venerdì 31 agosto 2018

Il prossimo delitto: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it










Autore: Sharon Bolton

Traduzione: Daniela Palmerini
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 432
Anno di pubblicazione: 2018






Sinossi. Nella campagna vicino al confine con la Scozia un uomo aggredisce una donna, uccidendola. Proprio durante quei tragici attimi una mongolfiera sorvola la scena del crimine, così l’assassino spara all’uomo che la guida, uccidendolo e facendo sì che essa precipiti al suolo. Jessie è l’unica sopravvissuta, e l’unica ad averlo visto in faccia. Ma anche l’assassino ha visto lei, e dal momento in cui i loro sguardi si sono incrociati, Jessie è diventata un bersaglio. Perché il killer non si fermerà fino a che non avrà messo a tacere per sempre l’unica testimone dell’efferato omicidio. Sola, spaventata, senza nessuno di cui fidarsi, Jessie dovrà fuggire alla ricerca di un posto sicuro dove nascondersi. Quello che non sa è che potrebbe arrivare direttamente nella tana del lupo…


Recensione

Sarà perché in Inghilterra la nebbia è spesso presente, e per questo motivo i thriller inglesi sono decisamente foschi; come in questo thriller, in cui la bruma non si dirada subito; al contrario,avvolge le possibili supposizioni del lettore che cerca di capire qualcosa dei protagonisti.
Sarà che la nebbia ha un che di affascinante e quindi il lettore segue la trama in mezzo a essa attendendo delle sporadiche e brevi delucidazioni dalle quali può creare uno schema per ricollegare la vita dei personaggi e quello che sta succedendo.
Sarà che questa autrice è decisamente brava a fare da guida al lettore e a coinvolgerlo nella sua storia al punto che il lettore viene spinto dalla curiosità di sapere cosa succederà nella pagina successiva.
I 122 capitoli diventano pochi, anche perché sono brevi,quando il lettore si accorge di essere arrivato in prossimità della fine, guidato dai brividi di certe scene create dalla sua mente e dalle vicende rischiose che si susseguono impregnate di tensione ed eccitazione, come un buon thriller deve fare.
La storia si svolge al confine tra Scozia e Inghilterra. Inizia tutto mentre si sorvola il Parco Nazionale di Northumbria e gli inseguimenti si sviluppano tra brulli paesaggi, tra salite e discese, macinando chilometri tra la campagna inglese e quella scozzese, terre storiche con antiche rovine, e proseguono in mezzo a luoghi di civiltà animati da persone del posto e pellegrini in viaggio, sempre all’ombra di chi è un passo avanti a tutti.
Tra un palazzo Tudor e un imponente cancello con il simbolo della casata York, Jessica cerca un improbabile nascondiglio. I salti temporali che ripercorrono la vita precedente delle sorelle protagoniste, Jessica e Isabel, comprendono un passato di brutti ricordi, un fatto sbagliato causato dal fratello Ned.
Le nubi si addensano e si dissolvono lentamente, ma più non sono chiari i dialoghi, più chi legge ha fame di lettura. La trama non è scontata, perché solo alla fine si capiscono molte cose; è ben strutturata e affronta anche temi delicati sempre attuali.
Chi è l’assassino? Mentre sta compiendo un delitto viene visto da molti testimoni che si trovano decisamente in alto rispetto a lui, ma anche a quell’altezza gli occhi di una donna si incrociano con quelli dallo sguardo folle bramoso di sangue, che non lasceranno andare facilmente la loro preda. Ma c’è qualcun altro che rimane nell’oscurità e che aiuta l’assassino.
Lei riuscirà a sfuggire, così braccata, dai suoi inseguitori?
Buona lettura!



Sharon Bolton


Sharon Bolton. È un’autrice vincitrice di numerosi premi, tra cui il Mary Higgins Clark Award e l’ITW Thriller Award. Vive vicino Londra e i suoi thriller sono amati da oltre un milione di lettori. Ama il jazz, la danza e prima di dedicarsi completamente alla scrittura si occupava di marketing. Il prossimo delitto è il primo romanzo pubblicato con la Newton Compton.

