giovedì 21 novembre 2019

Il trono di ghiaccio: recensione





Autore: Sarah J. Maas
Editore: Mondadori
Traduzione: Francesca Novajara e Giovanna Scocchera
Genere: Fantasy
Pagine: 462
Anno di pubblicazione: 2016





SINOSSI

Il tempo della magia è finito e sul trono di ghiaccio siede un re malvagio quando un'assassina giunge al castello. Il suo scopo non è uccidere, ma guadagnarsi la libertà. Dovrà sconfiggere ventitré contendenti in una sfida per diventare sicario di corte ed essere così rilasciata dalle terribili miniere di Endovier. Il suo nome è Celaena Sardothien. Presto la sua lotta per la vittoria si trasformerà in una lotta per la sopravvivenza, perché un oscuro pericolo minaccia il suo mondo. A lei il compito di estirparlo prima della distruzione.





RECENSIONE

Con questo libro ho avuto problemi…nel senso che di solito cerco di assaporare ogni pagina assimilandola in modo tranquillo, pacato, con questo fantasy non ce l’ho fatta. L’ho letteralmente divorato! Rallentavo solo perché vedevo che stavo arrivando alla fine e non volevo staccarmi dal ritorno alla vita, se così si può dire, della protagonista. Celaena Sardothien è un’Assassina, ha avuto una vita difficile e dopo la morte dei suoi genitori ha avuto come padre il “re” degli assassini che l’aveva plasmata a suo piacere usandola come arma per i propri interessi. Celaena dopo anni di allenamenti estenuanti, prove estreme, punizioni era diventata bravissima infatti era la più brava tra gli Assassini. Ma evidentemente non era destinata a quella vita con Arobynn per questo fu tradita e mandata a scontare la prigionia a Endovier  un luogo dal quale nessuno usciva vivo. Molti morivano dopo poco tempo, altri impiegavano un po’ di più, Celaena era quasi riuscita a scappare uccidendo molte guardie. Naturalmente questa presa di posizione le costò una dura punizione, ma ormai non contava più anche se le facevano male dentro e fuori. In quella prigionia aveva conosciuto i ribelli che cercavano di ribaltare il trono del re di Adarlan preso con la forza e spargimento di sangue. E chi la viene a liberare dalla sua agonia un bel giorno? Il principe di Adarlan, Dorian Havilliard insieme al capitano delle guardie Chaol Westfall e a un nutrito numero di guardie. La tiravano fuori da lì, lei non credeva a quello che stava succedendo e anziché capirne di più pensava a come scappare e far fuori tutti. Era la sua natura si deve comprendere il suo atteggiamento, anche perché stava per recarsi a Adarlan dove c’era il re malvagio che aveva ucciso tutti quelli che non si erano assoggettati a lui. Aveva fatto sparire la magia e con essa tutti quelli che la praticavano. Se non erano fuggiti erano morti grazie ai suoi roghi. Anche i libri non erano scampati alla purificazione dall’arte magica. Aveva distrutto tutto e regnava su un trono coperto di sangue. Tutti guardavano Celaena con curiosità, paura e nervosismo, non erano tranquilli con un’Assassina anche se ora era pelle e ossa. Se voleva la libertà doveva combattere e vincere per diventare la paladina del re. Avrebbe continuato a fare quello che sapeva fare meglio, ma al servizio del re. Tentennamenti, rifiuti, piani di fuga, tutto questo pensava Celaena mentre era ospite nel castello di pietra parte vecchia che scompariva quasi davanti all’adiacente castello di cristallo. Il re aveva voglie di magnificenza che venivano tutte dimostrate con quello che faceva. Celaena doveva combattere in un torneo tra paladini e tra di essi si nascondeva un bruto che voleva vincere a tutti i costi. O forse chi lo sponsorizzava ambiva alla vittoria con ogni mezzo. Nel frattempo tra allenamenti, giusto riposo, cibo e letture, Celaena viene a scoprire un passaggio misterioso dietro uno splendido arazzo che da una parte la fa rabbrividire e dall’altra la incuriosisce. Non poteva farne parola con nessuno, nemmeno con la principessa di Eyllwe, Nehemia. Grazie a lei e a qualcun altro entra in un mondo che credeva perso per sempre, ma che ancora non comprende appieno e che le fa anche paura. Tra duelli, invidie, amicizie, tiri mancini e letali Celaena vive un’amicizia fatta di alti e bassi con Chaol e un’amicizia troppo ravvicinata con Dorian. Come andrà a finire? Dovete assolutamente leggere il libro perché altrimenti direi troppo e non va bene. La scrittura della Maas è semplice e coinvolge tenendo il lettore incollato alle pagine del libro. Anche se l'ho trovata decisamente più semplice rispetto alla scrittura di Brandon Sanderson. Prima di questo libro avevo letto "Mistborn. L'ultimo impero" (il primo libro della trilogia) e forse mi aspettavo di trovare uno stile di scrittura simile, ma, per ora, si difende bene anche la Maas. Oltre a Celaena io mi sono affezionata a Chaol burbero, severo, ma che nasconde un’anima nobile che non tira fuori facilmente. Forse ci si avvicina al personaggio di Celaena perché cerca la rivalsa da persone che l'hanno tradita e umiliata quindi al momento il lettore si avvicina all'elemento più debole. Ho già iniziato il secondo libro della saga “La corona di mezzanotte”, è più forte di me non riesco a fermarmi devo sapere cosa accadrà! Buona lettura!



