mercoledì 22 febbraio 2017

False apparenze: recensione

Recensione scritta per il sito www.thrillernord.it





Autore: Kjell Ola Dahl
Editore: Marsilio
Traduttore: G. Paterniti
Pagine: 362
Genere: Thriller
Anno di Pubblicazione: 2012


Nel cuore della notte, in un cassone delle immondizie giace il corpo di una giovane donna, avvolto con cura in una pellicola di plastica trasparente. L'ispettore Frank Frølich la riconosce: l'aveva arrestata non molto tempo prima mentre si procurava una dose di cocaina, e più tardi l'aveva rivista a braccetto di uno dei suoi migliori amici di un tempo, quell'amico che ora diventa il sospettato principale. I molti anni trascorsi nella polizia di Oslo cominciano a farsi sentire, le indagini riportano in vita ricordi che lo tormentano, e Frølich è in difficoltà, alle prese con gli anni della sua adolescenza, dove sembra nascondersi la chiave dell'enigma. Nel nuovo caso di Gunnarstranda e Frølich, K.O. Dahl esplora la natura della lealtà più nobile e del tradimento più intollerabile.

Una serie di furti organizzati in case di gente facoltosa. Un sospetto da parte del distretto di polizia di Oslo sezione crimini violenti e a sfondo sessuale che conduce a due persone, due amici fin dall'infanzia. Un poliziotto, Frank Frolich, che sta dietro al caso e che arresta una sospettata. Il caso si complica perché nella borsa dell'arrestata, Veronika Undset, viene trovato uno Zippo con della cocaina dentro. Si pensa al traffico di droga. Nel frattempo scompare una ragazza, Rosalind M'Taya, arrivata da poco in Norvegia per studiare. Le indagini sui furti e la droga hanno la precedenza. Mentre si tallona sempre più da vicino Kadir Zahid che è fortemente sospettato dei furti, avviene il primo omicidio. Frank Frolich è un poliziotto e come tale deve fare il suo lavoro anche se questo potrebbe rovinare i rapporti con una persona che conosce dai tempi della scuola.

La brutalità dell'omicidio riporta alla luce un vecchio delitto che aveva con questo parecchi punti in comune, tra cui la presenza di uno psicologo che era entrato in contatto con le vittime.
I sospetti si concentrano tutti sul caso precedente e sull'uomo.
Ma è davvero la pista giusta? Oppure l'invidia, il senso di protezione e la gelosia conducono l'assassino ad emulare qualcun altro?

Sembrava semplice, ma così non è! Due casi da seguire e due finali separati...anzi tre.
Indagini all'ultimo respiro sulle tracce di deviati mentali, psicopatici assassini e assassini per caso.
Dopo aver letto La strada della follia, credevo che False apparenze potesse mitigare il senso reale della storia, e invece si è unito ai casi che seguo tra le varie serie tv su Top Crime e Giallo producendo un effetto contrario, cioè le due storie portano a pensare che siano casi reali, che possono succedere e non solo sullo schermo. Anche gli altri thriller dovrebbero produrre gli stessi effetti e invece questi ultimi due li sento molto più vicini alla realtà.

Bravo l'autore a mantenere un ritmo costante senza appesantire la lettura e mantenendo alta l'attenzione del lettore.
Buona lettura, e ricordate che la realtà e la finzione spesso corrono sullo stesso filo.



 L'AUTORE - Figlio di un giornalista, ha studiato Psicologia ed Economia all'Università di Oslo; dopo molti viaggi all'estero, ha lavorato in un istituto scolastico norvegese; nel 1989 ha iniziato a scrivere il primo romanzo, pubblicato nel 1993. In Italia è noto per la serie di romanzi polizieschi con protagonisti Gunnarstranda e Frolich .