A cura di Marianna Di Felice





Recensione scritta per www.thrillernord.it

L'isola dei delitti: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it









Autore: Andrew Hart

Editore: Newton Compton
Traduzione: Giulio Silvano
Genere: Thriller
Pagine: 336
Data di pubblicazione: 23 Agosto 2018





Sinossi. Jan si sveglia nell’oscurità più assoluta e si ritrova incatenata in una cella soffocante. È sola, spaventata, e tenta disperatamente di ricostruire ciò che è successo… Perché si trova lì? Chi può averla fatta prigioniera? Ricorda solo di aver raggiunto i suoi amici a Creta: l’obiettivo era trascorrere una vacanza all’insegna del relax, del mare e del sole, sulla stessa magica isola in cui si erano conosciuti cinque anni prima. Ma Jan ricorda molto bene il senso di inquietudine che ha provato e che non l’ha abbandonata per tutto il viaggio. Il fatto è che ha mentito su molte cose e nessuno dei suoi amici ha idea di chi lei sia veramente. Nemmeno Marcus, con cui ha avuto una relazione. E lei, invece, che cosa sa esattamente di loro? Adesso che la sua vita è in pericolo, non ha più nessuna certezza. E il terrore comincia a impadronirsi di lei quando si rende conto che il suo carceriere, come il leggendario Minotauro di Creta, verrà presto a prenderla. E tutte le bugie torneranno in superficie.



Recensione 
Vagando nel labirinto, non trovando vie di uscita, la loro vita finiva miseramente lì, oppure erano dilaniati dal Minotauro che era, secondo la deginizione di Euripide, una creatura ibrida, una progenie mostruosa, in cui si fondevano due diverse nature, l’uomo e il toro.
Plutarco


Quando si va in vacanza all’estero è facile incontrare dei connazionali e magari fare amicizia con loro,anche se il primo incontro avviene in un modo curioso. Si può diventare amici o, realmente,poco più che conoscenti visto che si sa poco di ognuno di loro.
Si può anche tornare in vacanza insieme per festeggiare la conoscenza, ma si può anche rischiare di non tornare a casa per non aver prestato maggior attenzione alle persone con le quali si è in vacanza. Hart crea un thriller eccezionale perché fa rimanere con il fiato sospeso e crea un’atmosfera lugubre attorno a una casa sull’isola di Creta in cui accadono strani fenomeni.
Non sono le solite manifestazioni sovrumane, c’è una causa decisamente fisica, umana, che si cela sotto i fatti insoliti che si sviluppano nella casa.
Il potere dei soldi dà alla testa e l’apparenza che si crea attorno a persone che possono permettersi di comprare qualsiasi cosa può deviare la personalità. L’immagine è tutto e non si può rischiare di perderla.
Troppi soldi fanno nascere il disprezzo nei confronti di altre persone meno fortunate e creano capricci che possono solo essere accontentati, alcuni in modi non onesti. Nel piano viene inserita, solo per essere sfruttata, Jan, una bugiarda patologica, invitata sull’isola greca per una riunione tra “amici”.
Lei non può fare a meno di dire bugie, che diventano giganti e che creano il vuoto intorno a lei. La sovrastano, perché derivano da un trauma che non ha ancora superato. Non si tratta di superficialità, ma di menzogne date dal senso di colpa, che trovano una sorta di cura nel buio labirinto mefitico che si trova ad affrontare per riemergere e respirare di nuovo aria pulita. Il labirinto comporta un’analisi interiore che le fa superare i suoi limiti.
Ciò che accade in quella casaha un lato positivo che spinge ad affrontare la realtà e mostra il lato falso di insospettabili persone.
Il romanzo è decisamente adreanalinico e l’autore, con tranquillità, riesce a intrecciare le situazioni tanto da creare altre possibili soluzioni alla conclusione, che non è affatto scontata se si segue la traccia ideata da Hart.
La trama diventa ben delineata alla fine, naturalmente, quando si potranno ricollegare i vari pezzi, quando il filo che unisce la storia verrà svelato e si troverà la via d’uscita dal dedalo del Minotauro. L’attenzione del lettore è al massimo mentre legge avidamente le pagine fino alla conclusione della storia.
Complimenti all’autore per aver ideato degli effetti speciali che possono far pensare al lettore probabili cause, riguardo certe situazioni, che esulano dalla realtà, e per aver usato una scrittura decisamente scorrevole che dà un senso piacevole alla lettura!