P.s. Prima de Il trono di ghiaccio ci sono delle novelle che spiegano gli accadimenti antecedenti il primo libro della saga. Io ho comprato d'impulso questo libro e non sapevo del prequel, ma posso rimediare. Vi scrivo qui quali sono le novelle da leggere prima de "Il trono di ghiaccio" per avere un quadro completo: 
“L'assassina e il signore dei pirati”, “L'assassina e il deserto”, “L'assassina e il male”, “L'assassina e l'impero”, poi raccolte ne “La lama dell'assassina”



L’autore
Sarah J. Maas è nata e cresciuta a New York, ma dopo essersi laureata nel 2008 si è trasferita nel sud della California. Ha avuto sempre una passione smodata per le storie di fate e il folclore, anche se preferirebbe essere quella che fa a pezzi il drago (anziché la damigella in difficoltà). Quando non è impegnata a lavorare, si perde tra le sue passioni: Han Solo, sgargianti smalti per unghie e la danza classica. Ha esordito con Il trono di ghiaccio (Mondadori, 2013), primo romanzo della saga omonima. Ha poi pubblicato molti romanzi tra cui, sempre con Mondadori: La corona di mezzanotte (2016),  La corona di fuoco (2018), Regina di Ombre (2018), La corte di rose e di spine (2019), La corte di nebbia e furia (2019), La corte di ali e rovina (2019).






giovedì 17 ottobre 2019

Mistborn. L'ultimo impero: recensione





Autore: Brandon Sanderson
Editore: Fanucci
Traduzione: Gabriele Giorgi
Genere: Fantasy
Pagine: 696
Anno di pubblicazione: 2009






SINOSSI


In una piantagione fuori dalla capitale Luthadel, gli schiavi skaa sono oppressi come in ogni parte dell'Impero. Uno strano schiavo giunto da poco, con delle cicatrici sulle braccia, una notte uccide da solo il signorotto locale e le sue guardie, liberando poi i suoi compagni. Si tratta di Kelsier, un Mistborn, un uomo dagli straordinari poteri magici. A capo dei più potenti allomanti, dotati di abilità simili alle sue, Kelsier insegue il sogno di porre fine al dominio del despota divino; ma nonostante le capacità dei suoi compagni, il suo scopo sembra irraggiungibile, finché un giorno non incontra Vin, una giovane ladruncola skaa specializzata in truffe a danno dei nobili e dei burocrati dell'Impero. La ragazza è stata provata dalla vita al punto che ha giurato a se stessa che non si fiderà mai più di nessuno. Ma dovrà imparare a credere in Kelsier, se vorrà trovare il modo di dominare i poteri che possiede, e che vanno ben oltre la sua immaginazione...


