lunedì 28 gennaio 2019

Quarantena Roma: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it










Autore: Dario Giardi

Editore: Robin
Genere: Thriller
Pagine: 184
Anno di pubblicazione: 2018



Sinossi. Roma, 2100. Un’ondata di omicidi, nell’arco di una sola notte, accende l’allarme. Poche ore e la città diventa teatro di ripetuti atti di violenza. All’origine di tutto sembra esserci un virus letale sconosciuto, che trasforma gli esseri umani in creature feroci. Le cause del contagio rimangono ignote, mentre il numero delle persone infette aumenta di giorno in giorno raggiungendo rapidamente i livelli di una pandemia mondiale. Un gruppo di ragazzi cerca di sopravvivere rifugiandosi in un’area isolata e appartata della città. Intanto, in una Città del Vaticano blindata e militarizzata, biologi e medici hanno allestito laboratori dove sperano di sintetizzare l’antidoto al virus. Il contagio sembra essere partito proprio dall’interno delle mura vaticane. È lì che si sono registrati i primi casi. Una coincidenza? Cosa lega la pandemia a una scoperta archeologica fatta anni prima sul Monte dei Cocci, nel Rione storico di Testaccio?

“Non siamo capaci di ideare la tecnologia di cui abbiamo veramente bisogno per migliorare il nostro vivere, ma solo qualcosa che porta beneficio a pochi e deforma i paesaggi che ci circondano al punto da diventare estraniante”

Recensione

Siamo nel futuro, nel 2066 e il mondo non è cambiato di una virgola, anzi, gli umani non sono cambiati! La tecnologia è andata avanti, come si può presupporre, visto che si ha fame di innovazione, ma per raggiungere cosa poi?
Il nulla! Anzi per avere più elettromagnetismo, che compromette la salute, e apparecchi non funzionanti davanti ad un disastro di proporzioni mondiali. Eppure hanno saturato lo spazio con i satelliti! L’unica cosa che rimane uguale è l’umano che reagisce con egoismo nella maggior parte dei casi.
Questo è un thriller fantascientifico e distopico, ma ha una trama che potrebbe rivelarsi reale. La vera suspense in questo libro si raggiunge dalla metà in poi perché prima il protagonista, Flavio, parla di una scoperta archeologica rivoluzionaria e poi stempera l’inquietudine del lettore che vorrebbe conoscere la suddetta scoperta, parlando dei suoi problemi, dei suoi ricordi, della sua vita che è necessaria per dare corpo al libro, ma che in certi casi può dare leggermente fastidio perché sfuma la suspense iniziale. Il segreto celato nell’anfora tiene in sospeso il lettore. Mano a mano che si va avanti nella lettura si trasforma in un thriller puro con note horror, quando arrivano i mostri.
Quarantena Roma è un thriller fantascientifico perché basato su fatti inventati e futuristici, ma ha delle fondamenta scientifiche perché a causa di certi virus gli umani potrebbero cambiare anche tramite l’uso di  droghe psicoattive. Ed è anche distopico perché descrive una società distrutta alla quale nessuno auspica, ma alla quale si potrebbe arrivare grazie al menefreghismo di molti. Tutto inizia da una scoperta archeologica che cambia radicalmente la versione religiosa adottata fino a quel momento e se la chiesa già è in difficoltà perché attaccata dall’Islam potrebbe succedere un caos totale e tutto questo delirio potrebbe creare una spaccatura all’interno del cattolicesimo. Se un caposaldo come la chiesa inizia a traballare potrebbe causare moltissimi problemi sociali.
In questo clima già rovente si aggiunge un virus letale che non ha vaccini e che progredisce velocemente trasformando le persone in mostri. In questo libro vedo la realtà “evoluta” ripetere gli stessi errori. L’aggettivo “evoluta” è tra virgolette perché evoluzione significa cambiamento e non ritrovarsi sempre nelle stesse situazioni che vedono scontri tra umani anziché mutua assistenza, come l’accaparramento convulso di provviste se si verifica un problema; disastri naturali causati dagli individui che abitano la terra e che la spremono senza pensare che è un organismo vivente; interessi economici e personali messi davanti a qualsiasi cosa e persona. Ogni volta è sempre la stessa storia e l’essere umano risulta sempre una sanguisuga per il pianeta.
Ma non si impara mai dagli eventi catastrofici precedenti?
Davanti a tutto questo e molto altro i protagonisti del libro devono cercare di salvarsi non senza conseguenze. Sembra di vivere in una serie televisiva, mentre si leggono le pagine del libro e si può sentire l’inquietudine avanzare mano a mano che si va avanti. In certi punti il lettore potrebbe anche credere di non essere al sicuro in casa e affacciarsi alla finestra per controllare l’esterno.
Decisamente coinvolgente!
In molte cose sembra di vedere il mondo attuale senza avanzare di 47 anni, perché nella realtà in cui viviamo ci sono le basi per arrivare al 2066 in condizioni critiche.
L’anno di inizio nel libro è il 2100 ma l’anno della catastrofe è il 2066.
Come una fenice la terra e il genere umano rinascono, ma l’umano avrà capito come deve comportarsi per non incorrere in ulteriori disastri?
Ascolta lettore, senti dei piedi trascinarsi?
Ora dei lamenti…e poi?
Si sente come se qualcuno stesse grattando, ma cosa?
Avvicinati per sentire meglio…all’improvviso un colpo e poi… Buona lettura!