Andrew Hart


Andrew Hart è lo pseudonimo con cui si firma il pluripremiato autore bestseller del «New York Times» A.J. Hartley. I suoi sedici romanzi hanno affrontato diversi generi e sono stati tradotti in svariate lingue nel mondo. Ha una cattedra di Studi shakespeariani alla University of North Carolina, a Charlotte.


A cura di Marianna Di Felice




Recensione scritta per www.thrillernord.it

domenica 26 agosto 2018

La forza della natura: recensione





La forza della natura


Autore: Jane Harper
Traduzione: Claudia Valentini
Editore: Bompiani
Pagine: 432
Genere: Thriller
Anno di Pubblicazione: 2018





Sinossi:
Gente di città. Smarriti senza i cellulari (che comunque non funzionano), incartati in attrezzature nuovissime, confusi davanti alle mappe. Sono dei colletti bianchi, colleghi in una società finanziaria, arrivati sulle Giralang Ranges per un trekking che affinando le tecniche di sopravvivenza dovrebbe cementare lo spirito di gruppo. Dopo qualche giorno faccia a faccia con la natura rientrano tutti al campo base. Tutti tranne Alice Russell. Le ricerche partono all'istante: una donna sola e inesperta, seppur dinamica e brillante come Alice, ha poche speranze di sopravvivere nella foresta. Ad affiancare la polizia locale entrano in campo l'agente federale Aaron Falk, reduce dalla dolorosa indagine di "Chi è senza peccato", e la sua collega Carmen Cooper, perché Alice non è un'impiegata come gli altri: è l'informatrice-chiave in un'indagine contro la criminalità organizzata e il riciclaggio di denaro sporco che vede coinvolta la sua società. Dunque con ogni probabilità anche chi era con lei sulle Giralang, distese di bellezza selvaggia e ostile rese ancora più inquietanti dal fatto che sono state territorio d'azione del serial killer Martin Kovac. Tra testimoni oculari inaffidabili, uomini d'affari senza scrupoli e un paesaggio che non dà tregua, Jane Harper costruisce un thriller mozzafiato che cattura fino all'ultima pagina.



Recensione:

Dopo l’avventura a Kiewarra, suo paese natale, dalla quale è uscito scottato nel vero senso della parola Aaron Falk ha un’altra avventura a Melbourne. Le aziende organizzano giorni di escursioni o avventura o sopravvivenza per incrementare la coesione tra colleghi necessaria nel gruppo che affronta goni giorno problemi e soluzioni per mandare avanti l’impresa. Effettivamente dovrebbe essere una buona strategia per unire diverse persone, ma non sempre riesce! Innanzitutto le persone vengono dalla città, precisamente da Melbourne, inoltre son persone abituate alle comodità e infine sono caratteri decisamente diversi con ambizioni diverse e trascorsi differenti. C’è chi crede di essere un leader da sempre, chi non voleva sedere su una poltrona importante, chi non riesce a staccare dal lavoro e non si impegna a casa, chi si sente sempre il numero due, chi non vorrebbe esser l’ombra del superiore ma fa buon viso a cattivo gioco e chi ha dovuto accettare un lavoro di basso livello nell’azienda perché non aveva altro.  I partecipanti son divisi in due gruppi, maschi e femmine. Indovinate quale dei due non è coeso e, per questo, rimane indietro?
Nella natura selvaggia dove ogni sentiero è costeggiato da fitti alberi e dove con scarsità di cibo e acqua il gruppo deve cercare di sopravvivere con ingegno, le persone dovrebbero stringersi a cerchio e meditare la tattica più consona per tornare alle loro vite. Ma la coesione non funziona se esiste la rabbia, la rivalità, il sospetto, l’egoismo soprattutto quando molti di questi sentimenti negativi erano stati soffocati dal tempo. Da una semplice escursione in gara con il gruppo degli uomini, l’avventura cambia aspetto e diventa paura palapabile attraverso lo stato di ansia crescente dei personaggi femminili che provano un grande senso di smarrimento nel mezzo dei bivi tra i sentieri, senza capire quale scegliere per arrivare al campo due e riuscire a prendere almeno i viveri necessari per restare in vita. Sperdute nel fitto degli alberi con la sensazione di occhi che spiano. Tra la pioggia che attutisce tutti i rumori e i fantasmi dei crimini efferati compiuti proprio nel mezzo della natura selvaggia. Aggiungiamo anche che una delle partecipanti era importante per Falk e la sua collega perché impegnata in un’operazione rischiosa e che in mezzo a quel groviglio di piante e alberi l’inquietudine poteva fare brutti scherzi, otteniamo un thriller che ti mantiene incollata alle sue pagine (è vero non è un’esagerazione e lo dico a dei thriller che valgono non a quelli scialbi o alle solite americanate) com’è stato anche per “Chi è senza peccato”, romanzo precedente. La Harper riesce a provocare una curiosità attraverso la quale si macinano pagine per arrivare a capire cosa sta succedendo tra i personaggi e come va a finire la storia. E macinare pagine significa finire il libro in due giorni! Credevo potesse durare un po’ di più ma mi son ricreduta! La Harper non ha una scrittura sterile, anzi, piuttosto piena di particolari (non pochi e non troppi, ma giusti) che riescono a creare immagini vivide nella mente! Detto questo vi auguro una buona lettura e se non avete letto il precedente “Chi è senza peccato” potete trovare la recensione sul sito di Thrillernord http://thrillernord.it/chi-e-senza-peccato/      
Il nuovo romanzo non è conseguenteal primo, ma spiega molte cose sul personaggio di Aaron Falk.