RECENSIONE


Dalle fiabe e dal genere cavalleresco son stati generati i fantasy che scrittori come Tolkien (che come ha detto Kritsoff è il padre o addirittura il nonno del genere) influenzato lui stesso da George MacDonald, e altri grandi scrittori hanno portato a conoscenza dei comuni lettori! Miti, epica, leggende, fiabe, critica della realtà sotto forma di creazione di mostri, tutto questo e oltre è il fantasy. Non sto parlando di quello semplice, che riduce tutto a un gioco e che rovina questo mondo facendo si che si dimentichino i grandi scrittori del genere perché troppo lunghi o pesanti! Non bastano due nozioni alchemiche per creare un capolavoro,  anche perché quella materia è vasta e se la si vuole affrontare in modo serio si può leggere Fulcanelli, o altri come lui che sicuramente possono spiegare meglio questo argomento. Non si può ridurre la magia ad un divertimento, questa ha un prezzo se viene usata. Per questo motivo anche se si leggerà il solito finale “tutto è bene quel che finisce bene”, quello che non ti lascia l’amaro in bocca (ancora non so come finisce la trilogia di Mistborn), in libri di autori importanti come Sanderson si deve sempre guardare il senso della storia. Importante perché son 13 anni che è sulla cresta dell’onda Mistborn! Già nel primo libro, comunque, ho avuto un “trauma”, ma non perché non rispetta le aspettative.  Ci son rimasta male perché credevo che non potesse succedere ciò che invece è successo. Non posso dire cosa perché quello che sto scrivendo riguarda un personaggio della trilogia. In questa storia il lettore viene a contatto con l’allomanzia che è il potere di bruciare metalli che vengono ingeriti dai Misting e dai Mistborn. Quest’ultimo possiede tutti i metalli e quindi è più potente. Kelsier era un sopravvissuto alle pene più atroci e oltre a bruciare metalli, bruciava di desiderio per comprendere come sconfiggere il potere del Lord Reggente a Luthadel e per questo motivo ideò un piano alquanto pericoloso. Il problema risiedeva nella condizione di schiavitù in cui il Lord Reggente e i nobili delle varie famiglie facevano stare gli skaa. Un sistema gerarchico che non lasciava possibilità di fuga. Le famiglie nobili erano poche e al servizio del Lord Reggente, tutti gli altri erano skaa senza possibilità di riscatto. Trattati male e ritenuti al pari delle cose perché non in grado di pensare, quest’ultimo attributo agli skaa era talmente convincente grazie ai poteri allomantici che tutti i nobili lo pensavano. Esseri inferiori che non pensano, non ragionano, non sono intelligenti, forse non sentono nemmeno nulla, nati solo per essere sfruttati! Ma si ricrederanno quando avranno a che fare con alcuni di loro. A quel punto qualcuno di nobile lignaggio si chiederà perché il Reggente abbia detto una cosa del genere. Il Lord Reggente era un bravo sedatore e se qualcuno riusciva a superare il suo potere, lui risolveva con esecuzioni a caso solo per dare l’esempio e spaventare possibili rivoltosi. Un sistema tirannico che non corrispondeva alle parole usate dal Lord Reggente  sul diario che Vin, una ladra skaa scovata da Kelsier, e Sazed, un terrisiano custode delle religioni, stavano leggendo. E questo sollevava numerosi dubbi! A sentir parlare degli skaa sembra di vedere gli intoccabili, gente fuori casta in India, quelli che sono appunto considerati al pari delle cose! Quindi Sanderson in questa storia denuncia delle condizioni deplorevoli nelle quali versa un popolo soggetto al dispotismo di un unico tiranno che ha al suo fianco delle famiglie che sono costrette dal Lord Reggente a seguirlo! Ma questi despoti non fanno mai i conti con l’intelligenza di certi sfruttati, con la loro dignità, con il loro coraggio, con la loro voglia di libertà. Sanderson ha una scrittura decisamente piacevole che anche se molto descrittiva non è mai pesante. Ricordo che sono 696 pagine e queste passano come se fossero al massimo 200. Non fatevi spaventare perché anche se ha le sembianze di un tomo infinito, terminerà prima che voi possiate pensare alle pagine che mancano. Purtroppo la copertina della Fanucci non rende l’idea della trama. Nello sfondo si vede un pinnacolo di un castello anche se all’interno del libro si parla di palazzi nobili. Effettivamente i protagonisti in copertina sembrano indossare vestiti medievali, ma loro indossano il nebbiomanto. Vin si veste anche con abiti eleganti per partecipare alle feste dei nobili, ma sicuramente non ha l’età riportata in copertina, è più piccola (se ricordo bene ha sedici anni)! Vero è che il libro non lo fa la copertina e la trama perché ho acquistato libri dalla copertina bellissima e dalla trama accattivante che ho regalato ad altri perché erano il contrario di ciò che si leggeva o vedeva all’esterno… io in realtà volevo bruciarli! Ma in questo caso come in molti altri casi, la copertina è un po’ pietosa! La storia invece è decisamente notevole, dev’essere letta assolutamente. Già mi mancano i personaggi, per cui appena finisco altri che sto leggendo riprenderò con Mistborn. Il pozzo dell’ascensione e Mistborn. Il campione delle ere! A presto e nel frattempo buona lettura del primo capitolo della trilogia!