Recensione scritta per www.thrillernord.it


http://www.thrillernord.it/false_apparenze.html

lunedì 20 febbraio 2017

Intervista a Nicola Ronchi

Intervista fatta per il sito www.thrillernord.it




INTERVISTA A NICOLA RONCHI








1) Per descrivere così bene le sensazioni del protagonista, facendo in modo che il lettore possa immedesimarsi quasi da sentirle al posto suo, in che modo ti sei documentato e quanto tempo hai impiegato per farlo? 
La caratterizzazione dei personaggi è uno dei punti chiave di ogni mio romanzo. All'inizio mi concentravo più sulla storia in sé, la fabula come punto focale. Poi ho capito che raccontando qualunque storia, anche la più banale, possiamo renderla unica creando empatia con i protagonisti, un filo sottile ma solido che unisce il lettore al libro, nel suo insieme. E per fare questo dobbiamo avere ben chiaro ogni fattore, arrivando a "sentirlo" dentro. Quindi ogni individuo che si incontra deve risultare vivo, come se fosse tra noi, come uno di noi. Solo così possiamo rendere vera una storia di fantasia. Oltretutto non si possono scrivere cavolate, il lettore se ne accorgerebbe subito, quindi dobbiamo trovare un riscontro reale per ogni comportamento tenuto dalle persone. Ecco che ci viene in aiuto la rete: senza internet sarei perso. Non sono un medico, né un santone, né uno psichiatra, ma mi informo su internet (spesso anche parlando con amici del settore) per delineare i caratteri in maniera che risultino più veri possibile. Per questo romanzo, La strada della follia, ci ho messo più tempo del solito: due anni. L'ho letto e riletto, aggiungendo sensazioni e togliendo banalità. Ogni volta trovavo qualcosa. Alla fine ho detto basta, altrimenti sarei ancora qui a modificarlo. Ma alla fine credo sia venuto fuori un ottimo lavoro.



2) C'è uno scrittore o più scrittori che hanno ispirato il tuo modo di scrivere? Quale (o quali) e perché? 
Devo essere sincero: credo di non avere avuto ispirazione da nessuno. Leggo molto, ovvio, non solo thriller. E apprezzo tanti autori, famosi e non, ma penso che il mio stile non assomigli a nessuno di loro. Forse, quello in cui mi identifico di più è Wulf Dorn. L'ho scoperto da poco, dietro consiglio di un amico, e devo dire che mi piace un sacco il suo stile semplice, diretto, senza troppe descrizioni: Dorn sa creare suspense e tensione dalla prima all'ultima pagina.



3) Tra i tanti generi letterari perché la tua scelta è ricaduta sul thriller? 
Intanto devo precisare che il mio genere esula dal solito "giallo". Difficilmente seguo il classico cliché con un serial killer, un poliziotto – triste, cupo, situazione sentimentale disastrosa, fuori dagli schemi, mal visto dai colleghi ecc. – che lo insegue, che mette insieme gli indizi e riesce, grazie a un intuito geniale, a catturarlo. No, il mio genere è psicologico, a tratti drammatico, dove un omicidio, se avviene, fa solo da contorno a un disagio caratteriale molto più intricato. Certo è che sono cresciuto, come dico spesso, a "pane e Dario Argento", quindi la scelta del thriller è venuta di conseguenza. Col tempo, ho capito che fa molta più paura la mente del sangue. Per fare un paragone pittorico: più Munch che Caravaggio.



4) Il finale de La strada della follia può ingannare perché sembra finire in un modo, magari l'unico che un lettore immagina e invece ha più finali. Sembra finire e invece continua. Perché hai scelto di dare al protagonista un finale più dolce se così si può dire? 
La scelta del finale aperto mi ha sempre affascinato. Non si deve spiegare tutto. Io punto sull'immaginazione del lettore e le sue deduzioni, soprattutto se è riuscito a entrare dentro la storia vivendola come i protagonisti, insieme ai protagonisti. Sta quindi al lettore crearsi un dopo, assimilando le informazioni ed elaborare le conseguenze. Molti mi scrivono immaginando il proprio finale, chiedendomi un consiglio o un semplice parere. Io ribadisco che se loro lo vedono così, allora va bene. Questo mi piace del mio pubblico, il suo essere ampio e di vedute diversissime fra loro. In sostanza, per la fine preferisco i tre puntini di sospensione all'esclamativo.