L’autore:
Jane Harper è l’autrice di Chi è senza peccato, romanzo vincitore di vari riconoscimenti tra cui il Victorian Premier’s Literary Award for an Unpublished Manuscript 2015, l’Indie Award Book of the Year 2017, Libro dell’anno 2017 per l’Australian Book Industry e il CWA Gold Dagger Award 2017 come miglior romanzo poliziesco. Vive a Melbourne con il marito e la figlia.


venerdì 17 agosto 2018

Il ponte dei cadaveri: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








Autore: Stuart MacBride

Editore: Newton Compton
Traduzione: Francesca Noto
Genere: Thriller
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2018




Sinossi. L’ispettore capo Roberta Steel ha cercato di incastrare Jack Wallace in modo da chiuderlo in una cella per sempre, ma è stata pizzicata a falsificare le prove. Adesso lei ha perso il suo grado e lui è a piede libero. Dal giorno stesso in cui Wallace è stato rimesso in libertà, le aggressioni alle donne sono ricominciate. La detective Steel non ha dubbi sul fatto che sia lui il responsabile, ma la legge ha stabilito che se dovesse avvicinarglisi ancora le verrebbe tolto del tutto il distintivo. Le alte sfere, oltretutto, non hanno nessuna intenzione di ascoltarla, non dopo il disastro che ha combinato l’ultima volta. Preferiscono riempirla di casi e tenerla lontana dalla sua ossessione: d’altronde non è meglio rendersi utile che tormentare un uomo innocente? Ma Roberta Steel sa che Wallace è colpevole. Ne è sicura. E più aspetta ad agire, maggiore sarà il numero di donne aggredite. La domanda è: che cosa è disposta a sacrificare per fermarlo una volta per tutte?


