella mia AGHARTA, su cui riporre speranza di futuro e salvezza. Che la distopia sia su di noi è un dato di fatto, che la pandemia ha solo amplificato: clima, guerre e povertà ci ricordano ogni giorno che la civiltà patriarcale ha fallito e sta facendo schiantare il pianeta sulle sue stesse contraddizioni. Poi, certo, il cambiamento non significa il paradiso, anzi: ogni potere che sostituisce un altro prima o poi presenta il conto e il ciclo, come dici tu, riparte. Ma salvare il mondo è un compito per chi, qui e in ogni altro altrove, ha sempre creato la vita. Un mestiere da donne.


mercoledì 17 giugno 2020

Agharta: recensione






Autore: Orione Lambri
Editore: Amazon Media
Genere: Distopico
Pagine: 565 
Anno di pubblicazione: 2020



SINOSSI
"Non sapeva perché stesse ridendo, in realtà. E la ragione le diceva che era obbligata a essere terrorizzata. Ma non riusciva ad avere paura, in nessun modo. In una delle poche pause dalla missione a Creta si era già imbattuta nella terror news del secolo e aveva reagito con supponente indifferenza. Ora trovava la cosa proprio divertente. Come se, in vista della fine del mondo Maya annunciata per il 21 dicembre seguente, un team di buontemponi si fosse dato da fare per organizzare un formidabile stress per chiudere definitivamente le vene della logica, del raziocinio e del buonsenso alla civiltà che aveva fatto da padrone negli ultimi tremila anni. Ora, rifletteva Alice sempre più di buon umore, le possibilità di scelta per la totalità del genere umano si riducevano a due: o avere fede nel messaggio di speranza della sacerdotessa virtuale Cassiopea, oppure suicidarsi."
Anno 2012. L’economia mondiale è in crisi, mentre catastrofi, sommosse e un’ondata di suicidi devastano il pianeta. Tutto sembra voler presagire l’Apocalisse Maya prevista per il 21 dicembre, quando il mondo finirà nello schianto di una cometa. Le religioni androcentriche non sono in grado di offrire una via di salvezza come invece promette di fare il nuovo gioco AGHARTA, una neurosimulazione interattiva di massa che conquista subito migliaia di giocatori. La testimonial e guida del gioco è Cassiopea, una pornostar la cui scomparsa avvenuta anni prima è avvolta nel mistero. Jane Stuart Mill è tra le prime a provare il gioco che riproduce fedelmente scenari del mondo reale e in cui tutto viene governato dall’energia chiamata Vril. Ben presto però Jane si renderà conto che l’esperienza che sta vivendo ad AGHARTA è molto più reale del reale. I sogni premonitori che vive nel gioco la condurranno da Klandestina e insieme dovranno riuscire ad aprire la strada verso nuove realtà, perché in questo mondo ormai il re è nudo. L’unica speranza è la regina.

“Prima di me una donna ha partorito la civiltà, dopo di me quando si completerà il ciclo ne verrà un’altra, io sono tornata dalla morte per insegnarvi a non aver paura della vita…”