A cura di

Marianna Di Felice




Dario Giardi


Dario Giardi, dottore di ricerca in campo energetico ambientale, è animato da tre grandi passioni: la scrittura, la fotografia e la musica. Studioso dell’arte celtica, etrusca e romana ed appassionato di mitologia ed archeologia misteriosa, collabora con riviste ed associazioni di settore. Per Leone editore ha pubblicato il romanzo “La ragazza del faro” e il thriller “Dna”. Diplomato in teoria e armonia musicale al Berklee College of Music di Boston, ha pubblicato il libro, edito dal gruppo editoriale Odoya, “Viaggio tra le note: i segreti della teoria e dell’armonia musicale”. Per Polaris ha pubblicato le guide turistiche: “Bretagna: natura, arte, poesia e mistero tra oceano e cielo”, “Roma: misteri ed itinerari insoliti” e “Isole Pontine”, queste ultime scritte con Francesca Brocchetta.



Recensione scritta per www.thrillernord.it


domenica 27 gennaio 2019

L'energia del vuoto: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it









Autore: Roberto Bragalone

Editore: Alter Ego
Genere: Thriller
Pagine: 234
Anno di pubblicazione: 2018







Sinossi. È un tardo pomeriggio di fine marzo quando, al terzo miglio della via Appia, tra i ruderi del Circo di Massenzio, viene trovato il cadavere di un cameriere, Emanuele Damiani. Sembrerebbe una morte naturale, ma nella dinamica dell’accaduto c’è qualcosa che non torna. Il caso, allora, viene affidato a Stefano Pacini, ispettore stropicciato, mediocre, umano. Guidate dal fiuto del vice Montali e dalla prepotente direzione del nuovo commissario Quattrucci, le indagini portano alla luce un torbido intreccio di passione, potere, politica e soldi, un gioco sottile in cui personaggi ambigui si sposano a società occulte, flussi di denaro e relazioni poco chiare. Un fatto romano che, come tutti i fatti romani, potrebbe essere spiegato nei modi più disparati. Per esempio come una storia d’amore mai nata, come un’assenza, o come l’errore comune di considerare il vuoto uno spettatore silenzioso.