Recensione

Il tema è attuale, come potrebbe non esserlo viste le aggressioni all’ordine del giorno in ogni anfratto della terra?
Quello che magari ignorano molti cittadini che son sempre lì a puntare il dito contro le forze dell’ordine è che molti detective, ispettori o semplici agenti vorrebbero vedere gli aggressori dietro le sbarre in balia di altri carcerati che farebbero loro la festa negli angoli oscuri delle celle.
Roberta Steel desidera vedere Jack Wallace dietro le sbarre a tal punto che falsifica le prove e rimane scottata dalla sua stessa trovata! Da ispettore capo viene declassata a sergente.
La Steel rimane ossessionata da Wallace e non si dà pace, rischiando la carriera! La sua ostinazione è frutto di una marcata sensibilità contornata da una corazza di acciaio che lascia intravedere solo in rari momenti.
Visto il suo marcato femminismo, il lettore può rimanere intimorito dai suoi modi rudi, dal suo linguaggio e dal comportamento decisamente maschile che adotta nei confronti dei colleghi e di sua moglie Susan.
Ma Roberta è genuina, non porta maschere per apparire in un modo diverso da quello che è, quindi, anche se con un po’ di timore, grazie alle dolorose pacche che assesta ai colleghi, il lettore segue con entusiasmo le sue intuizioni. Il suo istinto la porta a non rispettare determinate regole, ma lei è così: o la si accetta, anche se a fatica, oppure la si allontana.
La trepidazione che si crea durante le indagini e le aggressioni viene spezzata dall’ironia delle battute di Roberta e di Ciuffo, che cerca di starle dietro a stento. Ciuffo è un agente suo collega che prova a risponderle a tono, non riuscendoci, e a mitigare il suo istinto che la porterebbe alla rovina.
La Steel non ha peli sulla lingua, per questo è naturale anche se risulta essere una persona sgradita ai più. Lei non si contiene, soprattutto quando ha ragione, e questo crea disagio e fastidio ai piani alti dove si trovano politici, più che poliziotti!
L’ironia, la durezza dei comportamenti, la tensione per le indagini sono stemperate dalle battute del team della Steel e dall’uso delle onomatopee con le quali MacBride, attraverso dei vocaboli, imita i suoni. In questo modo il lettore immagina i personaggi disegnati come in un fumetto con relativa nuvoletta del pensiero. Ma tutto questo non fa perdere l’inquietudine che accompagna la lettura.
In questo thriller MacBride sposta i riflettori da McRae sulla Steel, che farà di testa sua tra un richiamo e l’altro.




Stuart MacBride (Scheda Autore)


Stuart MacBride. È lo scrittore scozzese numero 1 nel Regno Unito ed è tradotto in tutto il mondo. La Newton Compton ha pubblicato numerosi suoi thriller, tra cui Il collezionista di bambini (Premio Barry come miglior romanzo d’esordio), Il cacciatore di ossa, Scomparso e Il cadavere nel bosco, con protagonista Logan McRae. Il ponte dei cadaveri è il nuovo thriller che approfondisce il personaggio di Roberta Steel, presente in altri romanzi. MacBride ha ricevuto il prestigioso premio CWA Dagger in the Library.
A cura di Marianna Di Felice



Recensione scritta per www.thrillernord.it

martedì 14 agosto 2018

Esequie: recensione


Recensione scritta per www.thrillernord.it







Autore: Jim Knipfel

Editore: Bompiani
Traduzione: Beatrice Gatti
Genere: Thriller
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2018





Sinossi. Leonard Koznowski, sceriffo della Contea di Kausheenah, ha pochi compiti precisi: sedare le risse, multare chi guida in stato di ebbrezza, non multare chi va a caccia fuori stagione e tenere d’occhio Gus, che quando cade la prima neve invece di spargere il sale sulle strade rinsalda l’amicizia di lunga data con il whiskey. A sconvolgere questa pacifica routine è un duplice omicidio: Klaus Unterhumm, impresario delle pompe funebri, e il suo assistente Kirby Mudge vengono trovati morti dal medico legale. Colpo d’arma da fuoco a distanza ravvicinata. Ma l’arma non si trova e gli indizi sono scarsi e confusi. Nel tentativo di indagare Koznowski si renderà conto che i suoi concittadini non sono quello che sembrano: sono molto peggio.