RECENSIONE

In Agharta il lettore scende o sale in un mondo onirico che si confonde con la realtà e che parte da un gioco che connette milioni di persone. Scorrendo le pagine del libro il lettore si trova immerso in un genere distopico fantascientifico. A questo punto è d’uopo una distinzione tra utopia e distopia. Nell’utopia è tutto concesso, tutto è bello e il fine è tanto rincorso quanto impenetrabile, nella distopia invece la realtà e il futuro sembrano decisamente sconfortanti. In questa storia il lettore può trovare la realtà, la distopia e la fantascienza. La fantascienza sta nel gioco al quale le persone devono connettersi per creare avatar che li porterà ad Agharta dove saranno risucchiati nel mondo dei sogni. Una matrix onirica, dove l’irreale è un mondo che crea situazioni rarefatte, di solito, ma in Agharta queste situazioni si intrecciano con la realtà. Nel periodo di pandemia il distopico ha un posto in prima fila in autori e lettori che dopo aver visto disastri, crisi, ansie, inquietudini, negatività e averle vissute cercano di ricostruire il loro mondo evitando di cadere di nuovo nella stessa disperazione che stanno vivendo e trovando una via di salvezza, ma sono pur sempre umani e non riusciranno a creare un mondo utopico che possa durare. Si spreca troppo tempo per errori e banalità, il tempo scorre, si consuma e le vite si annodano tra loro, si incrociano perché sono collegate. Tutti fanno parte del gioco e da ciò che si decide dipende la propria vita e quella degli altri che vengono trascinati dalle nostre scelte. Tra i vari personaggi c’è Cassiopea che oltre ad essere una costellazione e una mitologica e vanitosa regina d’Etiopia è anche una ex pornostar che diventa una guida per i giocatori nel sogno, lei è molto di più; c’è Jane che organizza l’evento dell’equinozio per far si che la Nota possa espandersi e travolgere le menti collegaet, arrivare a tutti e trasportarli nel sogno dove le guerriere oniriche riusciranno a salvare tutti; ci sono altri personaggi che rimangono impressi nella mente del lettore soprattutto per i loro comportamenti e per la loro fine, antipatici o simpatici che siano. Tutto questo per arrivare ad uno stato di pace dove gli umani potevano muoversi in libertà senza esser bloccati da dogmi decisi da altri umani. Una presa di coscienza guidata da guerriere oniriche in un mondo sotterraneo attraverso alte frequenze dalle quali si poteva creare vita. Dopo millenni di coscienza ignorante asservita alle illusioni, imprigionata dalle falsità, relegata all’inconsapevolezza, c’è un risveglio che immette le menti al sapere primordiale universale, mistico ed esoterico e coloro che son posti davanti alla rivelazione possono seguirla nella persona della regina o suicidarsi. Chi aveva dominato l’umanità fino a quel tempo ormai aveva i giorni contati perché il 21/12/2012 si sarebbe compiuta la profezia oppure ci sarebbe stata una divulgazione che avrebbe indicato la via. Attraverso uno spauracchio sarebbe stato possibile accedere ad un mondo inaccessibile, sconosciuto o leggendario che era quello di Agharta dal quale si poteva accedere all’incredibile.  Riprendendo il mito della terra cava, dal quale derivano numerose storie, si accede ad una trama che catturerà la mente del lettore trascinandolo in un mondo sotterraneo rifugio da crisi, catastrofi, ingiustizie e guerre dove delle guerriere lo guideranno fino alla salvezza e alla libertà. La lettura non è mai noiosa grazie ai continui cambi temporali e di ambientazione, ai personaggi accattivanti e alla scrittura scorrevole. Quindi…buona lettura!



L’autore
Orione Lambri è bolognese, classe 1973, padre, marito, pubblicitario, fu sindacalista studentesco, localaro, editore radiofonico, biassanot. Da quasi vent'anni si guadagna da vivere scrivendo per la comunicazione, prima come copywriter al soldo delle agenzie pubblicitarie ora come direttore creativo dello studio "Lance Libere", che ha co-fondato nel 2008. Cura il blog "Famiglia Creativa" sul quotidiano online Today, AGHARTA è il suo primo libro.







mercoledì 27 maggio 2020

La nona casa: recensione

Recensione scritta per il sito www.thrillernord.it








Autore: Leigh Bardugo

Editore: Mondadori
Traduzione: Roberta Verde
Genere: Thriller/Paranormal
Pagine: 420
Anno di pubblicazione: 2020






Sinossi. Galaxy “Alex” Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent’anni, è l’unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l’impensabile. Ancora costretta in un letto d’ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov’è l’inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori: monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto “tombe” senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.