5) Ti sei mai affezionato nei tuoi romanzi al cattivo della situazione più che agli altri personaggi? Nel caso fosse così come lo spieghi? 
La risposta è piuttosto scontata: mi affeziono a ogni mio personaggio perché ricalca le personalità della gente che incontro, che conosco da molto tempo oppure da pochissimo. Ognuno di loro vive nei protagonisti, o almeno una parte di loro. D'altronde, si scrive di ciò che si conosce… Certo è che i miei amici non sono terribili come il cattivo di turno, ci mancherebbe. Di solito prendo spunto da qualcuno e ci ricamo sopra, enfatizzando una sua caratteristica fino a renderla, appunto, cattiva. Nel romanzo La strada della follia Lars è terribile, ha le sue manie, le sue perle di saggezza, sa essere comprensivo e spietato. Un mix di caratteri che lo rende unico. Come si può non affezionarsi a lui? E poi ce lo insegna la storia letteraria e cinematografica: ci ricordiamo il nome dei cattivi, mentre quello dei buoni, spesso – non sempre però – svanisce. Esempi? Jason di Venerdì 13, Leatherface di Non aprite quella porta, Freddy Krueger di Nightmare, Keyser Söze dei Soliti sospetti, Norman Bates di Psycho, fino ad arrivare al mitico Hannibal Lecter. Per non parlare di Crudelia De Mon, Bonnie e Clyde, Jack lo squartatore… Insomma: in questi film, a parte Il silenzio degli innocenti, i buoni passano non in secondo, ma in decimo piano. Passando alla seconda parte della domanda, ci si affeziona al cattivo di turno per contrasto, per ribellione verso la solita favola del "…e vissero per sempre felici e contenti". Tuttavia, ognuno è consapevole che si tratta di fiction, di narrativa, nient'altro. Ed è anche per questo che possiamo fare il tifo per gli assassini senza problemi.



6) Cosa hai in serbo per le prossime uscite? 
Un sacco di cose. È già pronto un nuovo romanzo che farò uscire l'anno prossimo. Si tratta di una vicenda realmente accaduta da cui ho preso spunto, una sorta di "possessione". Ma qui cerco di evidenziare lo scontro fra ateismo e religiosità, fra uomo e donna, fra i genitori di un bambino con evidenti problemi psicologici e comportamentali. Sto progettando un altro romanzo e ho già buttato giù un centinaio di pagine: una storia di stalking in un centro diurno per disabili. Intanto vado avanti anche con altri progetti, non solo thriller e non solo romanzi. Vedremo.



7) Che libri hai sul comodino? 
Ne ho circa una trentina. Ma sul comodino non ci stanno e quindi li ho racchiusi tutti nel mio tablet. Più che altro sono autori esordienti: mi piace scoprire qualche scrittore valido, anche se poco conosciuto. Non amo particolarmente quelli che riempiono le vetrine delle librerie, gli scaffali interni dei supermercati o degli Autogrill. Credo di essere un po' snob in questo aspetto.



8) Conosci il genere thriller nordico? Apprezzi qualche autore in modo particolare? 
In questo periodo gli scandinavi stanno dominando la scena: qualcuno è davvero valido, qualcun altro non lo so. In netto contrasto con la risposta precedente – che strani questi scrittori… – mi sono fumato la trilogia di Stieg Larsson, anche se avrei tagliato un bel po' di pagine. Ma apprezzo molto anche i coniugi Lars Kepler, soprattutto L'ipnotista (un originalissimo capolavoro), L'esecutore e L'uomo della sabbia. Poi, come ormai è prassi consolidata di questi tempi, anche loro hanno rispolverato il protagonista di successo e si sono buttati sul genere "serie TV", che non amo. Per me un libro inizia e finisce. Punto. Poi si ricomincia con altri temi, altri protagonisti, altri scenari. Siamo dei creativi, no? E allora creiamo, lavoriamo di fantasia, immaginiamo, senza adagiarci su un modello che ha già vinto in passato. Lo so, il pubblico apprezza questo e senza pubblico lo scrittore è nulla. Però… I miei autori preferiti comunque sono due tedeschi: al già citato Wulf Dorn aggiungo Sebastian Fitzek: anche lui un maestro di thriller psicologici. Poi altri di nazionalità varia: dalla statunitense Gillian Flynn al nostro Carrisi (ma anche lui adesso ha intrapreso la strada "serie TV", peccato…), dal grande Jeffery Deaver fino ai "piccoli" e semi sconosciuti Mirko Tondi e Fabrizio de Sanctis, tanto per fare due nomi. Riguardo ad altri generi, Pennac e Nick Hornby su tutti. Ma leggo di tutto, accetto consigli e cerco di imparare sia da "quelli bravi" che da quelli meno famosi.