Recensione

In fisica il vuoto è una momentanea assenza di materia in un certo spazio, in filosofia è sempre un’assenza di materia che per i Pitagorici “compirebbe la respirazione del cielo” e per gli Atomisti rappresenterebbe “lo spazio infinito tra gli atomi che permette il loro movimento e la loro aggregazione”, nella vita reale è un qualcosa senza sostanza, uno spazio con nulla intorno come certi personaggi del libro che sono materia vuota per le loro ricerche effimere di un qualcosa che può dare benessere materiale ma non interno al proprio essere.
Riconducibile al sottosegretario agli esteri Costa che pensa solo alle apparenze, alla bella vita e a come raggiungere il pieno potere o come la sua fidanzata Vesentin che pensa solo alla scalata sociale, educata fin dall’adolescenza in questo modo, e a soddisfare le sue voglie usando i maschi.
Oppure il vuoto di un cameriere sposato per interesse che non ha stimoli e che li trova altrove e nel frattempo cerca di fare il colpaccio; o ancora il vuoto di una chef stellata che ha energia in cucina, ma non dentro di sé. Potrebbe appartenere questo vuoto anche all’ispettore Pacini, figura molto umana, che non riesce a raggiungere il benessere interiore. Non sempre si trovano personaggi decisamente umani che provano emozioni comuni, dove il lettore si può rispecchiare, di solito sono inarrivabili perché sembrano dei che il lettore adora oppure odia perché sente l’inferiorità. Ma in questo caso Pacini rispecchia un uomo con i suoi dubbi, le sue tristezze, i suoi vizi, le sue visioni, i suoi sogni, le sue perplessità!
Questo libro ti lascia anche un vuoto dentro perché la storia rappresenta la realtà che si vive ogni giorno. Il potente che sale nella scala gerarchica credendo di essere intoccabile; la donna che vede solo la carriera anche se questa donna viene influenzata da bei ricordi d’infanzia e questo fa si che nel suo cuore si apra uno spiraglio di positività, anche se può essere ormai tardi; la donna che pensa solo alla carriera che forse non si ferma nemmeno un momento perché altrimenti si ritroverebbe a pensare e a tirare le somme della sua vita nel quale il vuoto è decisamente presente.
Un bel thriller dai contorni umani, misto di umane perversioni lussuriose e dominazione degli eventi al fine di manipolare persone per il proprio interesse. Non è il solito caso di omicidio freddo dove i poliziotti si ritrovano a fare indagini e a trovare il colpevole. In questo libro ci sono le emozioni che provano alcuni personaggi e il personaggio principale che dovrebbe essere l’ispettore Pacini, viene adombrato da altri protagonisti e dai loro turbamenti.
Anche se l’ispettore espone le sue incertezze, i suoi pensieri e le sue ansie. La scrittura è decisamente scorrevole e il lettore si ritrova subito alla fine travolto dalle indagini che mano a mano allargano il campo di ricerca.
Tra le pagine di questo libro ci sono ambiguità e sorpresa più che suspense. Un thriller diverso carico di implicazioni e componenti umane di fragilità, debolezze, aspirazioni dei personaggi che in questo modo si accostano alla vita quotidiana del lettore.
Buona lettura!


A cura di Marianna Di Felice






Recensione scritta per www.thrillernord.it


lunedì 14 gennaio 2019

Il mistero della farfalla dorata: recensione





Autore: Rita D’Andrea
Editore: Sovera
Genere: Giallo
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2018




Sinossi


Ambra è un brillante avvocato, specializzata nelle cause di violenza e abusi sessuali. E’ divorziata, ha quarantacinque anni ed ha una figlia Eva di diciotto anni. Una sera Eva è aggredita e qualcuno tenta di ucciderla, ma la ragazza si salva. Ambra inizia a indagare con l’aiuto dell’ispettore Aldo Germani con il quale instaura un immediato feeling. La polizia scopre che nello stesso luogo e nello stesso orario, è stata stuprata una ragazza che ha denunciato l’abuso. L’uomo aveva una maschera in volto e ricorda solo i suoi occhi azzurri… La dinamica della violenza è la stessa di un altro stupro avvenuto tre mesi prima. Inizia la caccia all’aggressore e al violentatore. Sono la stessa persona? Molte persone sono coinvolte, ma si arriverà a un finale di grandissima suspense e sorprendente, la soluzione sarà fornita dal braccialetto con la farfalla dorata che Eva ha perso durante la colluttazione con il suo aggressore. 