Recensione

Su questo libro hanno già mosso critiche che riguardano la pesantezza iniziale vista la scrittura complessa che evidentemente la Bardugo non usa con i precedenti libri fantasy già pubblicati in Italia. Quando ho iniziato a leggere il libro in questione sono arrivata quasi subito a pagina 200 allora mi son detta che queste persone forse non hanno mai letto un libro un po’ più impegnativo.
La Bardugo per la prima volta ha scritto un romanzo prettamente per adulti, lei è famosa per i fantasy che possono essere letti anche da un pubblico adulto, ma a questo punto devo dedurre che i libri di cui sopra non abbiano preamboli o spiegazioni approfondite, ma partano subito con l’azione. Vero è che i suoi fantasy sono indirizzati a giovani adulti, comunque sempre ragazzi, quindi avranno una scrittura più scorrevole e leggera, ma ne La nona casa questo non può accadere perché questo libro è il frutto di una commistione di generi che non sono rivolti ad un pubblico di ragazzi.
Nella storia figurano delle società segrete, conosciute da molte persone, l’autrice le conosce benissimo visto che è stata una studentessa di Yale quindi conosce anche le trame che si ordiscono in quella università. Oltretutto le società segrete che nomina nel romanzo esistono davvero e basta trovare la storia di Yale o delle società segrete nominate per informarsi.
Skull and Bones addirittura era sulla bocca di molti giornalisti anni addietro proprio per i suoi riti sacrileghi e poco chiari che in molti tentavano di fotografare o registrare ma che in pochi riuscivano a fare da lontano senza esser scoperti in pochissimo tempo dalla sorveglianza della società. Storie di riti poco chiari girano intorno alla Skull and Bones e non create da complottisti dell’ultima ora! Nomi illustri hanno fatto parte di questa società segreta che poi hanno occupato cariche importanti nella CIA, nell’FBI, nella Corte Suprema e come Presidenti degli Stati Uniti.
Diciamo che nella storia inventata della Bardugo c’è un fondo di verità. La storia comprende vari generi letterari, sicuramente il thriller perché è adrenalinico, anche all’inizio quando ci sono gli eventi del passato che svelano mano a mano il personaggio principale: Galaxy “Alex” Stern. Questa ragazza non ha una vita facile, al contrario, ha un potere che crea molti problemi alla sua personalità e alle relazioni sociali.
Lei vede i morti. Ricorda la sorte della protagonista di Ghost Whisperer che come Alex aveva avuto vita dura a scuola, ma almeno lei riesce a finirla al contrario di Alex che devia buttandosi nel mondo della droga per alleviare le sue visioni anche perché una delle sue visioni si è rivelata fin troppo materiale fino al punto di farle del male fisicamente e socialmente. Aveva 12 anni e credeva di avere un’amica, la stessa che tradì Alex raccontando a scuola com’era stata ritrovata in un bagno pubblico da lei e dalla professoressa eliminando così la possibilità di allacciare relazioni sociali.
A scuola la chiamavano già Bloody Mary. Il bullismo, tema sempre attuale, e un potere più grande di lei, che aveva senza nessuna guida che le spiegasse come comportarsi con ciò che vedeva, la portarono su una brutta strada. Non è semplice vivere in mezzo a persone che non comprendono ma ridicolizzano gli altri per emergere loro stessi, così Alex si avvicinò a Mosh una goth che la fece entrare nel suo gruppo di ragazzi grandi e che facevano uso di sostanze stupefacenti dove conobbe Len quello che divenne poi il suo ragazzo.
Ma come venne a contatto con le società segrete? Quando era su un letto d’ospedale dopo esser stata prelevata da un appartamento risultando l’unica sopravvissuta a un pluriomicidio. La storia è spiegata in modo nebuloso andando a ritroso nel passato di Alex, passato che la stessa protagonista non vuole ricordare, passato dove ha perso Len e Hellie. In questa storia si alternano il passato di Alex prima di incontrare Darlington, il passato con Darlington e il presente.