L’autore
Brandon Sanderson, nato nel 1975, è autore del romanzo Elantris, che lo ha rivelato a critica e pubblico come una delle maggiori promesse della letteratura fantasy contemporanea. Professore presso la Brigham Young University, ha terminato la saga de La ruota del tempo di Robert Jordan dopo la prematura scomparsa dell’autore. Con questo Mistborn. L’ultimo impero Fanucci editore inaugura la trilogia di Mistborn, di cui fanno parte anche i due romanzi Il pozzo dell’ascensione (2007) e Il campione delle ere (2008). 




mercoledì 25 settembre 2019

Il castello di Monterone: recensione



Oggi esulo dal recensire un libro, ma niente paura ne sto finendo due, per recensire un luogo magico dove sono stata a fine giugno con il mio fidanzato. La madre ci ha regalato una notte in un posto che sembrava magnifico in foto, ma lo era ancora di più dal vivo. Ho una predilezione per tutto ciò che è storico e soprattutto medievale e ritrovarmi in un castello a dormire per me è stato come un sogno!
Arrivati al parcheggio dove lasciare i tanti cavalli rinchiusi in un cofano, si intravedeva già la residenza d'epoca, ma era ancora nascosta dalla fitta vegetazione. Quando abbiamo varcato il cancello si è aperta davanti ai nostri occhi la maestosità del giardino, curatissimo, ed è stato come se fossimo andati al di là di uno stargate, siamo andati "oltre il confine" come direbbe uno Giacobbo e ci siamo ritrovati in un altro secolo. Cosa più importante all'interno di quel meraviglioso giardino regna la pace. Il relax è garantito con un sottofondo di cinguettii che distendono nervi e mente.
Accolti dal personale che descriverei a dir poco gentilissimo, preparato e ospitale ci siamo ritrovati in una stanza chiamata Altana, e lì sembrava davvero di esser tornati indietro nel tempo solo certi agi contemporanei ci tenevano nel ventunesimo secolo!





Tra legno e pietre la camera dà la sensazione di essere una castellana e chi è sensibile alla storia o appassionato di medioevo torna indietro nel tempo. La sensazione è bellissima!
Il castello risale al XII secolo e si trova a poca distanza dal centro storico di Perugia inoltre è sulla via per Assisi (dove dovevamo recarci il giorno successivo). La struttura ha subito notevoli cambiamenti ed è stata abbandonata più volte. Addirittura pare che nel XIII secolo fosse un ricovero per pellegrini visto che vicino c'era il Cenobio di San Bevignate sede dei Cavalieri Templari. Data la posizione di rilievo su una collina durante il medioevo era usata come torre di avvistamento per sorvegliare l'ingresso alla città. Ma c'erano lotte interne che causarono danni al castello viste le incursioni delle fazioni nemiche. 
Nel 1800 il castello fu acquistato dalla famiglia Picellier e iniziò la ristrutturazione, ma nel 1929 Alessandro Picellier morì e il castello fu di nuovo abbandonato. Durante la seconda guerra mondiale fu un ricovero per gli sfollati, ma tra l'incuria e l'occupazione il castello riportò danni. Dopo che una importante famiglia umbra lo acquistò, il castello ritrovò il suo antico splendore (cit. wikipedia). 
Anche se è un castello contemporaneo con piscina, bagni magnifici, cucina moderna, bici al posto di cavalli, ha ritrovato il fascino antico. Ora le sue pietre, per metà originali, possono prendersi il giusto riposo e far ricordare il tempo che fu.
Se andate anche se solo per una notte fate un giro completo, il personale vi dirà dove passare per osservare da vicino due armature, un piccolo angolo studio o biblioteca, il panorama che potrete vedere (bellissimo di notte) uscendo tra le merlature e soprattutto ricordatevi di passare vicino alle stanze (senza disturbare perché magari già occupate) denominate Camera del Drago (chiamata così perché trovarono in essa una piccola forma di drago)  e la Segreta (chiamata così perché è stata scoperta durante dei lavori di restauro altrimenti sarebbe rimasta nell'ombra)  potrete incontrare figure che vagano di diritto tra quei muri!
Buona permanenza!