Recensione

Un giallo che racconta la disperazione, la paura e la forza di certe donne davanti alla violenza perpetrata ai loro danni da un mostro (così si designa chi fa del male). Un vero uomo deve aver avuto una famiglia alle spalle che abbia inculcato in lui il senso dell’onore e della lealtà per far si che si comporti con gli altri esseri umani, uomini o donne che siano, in modo impeccabile. L’essere umano non è assolutamente perfetto e mai lo sarà, ma per far del male ad un altro simile si ha carenza di educazione e di bontà oppure una mente sconvolta da qualcosa di più grande. In questo giallo, si può notare la forza di una madre, già donna forte che difende i diritti dei più deboli, davanti a quello che succede alla figlia e la forza di chi ha subito una violenza, da parte di qualcuno che ha una rabbia incredibile, che riesce a denunciare per non fargliela passare liscia. Si osserva anche come la giustizia può sbagliare nell’additare come colpevole qualcuno solo perché straniero e facilmente accusabile visto che proviene da un paese dove c’è un alto livello di violenza o perché certi stranieri son tutti colpevoli per la maggioranza dell’opinione pubblica. Il colpevole, però, si nasconde dietro una faccia insospettabile! Nel giallo di Rita D’Andrea c’è anche l’invidia che colpisce un ragazzo “reo” di stare con una ragazza possessiva e manipolatrice. La violenza ha tante facce e sfaccettature. La brutale realtà si fa vedere su più fronti in questo libro e ci ricorda che la violenza sulle donne è in aumento e che può colpire ovunque, ma non per questo si deve perdere fiducia nel prossimo o la forza per combattere! Però in questo romanzo non c’è solo cattiveria e crudeltà, c’è anche l’amore e la dolcezza che vengono sempre fuori anche da situazioni più brutte e c’è la spiegazione di un fenomeno visivo chiamato “farfalla dorata” che si verifica in Liguria, a Lerici il giorno del solstizio d’estate (anche se visibile per alcuni giorni) e quindi la bellezza della natura che stupisce sempre e che si contrappone alla cattiveria umana.  L’autrice affronta un tema estremamente delicato,  contenente all’interno altri argomenti importanti che si dipanano mano a mano che il lettore va avanti nella lettura. Un libro decisamente gradevole, denso di significato, una scrittura scorrevole con note di suspense che rendono più inquieta la trama quando all’improvviso un  personaggio del libro…mi dispiace ma chi vuole scoprire cosa succede e chi vuole conoscere la storia di Eva dovrà leggere Il mistero della farfalla dorata. Buona lettura!


L’autrice

Rita D’Andrea è nata a Roma, dove vive; è laureata in matematica e ha lavorato per molti anni in una grande azienda di informatica. Ha esordito in campo letterario nel 2003. Ha all’attivo otto romanzi: Rapsodia d’amore, Danzare ancora…, E…alla fine il mare, Storie, Una donna allo specchio e per la Sovera Edizioni Il papavero blu (2015) e L’Omicidio della spiaggia rosa (2016). Di molte di queste opere ha realizzato innovativi booktrailer. È vincitrice di premi internazionali con i racconti Una storia vera (2003), Storia di Arianna (2005)e finalista al Premio Internazionale Cultura del mare con E…alla fine il mare (2008). Ha vinto con il booktrailer Una donna allo specchio il Primo Concorso Nazionale dei booktrailer ed è arrivata finalista con L’omicidio della spiaggia rosa al Premio Nazionale di Poesia, Narrativa, Fotografia e Cortometraggi Albero Andronico (2017).


mercoledì 9 gennaio 2019

Dolci, piccole bugie: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it









Autore: Caz Frear

Traduzione: Serena Stagi
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2018





Sinossi. Cat ha ventisei anni ed è diventata una detective della polizia. Per riuscirci ha dovuto fare i conti con il suo passato, anche se non ha sconfitto tutti i fantasmi che la tormentano. Quando viene incaricata di raggiungere una scena del crimine non troppo distante dal pub di suo padre, non ha idea di quello che la aspetta. Il corpo è quello di Alice Lapaine, una giovane casalinga, e presenta segni di strangolamento. I sospetti si concentrano subito sul marito di Alice, fino a che Cat non riceve una strana telefonata che collega la vittima a Maryanne Doyle, un’adolescente scomparsa diciotto anni prima. La chiamata riapre antiche ferite per Cat: lei e la sua famiglia incontrarono Maryanne durante una vacanza, poco prima che sparisse. Anche se Cat era ancora una bambina, ricorda perfettamente che suo padre mentì durante gli interrogatori, quando negò di aver avuto a che fare con la ragazza. Potrebbe essere coinvolto nell’omicidio? Determinata a scoprire la verità, Cat si lancia in un’indagine che potrebbe riportare a galla antiche ferite.