Nicola Ronchi
Intervista a cura di Marianna Di Felice


http://www.thrillernord.it/intervista_ronchi.html

Recensione de La strada della follia su thrillernord.it - http://www.thrillernord.it/la_strada_della_follia.html


Intervista fatta per il sito www.thrillernord.it

mercoledì 15 febbraio 2017

Nessun dove: citazione


"Hai un buon cuore" gli disse. "A volte è quanto basta per essere al sicuro ovunque si vada." Poi scosse la testa. "Nella maggior parte dei casi, però, non è così."
Nessun dove, Neil Gaiman


venerdì 10 febbraio 2017

L'estraneo: recensione



Autore: Ursula Poznanski - Arno Strobel

Editore: Giunti
Pagine: 403
Prezzo: 14,00
Anno di Pubblicazione: 2017



Cosa succede se di colpo vi ritrovate con un buco nella memoria? Un vuoto che non vi fa riconoscere l'uomo che vive in casa con voi, il vostro fidanzato? Come vi comportereste? Joanna rimane fin troppo calma davanti alla novità, davanti all'estraneo che si presenta in casa sua.
Erik non capisce e si presenta fin troppo disponibile sopportando una situazione del tutto assurda e dura da digerire. Si pensa ad un esaurimento o a una amnesia sistematizzata, ma mai avrebbero sospettato che qualcuno avesse potuto rovinare la loro serena vita insieme.
Un progetto dietro tutto questo complotto, un gruppo di persone fortemente patriottiche...la squadriglia 444.
Sulle orme della Gladio...per la Germania!
Protagonisti inconsapevoli Joanna e Erik fino a quando iniziano a capire che il capo dell'azienda dove Erik lavora ha le mani sporche in qualche affare losco.
Ma mai avrebbero immaginato cosa c'è davvero sotto.
Un argomento attuale che fa pensare sui possibili complotti contro un popolo per scatenare una caccia all'uomo giustificata.
Scritto a quattro mani in modo perfetto, si legge tutto d'un fiato o in pochissimi giorni perché si deve arrivare subito alla fine per sapere cosa succede ai protagonisti.
Un thriller psicologico che ti cattura fin dalle prime pagine.





Immagina di essere sola in casa, avvolta in un accappatoio, mentre ti asciughi i capelli dopo un bagno caldo. Improvvisamente senti un rumore al piano di sotto, uno strano tintinnio, poi un cassetto che si apre e si richiude. Scendi le scale, ti avvicini alla porta della cucina e d'un tratto ti trovi davanti uno sconosciuto: occhi azzurri, capelli scuri, spalle larghe. Sei paralizzata dalla paura, inizi a gridare. Ma lui non scappa. E, cosa ancora più inquietante, ti chiama per nome, sostiene di essere il tuo fidanzato e non capisce come tu possa non riconoscerlo. Tu però sei certa di non averlo mai visto prima, afferri un fermacarte e glielo scagli contro. Chi è quell'uomo? Perché dice di conoscerti? Stai forse diventando pazza? Immagina di tornare a casa una sera e scoprire che la tua fidanzata non ti riconosce più. Comincia a gridare, è convinta che tu sia un ladro o un maniaco, ti scaglia addosso un fermacarte e corre a rinchiudersi in camera. Non riesci a capire, inizi a guardarti intorno e all'improvviso realizzi un fatto agghiacciante: le tue cose non ci sono più. Le tue giacche, che stamattina erano appese nel guardaroba, sono sparite. Non c'è più niente di tuo in quella casa. Stai forse diventando pazzo? Siete entrambi intrappolati in un incubo. E l'unico modo per uscirne è provare a fidarsi l'uno dell'altra...