Il suo dono faceva gola a chi doveva prendere un elisir chimico per poter vedere i morti, per questo motivo fu inserita a Yale e le fu dato il compito di Dante nella Lethe una società che controllava le altre per motivi di sicurezza, tenendo il controllo sui mortali presi in prestito, a loro insaputa, per vari riti attraverso i quali i membri traevano grandi guadagni e per evitare che le stesse società esagerassero con certi rituali. Come dicevo sopra, il genere thriller è presente in questo romanzo anche per lo sconcerto e l’agitazione che infonde la lettura mano a mano che si va avanti, ma non c’è solo questo genere a fare da sfondo alla trama.
La Bardugo deve fornire una storia della vita passata di Alex e di quello che è successo con i morti prima di arrivare a Yale e come dovrebbe farlo se non nella formula che ha scelto?
Nel passato con Darlington, membro della Lethe che aveva il compito di Dante, mostra e spiega ad Alex quali sono le sue competenze visto che dovrà prendere il suo posto. Deve partecipare ai riti delle società segrete e deve stare attenta per carpire cosa avviene intorno a lei, non deve fidarsi di alcune e deve studiare molto anche se è un po’ con Alex. Mentre si leggono le lezioni di Darlington ad Alex, lui è già scomparso e Alex si colpevolizza per questo!
La nona casa è anche paranormal perché parla di morti al di là del Velo, il confine tra la vita e la morte che dovrebbe segnare un limite per i trapassati, però quest’ultimi possono interagire e a quanto pare possono fare anche del male. I riti aumentano il loro potere! I morti venivano chiamati Grigi dalle società segrete, ma non c’era solo un tipo di morti che vagava per New Haven o per il campus e venivano attratti dall’energia del sangue, dalle lacrime e dai dispiaceri, da tutto ciò che era vita forse perché la anelavano ancora, non riuscivano ad accettare il fatto di essere morti e cercavano di tornare. Solo alcune parole li respingevano o certi mezzi come la terra del cimitero.
La scrittura della Bardugo illustra, un passo alla volta, la storia fin quando non arriva l’azione che accelera la stessa, ma fino ad allora deve incastrare tutti i pezzi del puzzle che poi svelano la vita di Alex prima della chiamata alla Lethe e dopo la chiamata avvicinandola ad altri personaggi che sembrano fare da contorno alla protagonista. Non hanno tratti decisi, ma la scelta della scrittrice vuole rimarcare la personalità di Alex.
Un personaggio introverso che ama il silenzio perché non riesce ad esprimere ciò che ha passato o il dolore sentito “grazie” al suo dono, ma che non è affatto debole. Anche se ha preferito ricorrere alla droga per far sparire o sopportare meglio i morti, è una ragazza forte. E questo si vede dopo il ritrovamento di un corpo, una ragazza che non faceva parte dell’università, forse era meglio lasciarla stare non indagare su di lei, soprattutto non ricorrere alla magia per capire,  ma qualcosa la spingeva a proseguire.  E per questo rischia la vita!
Molti avvisano i probabili lettori di fare attenzione alla crudeltà di certe scene che sono riportate vivide tra le pagine e nella mente di chi legge o alle scene di violenza o di abusi, ma stiamo parlando di un thriller e di solito i thriller non sono fiabe, anzi, alcuni sembra prendano spunto dalla realtà! In questo libro sono presenti anche altri due generi letterari, il mistery perché ci sono molti misteri da risolvere appunto, molte nebbie da diradare e l’horror che crea nel lettore sensazioni di spavento.
Riassumento la storia è indirizzata a un pubblico adulto, un pubblico che magari legge già thriller o paranormal o horror quindi già sa cosa c’è dentro questi libri, un pubblico che è abituato a scorrere dialoghi senza filtri dove il linguaggio e i dettagli descritti sono espliciti, quindi non si devono fare delle raccomandazioni. L’unico problema potrebbe essere la scrittura sofisticata che l’autrice impiega per dare un senso alla storia prima di partire con l’azione, ma ripeto che è necessaria se si vuole avere una trama intensa e solida.
Secondo me la Bardugo riesce sicuramente nel suo intento di scrivere un thriller diverso dagli altri che cattura proprio per la distinzione dai soliti, che porta il lettore all’interno delle cosiddette “tombe”, cioè le sedi delle società segrete chiamate così perché prive di finestre o munite di piccole aperture che non permettono alla luce di entrare all’interno e che fanno si che il buio regni per creare l’atmosfera da rituale. Seguite il percorso che architetta l’autrice senza disperare e rimarrete attratti dalla storia. Buona lettura!