Recensione

Crescere accanto ad un padre che ti adora e che adori e mano a mano notare degli atteggiamenti ambigui, delle improvvise fughe o dei misteri che si infittiscono di più e vedere il padre e la madre litigare o sopportare certe situazioni, ti fa insospettire e fa credere che sotto ci sia del marcio.
E, purtroppo, quando l’adorazione nei confronti del padre è ad alti livelli può degenerare in odio! Effettivamente la famiglia di Cat rientra nella norma con una madre che lavora e pensa alla casa, un padre che ha un pub e quindi più tempo libero, un fratello scapestrato, una bella sorella che pensa a fare la vamp evitando le buone maniere.
Alla fine è una prassi se si considera che non esiste la famiglia perfetta perché tutti hanno degli scheletri negli armadi più o meno futili o più o meno gravi. Ma Cat sbaglia a martirizzare la madre, che fa risultare più debole descrivendola come una donna che sopporta per il quieto vivere un marito che non la rispetta, perché in questo modo il suo giudizio negativo si riversa tutto contro il padre a prescindere da tutto il resto.
Cat non ha mai avuto la certezza di nulla, erano solo i suoi sospetti che ricadevano sul genitore e che andavano a ledere la visione di “santo” uomo, che da sempre Cat, ha avuto di lui e se ad una bambina rovini la sua idea di unione con le persone che ama di più al mondo, il castello creato cade e si frantuma in mille pezzi che rimangono lì negli anni in attesa di essere incollati per stare di nuovo insieme, ma che dovranno attendere parecchio solo per essere disposti in modo da ricostruire le basi. Le bugie non si dicono perché poi sfuggono al controllo, anche se si definiscono “buone” perché non esiste una bugia a fin di bene visto che il bene si dà alle persone amate e, proprio per questo, alle stesse non si dovrebbe nascondere nulla.
Perché possono essere deformate, fraintese e da ciò che si vuole nascondere si arriva a ciò che non si è fatto! Il dilemma è far capire come stanno davvero le cose a chi non crede più ad una persona bugiarda. I sospetti di Cat ora che lei è una poliziotta possono essere verificati, infatti lei non ha pace per il suo passato, se ci fosse del materiale sul quale fare indagini le farebbe, ma sembra tutto sepolto anche se non è così…dopo tanti anni il passato torna a bussare alla porta del presente con un cadavere che la destabilizza! Maryanne Doyle era scomparsa tanti anni prima e lei l’aveva associata alle bugie del padre che non portavano mai a nessuna soluzione, ma solo a deduzioni prive di prove.
Per Cat, Maryanne era morta già da un pezzo visto che non si avevano più notizie. Ma un cadavere di diciotto anni fa non si conserva in quel modo! Da quel momento in poi il lettore si troverà immerso nella tensione che lo guiderà tra i vari collegamenti, molti dei quali vicoli ciechi, per scoprire qualcosa su questa misteriosa Maryanne che si faceva chiamare in un altro modo e che teoricamente aveva cambiato vita, fino a quando la vita passata non le aveva ricordato dei trascorsi che avevano ottenuto la sua attenzione. Però se si va a disturbare un passato sordido si devono accettare anche le conseguenze!
All’inizio l’autrice descrive la vita di Cat, della sua famiglia e dà qualche punto luce nel buio delle menzogne che circondano la vita della poliziotta irlandese, ma dopo un po’ quando inizia a dare più elementi, il lettore si fa detective e cerca di mettere insieme delle intuizioni per capire cosa sta succedendo.
Solo verso la fine capisce cosa c’è dietro la storia di Maryanne e da lì rimane di sasso nell’individuare cosa aveva coperto una famiglia, chiamata in causa dalle indagini, all’apparenza perfetta!
Apparenza e bugie sono dei meccanismi pericolosi che non portano a nulla di buono. Il lettore rimane rapito dagli eventi che si concatenano non appena si dipana la matassa iniziale e inizia a divorare le pagine per arrivare a scoprire la verità.
La storia non è scritta in modo elementare, al contrario la scrittura è corposa piena di informazioni, non pesante.
Sembra un fatto realmente accaduto…d’altronde potrebbe succedere a chiunque! Buona lettura.