RECENSIONE
Quella che il lettore si ritrova a leggere è una storia che ha la suspense del thriller, una maggiore attenzione nei confronti della vittima, che nasconde non pochi segreti, e del sospettato, come in un noir, e una cornice gotica data dal posto di morte, visto che gli omicidi si verificano all’interno di un’impresa di pompe funebri. I tempi sono lenti e cupi, l’atmosfera si farà più fosca mano a mano che il lettore scoprirà alcuni particolari, come il piano di un’associazione segreta, e ciò che i membri compiono per aumentare i propri profitti; e tutto questo si incastrerà in un puzzle che porterà a svelare il fine diabolico che voleva raggiungere uno degli strani personaggi della contea.
Sarà la neve che cade ricoprendo strade e tetti di una piccola contea dove non succede mai niente di diverso da guide in stato di ebbrezza o piccoli furti, sarà il silenzio che il lettore riesce a percepire mentre viene catapultato in mezzo a quel piccolo paese del Wisconsin durante la lettura, ma le tenebre avvolgono il racconto travolgendo chi legge.
Si può odiare il lassismo delle forze dell’ordine, che non sono preparate a certe eventualità, e la passività di alcuni membri che nemmeno si sforzano di fare qualcosa, ma la lettura va avanti a pieno ritmo, intervallata da uscite ironiche che spezzano, a tratti, la densa suspense.
La storia nasce in una piccola comunità e ha risvolti tetri, per certi versi, soprattutto quando si parla di una setta religiosa che raccoglie tra i suoi membri persone eccentriche e invasate, come il loro reverendo, o quando persone che dovrebbero essere integerrime si trasformano in mostri che nascondono loschi segreti.
I piccoli paesi nascondono sempre strani personaggi e torbide storie. Esequie sembra un libro di un autore nordico e invece l’autore è americano.
Ha le caratteristiche di un noir scandinavo, perché è conciso, reale, oscuro e non aggiunge effetti speciali – in certi casi tutto fumo e niente arrosto – alla sua narrazione, perché non deve stupire il lettore, ma catturarlo, quasi ipnotizzarlo e tirarlo dentro la storia. Fa sentire, attraverso la scrittura, la pesantezza che prova il protagonista nel rincorrere un omicida senza sapere da dove iniziare, perché non ha mai avuto un caso del genere tra le mani, e l’instabilità umorale che prova nel sentire i commenti avversi degli abitanti quando segue delle piste che molti non accettano.
Sembra quasi di poterlo avvertire su di sé, il fardello che porta lo sceriffo. Sembra quasi di osservare lo stupore alla visione degli omicidi, la disperazione nel cercare di organizzare i suoi uomini senza dimenticare le altre effrazioni e il piano di sicurezza per la festa del ringraziamento; sembra di sentire la tenacia nelle indagini passando sopra alle voci malevole di alcuni paesani per aver arrestato persone importanti per la contea.
Ma la verità forse non dev’essere scoperta? Anche il finale è diverso dal solito… Ma questo dovrete scoprirlo voi.
Buona lettura!




Jim Knipfel


Jim Knipfel ha lavorato per molti anni nella redazione del “New York Press” e la sua rubrica Slackjaw viene pubblicata a scadenza settimanale su varie riviste dal 1987. È autore di romanzi, memoir e raccolte di racconti finora inediti in Italia. L’ultima volta che qualcuno ha chiesto di lui si diceva vivesse a Brooklyn.

A cura di Marianna Di Felice




Recensione scritta per www.thrillernord.it

lunedì 13 agosto 2018

Il giallo di Montelepre: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it










Autore: Gavino Zucca

Editore: Newton Compton
Genere: Giallo
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2018

 

 


Sinossi.  Sassari, 1961. È la settimana prima di Natale quando un barbone molto noto in città viene trovato morto in una piazza del centro storico. I sospetti ricadono subito su un altro mendicante, di cui si perdono immediatamente le tracce. Il caso si presenta all’apparenza molto semplice: qualcuno ha visto il presunto omicida che sottraeva qualcosa dalle tasche della vittima. Ma il tenente dei carabinieri, Giorgio Roversi, bolognese DOC trasferito in Sardegna per motivi disciplinari, non ne è del tutto convinto. Seguendo gli indizi disseminati ovunque, e con l’aiuto di Luigi Gualandi, ex ufficiale veterinario dell’Arma, il tenente scoprirà che la verità affonda le proprie radici in storie del passato, antiche e ormai dimenticate… Quando anche un secondo cadavere viene rinvenuto, Roversi ha davvero poco tempo per agire: dovrà risolvere il caso al più presto, prima che l’assassino riesca a farla franca.