A cura di Marianna Di Felice 



Leigh Bardugo è una scrittrice americana di romanzi fantasy young adult, famosa in tutto il mondo per le sue serie ambientate nel GrishaVerse. Nata a Gerusalemme ma cresciuta a Los Angeles, si è laureata a Yale e ha lavorato in pubblicità e come giornalista. Per Mondadori ha pubblicato, tra gli altri, GrishaVerse. Sei di Corvi (2019), GrishaVerse. Il regno corrotto (2019).


Recensione scritta per il sito www.thrillernord.it

giovedì 23 gennaio 2020

La corona di mezzanotte: recensione




Concludere la lettura del secondo volume, terzo se consideriamo il prequel, della Maas facente parte della saga incentrata sull’eroina Celaena Sardothien è come se mancasse il respiro, come se si perdesse qualcosa di caro, un’amica. Grazie alla Maas e a Brandon Sanderson mi son riavvicinata al genere fantasy, un genere che cattura la mia immaginazione e mi dà imput per creare storie sia mentali che scritte. Un genere dal quale non avrei voluto allontanarmi dopo aver letto le opere di J.R.R. Tolkien, Marion Zimmer Bradley, Terry Pratchett, poi George Raymond Richard Martin, Steven Erikson, Ursula K. Le Guin, Robert Jordan, mischiando il fantasy con la fantascienza in certi casi, ma anche precedentemente a questi autori le saghe epiche medievali, la mitologia scandinava e i miti celtici per approdare al ciclo bretone di re Artù. Ma da questo genere mi sono allontanata quando sono arrivati nuovi autori che affollavano gli scaffali con i loro libri pieni di imprecisioni nei confronti delle tradizioni e leggende o invenzioni assurde e ridicole e che contenevano simboli o nozioni alchemiche mescolate in una storia per bambini scritta in modo elementare dal quale traevano anche successo. In questi casi il fantasy veniva ridicolizzato, ma molti andavano dietro queste storielle che son state traslate anche in film o serie tv ancora più ridicole! Da qui ho deciso di riprendere la lettura di romanzi storici (anche qui si può cadere nel ridicolo) e narrativa in genere. Scrivo anche recensioni per Thrillernord e quindi mi son buttata a capofitto anche sul thriller cosa che facevo appena prima del 2016. Ma ora son tornata in contatto con questo genere sotovalutato e giudicato male secondo me grazie a quegli scrittori che scrivono perché tutti lo fanno come si dice, in questo caso non c’è passione e quindi non c’è coinvolgimento del lettore. Con la Maas invece c’è fin troppo coinvolgimento almeno nei libri che ho letto fino ad ora. Il vero lettore se ne accorge, chi invece pubblicizza i libri solo per far si che le case editrici regalino loro i libri o per ottenere regali da canali e siti continuerà a dire “meraviglioso”, “adoro”, “non vedo l’ora”, “stupendo” senza dire davvero nulla in verità! La Maas mi piace anche perché con una scrittura semplice riesce a tenere il lettore incollato il lettore alle pagine e alle avventure della sua creazione Celaena Sardothien che cresce mano a mano che la storia avanza. Ho letto più di una volta “Leggendo il secondo o il terzo mi sono appassionata perché si vede che la storia si sviluppa sempre di più” è normale credo! L’autrice forse doveva sviluppare la storia tutta nel primo libro? Quale senso avevano poi gli altri? Una storia dovrebbe crescere mano a mano che si leggono tutti i libri di cui è composta una saga. Questa sarebbe normalità, ma in un mondo dove ormai la velocità è diventata predominante potrei aspettarmi l’incredibile! Io mi son gustata lentamente i libri che ho letto fino ad ora soprattutto perché quelli che mi catturano li devo assaporare come se fossero un ottimo vino, anche se è difficile rallentare quando il ritmo è incalzante e con Celaena è quasi sempre vorticoso. Ne La corona di Mezzanotte succedono fin troppe cose che superano Il trono di ghiaccio, l’inizio quando già sembrava che la vita della paladina fosse un caos. Ora lo è ancora di più. In questo secondo volume accadono cose che emozionano il lettore, quello sensibile, e lo fanno arrabbiare si nota anche come la paladina è si un’assassina, ma anche umana. Aborro quelle persone che adorano un personaggio solo perché fa stragi e sparge sangue magari per vendicarsi. Capisco perché un personaggio di un libro lo fa, la vita difficile che ha dopo che i genitori sono morti e magari verrebbe spontaneo anche a me nei panni di certi personaggi agire come gli stessi, ma osannarli significa avere qualche problema come li hanno molti personaggi di saghe o storie se vogliamo analizzarli dal punto di vista psicologico. Celaena conoscerà l’amore (finalmente!), ma anche il dolore profondo. Non mi piace nemmeno il personaggio che dice di fare a meno di tutto e tutti perché quel personaggio e la persona che si vede nei suoi panni ha sicuramente bisogno di aiuto. Celaena in fondo è una ragazza che ha sofferto, si è svegliata in mezzo ai due genitori assassinati, quindi provate a pensare allo shock che il suo cervello ha avuto a quel risveglio! Il lettore deve leggere attentamente e comprendere la storia dei vari personaggi per avere un quadro più evidente. G altri personaggi e il lettore vedranno i cambiamenti di Celaena davanti ad un grande dolore, si riaccenderà la fiamma che cova dentro di lei. E si accenderanno anche delle luci collegate al mondo della magia che verrà risvegliata da due personaggi. Magia che ad Adarlan è proibita e viene punita con la morte e si capirà perché in questo secondo volume. Il re è il male!  Ma per capire fino in fondo si deve continuare a leggere. Sono curiosa di sapere cosa succederà ne La corona di fuoco visto che Celaena è stata allontanata da Adarlan a mo’ di protezione per quello che le potrebbe succedere visto che il re si è già accorto che qualcuno ha fatto qualcosa che non doveva fare. Naturalmente preferisco parlare in modo criptico più che scrivere spoiler per non causare anticipazioni per colpa della curiosità. La Maas si deve leggere e si deve gustare la sua scrittura viscerale ed emozionante. Per questo ora vi dico, buona lettura io mi fiondo tra le pagine del terzo volume!

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