Caz Frear


Caz Frear è cresciuta a Coventry e ha trascorso la sua infanzia sognando di trasferirsi a Londra e diventare scrittrice. Ha una laurea in Storia e Scienze politiche e ha svolto le più svariate professioni, dalla cameriera alla commessa, alla head hunter. Dolci, piccole bugie è già stato tradotto in cinque lingue e diventerà presto una serie TV.

A cura di Marianna Di Felice





Recensione scritta per www.thrillernord.it


I grandi classici riveduti e scorretti: recensione







Autore: Se i social fossero sempre esistiti
Editore: Longanesi
Genere: Narrativa, umorismo
Pagine: 279
Anno di pubblicazione: 2018




SINOSSI
Un libro per chi ama i libri e la cultura classica, un divertissement colto e scritto con garbata ironia dai creatori di una delle più folte community di tema letterario e culturale di Facebook, la pagina Se i social network fossero sempre esistiti, seguita da circa un milione e trecentomila utenti. Con piglio ironico e irriverente – ma anche con scrupoloso spirito di divulgazione – questo bignami letterario racconta 50 tra i più bei libri di ogni tempo e si diverte a contaminare classico e pop, classico e moderno. Una lettura utilissima per quegli studenti che rischiano di morire di sonno ogni volta che aprono un Classico, ma anche un divertissement imperdibile per gli adulti, gli insegnanti, il regalo perfetto per tutti gli appassionati di letteratura.


RECENSIONE
Siamo onesti, in quanti hanno letto tutti i classici della letteratura italiana e quelli della letteratura straniera? “Impossibile” direbbe qualcuno! No, non è impossibile, dipende dalla voglia che uno ha di leggere che dipende dall’infanzia e dal mezzo attraverso il quale genitori o nonni facevano svagare l’infante! “Ma il libro non fa svagare, non fa divertire, non fa rilassare” ebbene si  molti dicono queste assurdità, ma sono quelli che aridi di cultura smentiscono la lettura come mezzo per accumulare nozioni, per saper parlare e soprattutto per saper ragionare. Il libro fa svagare, fa divertire e anche rilassare dipende sempre da che libro scegli di leggere. Per rilassarmi non sceglierei I promessi sposi (scusa Manzoni ma non mi sei mai piaciuto mia mamma, invece, è una tua fan e ha fatto anche la tesi su di te, poverina!), ma l’Inferno della Divina Commedia che rileggendolo nel libro che sto recensendo mi ha fatto ridere non poco! “Un poeta trecentesco si sveglia con i postumi della sbornia e inizia a parlare con i morti credendo di essere all’inferno” (anche se credo si dovesse sbronzare per reggere l’inferno terreno e reale che si viveva in quel periodo e che è lo stesso “evoluto” che si continua a vivere anche oggi). Non scherzo quando dico che un lettore se prendesse per il verso giusto il libro si divertirebbe o ne rimarrebbe positivamente colpito e non lo abbandonerebbe! Ultimamente lettura è sinonimo di pesantezza, lo vedo con gente che non riesce a leggere nemmeno dei commenti più lunghi di dieci righe quindi siamo ad un livello decisamente pietoso anche perché tira di più la televisione con i suoi programmi per decerebrati. L’inferno di Dante letto nel libro I grandi classici riveduti e scorretti sembra essere un programma da Top Crime con intrighi, imbrogli e assassini (Dante non ti incavolare purtroppo i tempi son cambiati), ma scritto in italiano e con morale (quindi decisamente superiore) che parla dei delitti di personaggi famosi come Paolo e Francesca che son colpevoli di lussuria o Farinata degli Uberti colpevole (dopo la morte…per la serie cornuto e mazziato) di eresia perché sosteneva i ghibellini (favorevoli all’imperatore) e perché era epicureista (non credeva all’esistenza dopo la morte. “Quando c’è la morte non ci sei tu, quando ci sei tu non c’è la morte” qual è il problema? Quindi niente paura e nessuna fatica. Il tutto smentito quando Dante incontra Farinata all’inferno. E ora come la metti Farinata? E anche tu Epicuro?). Viene spontaneo ironizzare seguendo a ruota i due autori e ridere ancora mentre si recensisce! Quindi per come viene descritto, l’Inferno potrebbe svagare la mente, in caso contrario potreste sempre leggere Harry Potter e la pietra filosofale! Mentre leggevo le varie opere, alcune tra le più importanti nell’universo della letteratura classica, ridevo a crepapelle e segnavo quelle che volevo leggere o rileggere perché alcune le ho già lette, ma visto che non vale dire di aver letto tutti i libri classici, come si fa nei test solo perché fa figo, perché poi si nota che non li avete letti visto che non tutti sono dei letterati, mi assumo le mie responsabilità e dichiaro di non aver letto tutte le opere che son presenti nel libro. Rileggerò presto Amleto di Shakespeare descritto dagli autori in questo modo:  “un tizio si improvvisa Perry Mason per vendicare la morte del padre e finisce per ammazzare per sbaglio tutta la famiglia”. Sicuramente mi verrà da ridere in certi brani, ma in questo modo sarà una lettura più leggera di un caposaldo della letteratura inglese. Gli autori sono stati davvero bravi ad usare l’ironia nei riguardi di capolavori della letteratura dei quali ho citato solo qualche titolo altrimenti scrivevo una nuova Commedia per elencarli tutti. La lettura è scorrevole, gradevole e allegra. In questo modo un lettore prende in seria considerazione la voglia di leggere o rivedere libri che possono far paura perché considerati “mattoni” (non per le basi che danno, ma per la pesantezza della scrittura che, magari, corrisponde anche al periodo storico che vivevano gli autori) e che erano e sono imposti come letture forzate dalla scuola. Spendo un ultima parola per Giacomino, alias Giacomo Leopardi il mio preferito, che non è un pessimista (da notare il suo sorriso beffardo stile Gioconda nei suoi ritratti), ma un realista. Non è presente in questo libro, ma si può notare la differenza dello stato d’animo con Ugo Foscolo, il vero pessimista, che combina una baraonda! W Giacomino!