martedì 3 settembre 2019

Astrid: recensione










Autore: Giuliana Balzano
Editore: Alter Ego
Genere: Thriller
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2019




SINOSSI

Genova. Astrid Berglund è la nuova direttrice di una fabbrica dell'azienda Lagerkvist. Una mattina, la donna svedese viene trovata morta nel suo ufficio, il collo brutalmente lacerato da un'arma da taglio. Incaricato del caso è lo scontroso commissario Relli, da poco trasferito nel capoluogo ligure. La principale indiziata è un'operaia che si dichiara innocente, ma che tuttavia non fa nulla per provare la propria estraneità ai fatti. Due mesi dopo, al Parco dell'Acquasola, una donna con problemi psichiatrici, seduta su una panchina, comincia a parlare da sola, dichiarando di conoscere la verità sul caso Berglund, e di sapere chi sia il vero assassino. Le parole della donna vengono intercettate, per caso, da un operatore ecologico, il quale decide di confidare alla zia, Giulia Briozzi, libraia, i fatti strani di cui è venuto a conoscenza. Giulia, su insistenza del nipote, si convincerà ad andare al parco per verificare di persona l'accaduto. Le parole della donna, in un modo o nell'altro, faranno il giro della città, e arriveranno all'orecchio del commissario Relli, il quale finirà per imbattersi in un ginepraio vertiginoso di menzogne, verità taciute e tradimenti inaspettati.



RECENSIONE

A volte si pensa che i luoghi di lavoro possano essere delle isole felici dove tutti vanno d’accordo con tutti, ma sfortunatamente non è così! In rari posti l’armonia c’è e l’azienda funziona bene sia dal punto di vista lavorativo che umano, ma nella maggior parte dei casi quell’equilibrio manca del tutto…soprattutto in un’azienda dove lavorano principalmente donne! Alla Lagerkvist, azienda dove si lavora il legno, la nuova direttrice è una svedese, Astrid Berglund. Lei cerca di mantenere la giusta convivenza tra le lavoratrici, ma ha filo da torcere soprattutto perché due di loro sono guidate da una potente invidia nei confronti del genere umano nonché verso le proprie colleghe tanto da ordine piani degni di due Grimilde in carne e ossa. Così la povera direttrice, che era lontano da casa sua, Falun in Svezia, per respirare aria nuova e dimenticare un dolore grande, si ritrova nel mezzo di piani diabolici nei quali le due streghe fanno cadere lavoratrici irreprensibili. Ma una dipendente che si è avvicinata ad Astrid in modo quasi morboso riesce sempre ad essere al posto giusto e al momento giusto così da svelare alla direttrice  la realtà dei fatti e scagionare le dipendenti innocenti vittime di un gioco sporco. Però questo non basta e le cattiverie vanno avanti fino a quando la povera direttrice svedese viene trovata senza vita. Ma forse in carcere c’è una persona innocente…almeno per l’omicidio! Da qui l’autrice fa partire un intreccio di personaggi che ripercorrono a ritroso i vari avvenimenti che si susseguivano con la vittima. Il lettore viene catturato dalla vita lavorativa dove si potevano incontrare numerosi pericoli grazie alle arpie che inventavano nell’ombra piani diabolici e dalla vita quotidiana di alcuni personaggi, soprattutto di un personaggio. La bravura della scrittrice sta nel non far intendere al lettore chi potesse aver compiuto un gesto così barbaro e nel portare a pensare piste false allo stesso lettore che divora le pagine per arrivare alla verità. La trama crea molti rami tutti uniti da un unico tronco svelando la verità come caposaldo dell’intera storia! Dallo squilibrio mentale di un personaggio si arriva, ma solo alla fine, alla realtà dei fatti. Si potrà comprendere quanto può essere debole un cervello stressato, ma che non può essere giustificato per aver ideato situazioni malvagie o per essere scoppiato per la disperazione. Il lettore sente la pesantezza che i personaggi trascinano sulle proprie spalle a causa di certi avvenimenti che la vita ha riservato loro. Tra le varie perfidie si leggerà anche del buono e tenero tra una libraia (il lettore rimane positivamente impressionato dalla libreria descritta) che fungeva anche da psicologa per i propri clienti, anche quelle disperati, e un commissario di Polizia perseguitato da un difficile e sgradevole blocco mentale. Era anche nuovo del posto e sentiva la pesantezza di un caso per il quale non trovava l’intreccio. Parte tutto dal nipote della libraia, Christian.  In questo romanzo c’è tutto: il dolore di molti personaggi che viene convogliato in modi diversi per ognuno di loro; la gelosia; l’invidia; la cattiveria che genera comportamenti nocivi; la presunzione che fa credere di essere superiori agli altri; l’infedeltà sempre squallida. Tutte negatività che portano ad azioni maligne. Una lettura decisamente piacevole, accurata e piena anche di suspense con una nota cupa e tenebrosa per una casa maledetta in Svezia…evidentemente la maledizione perseguita chi ha vissuto in quella casa anche in Italia.  Buona lettura!