Recensione

Quando il tenente Roversi arriva in Sardegna, trasferito per punizione da Bologna, si trova davanti a una realtà antica e polverosa. Sono gli anni ’60, gli anni della DC e dei nostalgici monarchici che si erano organizzati in gruppi: da una parte quelli che volevano allearsi con la destra e dall’altra quelli che volevano allearsi con la DC, i più moderati.
Anni in cui si vedevano in giro barboni, ladruncoli e persone anche più pericolose che facevano parte di un quartiere abitato da reietti, da reduci della seconda guerra mondiale, da famiglie che si son ritrovate con le abitazioni distrutte. Anni in cui convivevano famiglie di agricoltori e allevatori.
Attraverso uno dei personaggi torniamo indietro con la memoria e attraverso dei flashback ripercorriamo quello che ha subito combattendo e quello che doveva subire una volta tornato in patria, in quella patria che si era dimenticata di lui e di molti altri reduci.
In mezzo a tutto questo si sviluppa una storia che vede come protagonista un tenente dei Carabinieri bolognese che ancora non sa parlare il sardo e al quale molti sassaresi si adeguano parlando in italiano. Roversi, appassionato di Tex Willer, si ritrova nel suo Far West personale, e indaga su un caso di duplice omicidio, su un caso che coinvolge un delinquente siciliano e su un altro che ha come protagonista “lu pindacciu”. Al posto dei cespugli rotolanti nel terreno si trovano delle palle di pelo, a dar l’idea di una terra in cui alcuni ancora fanno a modo loro, senza tener conto delle regole. Se credeva di annoiarsi, Roversi di certo cambia opinione!
Aiutato nelle indagini da Luigi Gualandi, un ex veterinario ufficiale dell’Arma che ora si occupa della sua tenuta e che ha un passato non semplice, avendo una moglie tedesca, il suo factotum Michele e la sua governante Caterina, una bellezza semplice che davanti a un uomo del continente si sente in difficoltà. Insieme formano un valido trio di investigatori.
È bello leggere nel libro frasi in sardo, perché è bello riportare un’antica tradizione che fa parte della storia d’Italia. È divertente riuscire a capire senza vedere la traduzione, perché nella maggior parte dei casi si comprende. Leggendo il libro si respira un’aria nostalgica, si entra in un mondo che sembra a parte, in cui si possono carpire una parte di folclore e una parte di passato non troppo felice.
La lettura è seria e faceta, visto che la serietà è intervallata da battute brillanti e cattura il lettore con la sua semplicità apparente; sotto, infatti, nasconde una storia di un certo peso. Una storia che forse non si fermerà a questo libro…



Gavino Zucca (Scheda Autore


Gavino Zucca (1959) vive a Bologna, ma è nato a Sassari. Laureato in Fisica e Filosofia, ha lavorato all’ENI per poi dedicarsi all’insegnamento nella scuola superiore. Ha partecipato a numerosi premi letterari, ottenendo molti riconoscimenti: Il mistero di Abbacuada è il suo primo romanzo che ha come protagonista il tenente Giorgio Roversi.


A cura di Marianna Di Felice





Recensione scritta per www.thrillernord.it

venerdì 3 agosto 2018

Sangue cattivo: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








Autore: Lisa Gardner

Traduzione: Giulia De Biase
Editore: Mondadori
Genere: Thriller
Pagine: 360
Anno di pubblicazione: 2018





Sinossi. Otto anni fa, Telly Ray Nash ha ucciso suo padre, un ubriacone violento, con una mazza da baseball. Così facendo ha salvato se stesso e la sorellina Sharlah. Da quel momento però i due fratelli sono cresciuti separati, senza incontrarsi mai. Oggi Sharlah ha tredici anni e finalmente si sta lasciando tutto questo alle spalle. Dopo essere passata da una famiglia affidataria all’altra, ora sta per essere adottata da Rainie e suo marito Pierce Quincy, ex agente dell’FBI in pensione. E c’è una cosa che Sharlah adora dei suoi nuovi genitori: sono entrambi esperti in “mostri”. E un omicida? Un giorno però arriva una notizia. Un doppio omicidio alla stazione di benzina locale, e un uomo armato che scappa sparando per coprirsi le spalle e si rifugia nei fitti boschi dell’Oregon. Rainie e suo marito si precipitano per dare una mano con le indagini, ma si trovano di fronte a un’evidenza inquietante: è molto probabile che l’assassino sia Telly, e la sua catena di sangue potrebbe essere appena iniziata. Solo di una cosa lei è sicura: suo fratello è tornato. E una lotta contro il tempo. Bisogna trovare Telly, mentre un interrogativo tormenta i Quincy: perché dopo otto anni il ragazzo ha ricominciato a uccidere? Cosa significa questo per Sharlah? Tanto tempo prima, Telly le aveva salvato la vita. Ma ora lei stessa è costretta a fare i conti con un dubbio terribile: suo fratello è un eroe o un omicida? E quanto costerà alla sua nuova famiglia conoscere questa ultima, sconvolgente verità? Sharlah è sicura di una sola cosa: che il più grande pericolo è sempre accanto a te, vicinissimo, alle tue spalle.