Gli autori
Trovate su Facebook, su Instagram o  la pagina “Se i social fossero sempre esistiti” non ve ne pentirete. Esilarante, satirica, ironica, non smetterete di ridere e ridere fa bene alla salute. E se comprate il libro scoprirete (oltre ai loro nomi) che gli autori hanno una grande passione per la lettura!




martedì 1 gennaio 2019

Gli amici silenziosi: recensione






Autore: Laura Purcell
Editore: DeA Planeta
Traduzione: Ada Arduini 
Genere: Thriller
Pagine: 382
Anno di pubblicazione: 2018




SINOSSI
Inghilterra, 1865. Rimasta vedova e incinta del primo figlio, la giovane e inquieta Elsie parte alla volta della tenuta del marito insieme alla zitellissima cugina di lui, Sarah. Ma in quell'angolo di campagna inglese remoto e inospitale, l'opportunità di trascorrere in pace il periodo del lutto diventa qualcosa di molto più simile a una prigionia: un esilio opprimente in attesa che l'amato fratello Jolyon giunga da Londra a salvare Elsie dall'isolamento e dalla noia. A distrarre lei e Sarah dalla cupa atmosfera in cui sono sprofondate, solo l'intrigante diario di un'antenata dei Bainbridge, Anna, vissuta e tragicamente morta più di duecento anni prima; e la stanza in cui giacciono ammassate decine di figure di legno dalle sembianze realistiche e straordinariamente inquietanti. Quegli "amici silenziosi" che Anna si procurò allo scopo di deliziare ospiti illustri, presto costretti a ripartire in circostanze mai del tutto chiarite.