L’autore
Giuliana Balzano, genovese, vive a Cairo Montenotte in provincia di Savona svolgendo la professione infermieristica da più di vent'anni presso il nosocomio cittadino. Da sempre appassionata alla lettura e alla scrittura, è stata premiata al IV Concorso Letterario Nazionale e Satira Vignettistica Adriano Zunino 2012 con il racconto "Un libro, due donne, due storie".

lunedì 29 luglio 2019

I re maledetti. La regina strangolata: recensione




I re maledetti
   La regina strangolata

Autore: Maurice Druon
Editore: Mondadori Oscar
Traduzione: Ettore Capriolo
Genere: storico
Pagine: 253
Anno di pubblicazione: 2014


SINOSSI
Il re è morto. Viva il re! All'indomani della scomparsa di Filippo il Bello, siede sul trono di Francia suo figlio Luigi X il Testardo. I tempi sono cupi e sembra che si stia avverando la maledizione che Giacomo di Molay, gran maestro dei Templari condannato al rogo da Filippo, ha lanciato sulla dinastia dei Capetingi: dopo aver dato alla luce una bambina, infatti, la regina adultera Margherita di Borgogna è stata rinchiusa nella fortezza di Château-Gaillard. Luigi non può quindi avere un erede; né può risposarsi. Almeno fino a che Margherita è in vita... Mentre l'Europa è affamata da una terribile carestia, la corte di Francia è nuovamente scossa da scandali. Nobili, prelati, banchieri e il monarca stesso si ritrovano presi nelle maglie di una rete da cui solo il delitto può liberarli...