Recensione

Un padre cattivo che elimina, se li ha, i freni inibitori con alcol e droga, che alza le mani sulla moglie e sul figlio e non fa nulla per cambiare, perché gli piace così, sta bene così, è un uomo cattivo.
Quest’uomo potrebbe aver trasmesso il gene della cattiveria a suo figlio, oppure è il bambino che, all’età nove anni, si convince di essere cattivo come suo padre dopo aver commesso qualcosa di molto brutto per salvare la sorellina di quattro anni?
Il comportamento è il risultato dell’influenza reciproca tra natura e ambiente, e l’ambiente dove Telly vive con sua sorella Sharlah è malsano e corrotto. Si può diventare dei mostri per aver salvato la vita a un’altra persona?
Chi sono? Uno zero o un eroe?
L’autrice fa trapelare dalle pagine del thriller la pesantezza che Telly porta dietro, un fardello che non riesce a togliersi e dal quale deve venire fuori a sue spese. Si riesce a capire il disagio che possono provare due fratelli separati dalla loro famiglia di origine, che hanno vissuto una tragedia e che hanno cambiato varie famiglie affidatarie. Molte persone non capiscono la mancanza di fiducia che possono nutrire i due fratelli nei confronti di chiunque: essere sballottati da una parte a un’altra incontrando persone diverse che si sforzano di essere gentili, o ragazzi che ti prendono in giro e che non dimenticano cos’è successo quel fatidico giorno, quando Telly aveva una mazza da baseball in mano; avere il vero, unico, legame – quello con i genitori biologici –, spezzato perché quella famiglia non c’è più. Ecco, tutto questo potrebbe chiarire l’assenza di speranza che hanno i due fratelli, o il mutismo nel quale si chiudono o gli strani comportamenti che adottano.
Cos’è successo a Telly?
Perché ricompare dopo tanto tempo?
Tra disturbo reattivo dell’attaccamento e disturbo esplosivo intermittente con perdita di memoria a breve termine o vere e proprie amnesie, cos’è diventato Telly?
Uno zero uguale a suo padre o un eroe?
E sua sorella, come ha reagito, cosa non dice?
Nasconde ricordi perché vuole proteggere suo fratello oppure perché c’è una verità diversa che potrebbe venire a galla?
L’autrice riesce a creare una forte suspense dalla prima all’ultima pagina, che cresce nella caccia all’uomo in mezzo ai boschi. La creatività inventa una scenografia, mentre si legge. Il lettore riesce a trasformare le parole in scene in cui anche due profiler, i genitori affidatari di Sharlah, sono impegnati nelle ricerche della persona che potrebbe rivelarsi un seriale decisamente pericoloso e imprevedibile.
Ma quel ragazzo è davvero una minaccia per la comunità e per sua sorella?
Non si può dare una risposta senza svelare troppo della trama, per questo dovrete approfondire attraverso una lettura indiscutibilmente piacevole grazie alla scrittura fluida dell’autrice.




Lisa Gardner


Lisa Gardner è un’autrice americana di thriller. Dal 2007 vive nel New Hampshire con due cani, un gatto, un marito e una figlia. Ha scritto molti romanzi con lo pseudonimo di Alicia Scott. In Italia sono stati pubblicati: La vicina (Marcos y Marcos 2012), A chi vuoi bene (2013 Marcos y Marcos), Toccata e fuga(2014 Marcos y Maros), Prendimi (Marcos y Marcos 2015), Dobbiamo trovarla (Marcos y Marcos 2016), Sangue cattivo (Mondadori 2018).

A cura di Marianna Di Felice







                                                        Recensione www.thrillernord.it

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