Gotico
Labirintico
Immaginifico

Acuto
Machiavellico
Illusorio
Carismatico
Ignoto

Seducente
Illuminato
Lirico
Estatico
Nascosto
Zigano
Incomparabile
Onirico
Sagace
Immateriale

RECENSIONE
Questo romanzo è decisamente geniale! Faccio i complimenti alla scrittrice e alla DeA Planeta per aver intuito il potenziale di questo libro. Il lettore viene catturato dallo svolgimento dei fatti, ma prima ancora viene rapito dalla copertina che è davvero eccezionale! Originale e misteriosa! Riporta la mente ad un castello e ai quadri che contornano le sue pareti dove in alcuni si può trovare una serratura. La trama che parla di un diario di un’antenata della famiglia Bainbridge che era “morta tragicamente più di duecento anni prima” attira il lettore a leggere cosa sia successo alla signora Anne e agli altri. In questo modo si entra in un ospedale psichiatrico nella seconda metà dell’Ottocento cercando di capire cosa sta succedendo e perché qualcuno è stato rinchiuso inmezzo ai malati di mente. Da questo momento in poi il lettore non riuscirà a distrarsi con altro, avrà gli occhi incollati sulle pagine del libro che manipolerà le sue quotidiane letture. Riuscirà anche a sentire i rumori che sono riportati nel libro quindi a lasciarsi trasportare nel mondo di Elsie e i suoi “amici”.  È decisamente un romanzo gotico perché enigmatico, occulto infatti la mente riesce ad ideare  una scenografia tenebrosa mentre si leggono le vicissitudini della protagonista; è anche noir visto che in romanzi del genere sono protagonisti o la vittima, o il sospettato o l’esecutore di assassini e in questo libro abbiamo un protagonista che ricopre tutte e tre le possibilità; è un thriller perché crea tantissima suspense nel lettore. Gli “amici” tra realtà e finzione, tra verità e magia creano delle sensazioni di spavento e timore che si avvicinano all’horror. Visto che compaiono all’improvviso, che sono legati ad una certa stregoneria evocata da un’antenata dei Bainbridge, ma di loro non si può parlar molto altrimenti si svela il mistero intorno alla loro storia! Ed è meglio leggerlo nel romanzo che in una recensione! Elsie li vede ed è spaventata da questi “amici” (che non si propongono proprio in modo amichevole) non capisce cosa vogliono, perché sono lì, ma è rassicurata dal fatto che anche Sarah, reale discendente della famiglia Bianbridge, li vede. Attraverso un diario si capisce che l’antenanta Anne aveva trovato gli “amici” in un misterioso negozio per riempire la casa con opere artistiche che avrebbero meravigliato il re Carlo I Stuart e sua moglie Enrichetta Maria di Borbone  ospiti nella proprietà di famiglia. Ma qualcosa va storto e tutto diventa nero. Ma anche nella vita di Elsie qualcosa si inceppa e tutto finisce per andare in malora. La genialità del romanzo sta nel fatto che non si capisce perché succedono certe cose! Di solito l’intuito del lettore riesce a comprendere una possibile soluzione o addirittura certi thriller partono con l’assassino che racconta, invece in questo libro si materializza un magico labirinto pieno di nebbia che finisce in più strade dalle quali non è facile capire la soluzione. L’autrice ha mischiato le carte in tavola con le protagoniste, Elsie e Sarah, perché le considerazioni su di loro sembravano solide, almeno in questo caso, ed invece alla fine si è ribaltato tutto.  Ma la causa del ribaltamento non è chiara nemmeno alla fine del libro, il lettore rimane sempre con un punto interrogativo. La follia prende il comando e si tramanda di famiglia in famiglia? Oppure la pazzia non c’entra e a rovinare lo scorrere degli anni è solo un malvagio e furbo omicida? Oppure ciò che non si vede, che va al di là della comprensione umana, ciò che ha a che fare con il lato oscuro diventa il protagonista assoluto fino a quando non otterrà ciò che vuole? Ciò che è stato risvegliato si erge minaccioso e perseguita chi non gli dà ciò che vuole! Buona lettura e tenete la luce accesa!




L’autrice
Laura Purcell ha lavorato in una libreria prima di diventare una scrittrice a tempo pieno. Vive a Colchester, la più antica città dell’Inghilterra, con suo marito e le sue cavie da compagnia.




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