Gli autori: 

Ursula Poznanski è nata a Vienna nel 1968 e prima di diventare una scrittrice bestseller ha lavorato come giornalista per riviste scientifiche. E' autrice di numerosi romanzi per ragazzi e thriller di grande successo.


Arno Strobel è nato a Saarlouis nel 1962 e ha lavorato a lungo per una grossa banca prima di dedicarsi interamente alla scrittura. E' diventato un autore di bestseller con una fortunata serie di thriller psicologici. 


venerdì 3 febbraio 2017

La strada della follia: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it






Autore: Nicola Ronchi

Editore: PSEditore

Pagine: 324

Genere: Thriller

Anno Pubblicazione: 2016


Roberto Ventura è un ragazzo come tanti, con un quotidiano ricco di problemi da risolvere e con un passato che crea ombre nella sua mente. Lavora nella casa editrice Solari e sembra un controsenso visto il tipo d'uomo che è. Sempre schivo, introverso, considerato strano dai suoi colleghi con i quali non parla mai.

Le ombre del passato non l'hanno mai abbandonato. La tragedia che vide la morte del fratellino lo perseguita ancora perché Roberto si chiede se ha fatto il possibile per salvarlo dalle acque del lago. Lo specchio della memoria si riflette nella sua mente creando strane apparizioni che perseguitano Roberto e che lo portano in situazioni di assenze mentali.

La separazione con la sua ragazza non migliora la situazione, anzi...Mentre i giorni si susseguono uno dietro l'altro lui appare sempre più emaciato e distante. L'incontro con la sorella dopo anni, rende ancora più vivido il ricordo dell'incidente e i suoi fantasmi prendono vita, lo seguono, parlano con lui, lo consigliano.

Riprende un po' di colore quando incontra un suo amico di vecchia data, ma la minima distensione lascia il posto al sospetto quando incontra anche un altro amico che ricorda come il prepotente del gruppo. Un susseguirsi di incontri e situazioni che accompagneranno il lettore fino alla fine senza stancarlo.

Mentre leggevo la quotidianità quasi ordinaria del protagonista (perché vissuta da molte persone nel mondo) , non avrei mai immaginato che quella normalità si sarebbe trasformata in pura follia. Bravo l'autore a non far capire fino alla fine (o quasi) le figure di Lars e Seb. L'unica pecca, per me, è l'ultimo capitolo perché non mi aspettavo quel finale, ma una chiusura più decisa (la mia è una deviazione mentale a causa della lettura di troppi thriller).

Una tragedia lontana nel tempo. E l'incubo che ricompare trent'anni dopo...Roberto Ventura è un quarantacinquenne introverso che si ritrova di colpo senza una donna, senza un lavoro, senza prospettive. Ad alimentare la crescente depressione ci si mettono anche due figure misteriose, una ragazza e un bambino che compaiono spesso davanti ai suoi occhi. Realtà o immaginazione? Sembra riprendersi dall'angoscia solo quando, durante una passeggiata al parco, incontra un amico d'infanzia e, coincidenza incredibile, anche un secondo. Due tipi molto diversi tra loro, ma che danno a Roberto un'ottimistica spinta emotiva. Sembra l'inizio di una nuova vita, ma si tratta solo di un incubo ancora più terribile.


L'AUTORE - Nicola Ronchi è uno scrittore fiorentino. Ha esordito nel 2014 con “C'era una volta la Strafamiglia” (Pagnini editore), divenuto in breve tempo un vero e proprio cult fra i ragazzi delle scuole elementari di Firenze e dintorni. Nello stesso periodo esce il suo primo thriller psicologico dal titolo “L'amica” (Porto Seguro). Sempre nel 2014 ha pubblicato “Il segreto di Elena” e l'anno successivo “Il giuramento di Ippocrate”, fino all'ultimo “La strada della follia” (2016), sempre con la stessa etichetta. Alcuni suoi racconti compaiono nelle antologie “Vista da noi”, “Pezzo su pezzo”, “Partenze”. Dal 2016 fa parte del Gruppo Scrittori Firenze. 



http://thrillernord.it/la_strada_della_follia.html

Recensione scritta per www.thrillernord.it

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