RECENSIONE
Avevamo lasciato la Francia al rogo dei Cavalieri Templari ordinato dal re Filippo IV il bello e messo in atto dai suoi consiglieri, il tutto affinché il regno di Francia guadagnasse oro facile rubandolo dai forzieri templari che ormai erano diventati come gli odierni caveau delle banche. Effettivamente i Templari avevano forse dimenticato la loro regola che riguardava il commercio del denaro, ma le falsità buttate loro addosso, le accuse rese “vere” dalle confessioni indotte da atroci torture erano sfociate in una maledizione che il Gran Maestro Jacques De Molay sollevò nei confronti del re e di tutta la sua stirpe, verso De Nogaret e verso il Papa Clemente V che non si era opposto alla carneficina. Il 29 novembre 1314 Filippo il Bello muore. Sei mesi prima era morto De Nogaret e sette mesi prima il Papa Clemente V. Ma la maledizione di De Molay aleggiava sopra la discendenza dei re Capetingi. Il re di ferro aveva regnato con un pugno duro la sua Francia e i suoi sudditi, per mantenere il regno com’era senza rovinarlo con varie rivalità doveva succedere un re coriaceo, ma ciò non avvenne perché Luigi di Navarra, alias Luigi X, non era affato come il padre. Sembrava non riuscisse a prendere decisioni, ma si incaponiva su certe idee e opinioni, per questo fu chiamato Testardo. Voleva toglersi l’onta del tradimento perpetrato ai suoi danni dalla moglie, nonché cugina di Luigi, Margherita di Borgogna che ora era rinchiusa insieme a Bianca di Borgonga, moglie di Carlo Martello il Bello terzogenito della corona di Francia, nella torre di Ch âteau-Gaillard. In questo secondo capitolo della storia Druon spiega in modo semplice e per nulla artefatto cosa succede dopo la morte del re che aveva tenuto testa a tutti. Visto che non c’è la stessa fermezza nel successore i Valois e gli Artois iniziano a minare la stabilità del regno perché vogliono ottenere una gran fetta del tesoro del regno che sia oro o terre. Per ottenere ciò che volevano dovevano spodestare il tesoriere Marigny, uomo di fiducia del re che ostacolava l’elezione di un nuovo Papa e, di conseguenza, l’annullamento del matrimonio tra Luigi X e Margherita. Druon ha un modo di spiegare che incanta e che cattura il lettore e lo trascina nel 1300 tra intrighi, colpi di testa, avidità e povertà dei sudditi che a causa dei malumori di re, consiglieri, nobili e clerici e dell’inadeguatezza al comando ci rimettevano sempre. La semplicità della scrittura dell’autore permette di seguire in modo agevole l’intera storia. Compreso il complotto per liberare Luigi X dalla vergogna che lo circonda e lo rende ridicolo agli occhi del popolo. “La regina strangolata” è il secondo volume della saga dei Re maledetti scritta da Druon, purtroppo la saga è tradotta fino al terzo libro “I veleni della corona”, poi il lettore è costretto a leggere il continuo in lingua francese (a meno che non siano stati tradotti in altre lingue). Comprendo fino ad un certo punto le politiche delle case editrici. Capisco che se il libro non si vende e per arrivare in libreria ha dei costi ai quali si deve far fronte, il volume in questione non viene più edito, ma arrivare al terzo libro e poi rendersi conto di questo non ha senso!Il romanzo storico non ha un mercato vasto come il libro thriller o il giallo (anche se ne esistono di impegnativi), incontra le stesse difficoltà del fantasy (che se scritto bene è davvero una gran bella lettura). Fortunatamente esistono persone che non disdegnano ripercorrere gli accadimenti storici in modo romanzato (quindi più leggero di un saggio), anzi, ma questi lettori grazie alle scelte delle case editrici si ritrovano a non poter leggere i seguiti. Nella speranza (quasi vana) che questi vengano pubblicati, continuo la lettura del terzo libro tradotto in italiano, anche se finisce lì (per chi non sa la lingua francese) è pur sempre una bella lettura che rispolvera la storia francese di fine 1200 e inizi 1300. Soprattutto, grazie all’autore, è una scrittura piacevole e scorrevole.



L’autore
Maurice Druon è stato uno scrittore francese, membro dell'Académie française, nella quale ha occupato per quindicesimo il seggio numero 30. Nipote dello scrittore Joseph Kessel, con il quale scrisse lo Chant des Partisans, che, con una musica di Anna Marly, fu usato come inno della Resistenza francese durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1948 vinse il Prix Goncourt con il romanzo Les grandes familles. Fu eletto all'Académie française l'8 dicembre 1966, subentrando a Georges Duhamel. La sua notorietà è dovuta principalmente alla serie di sette romanzi storici pubblicata negli anni cinquanta del XX secolo con il titolo Les Rois Maudits (I re maledetti). Dal 1973 al 1974 fu ministro della Cultura nel secondo governo di Pierre Messmer. Dal 1978 al 1981 fu deputato di Parigi nelle liste di Rassemblement pour la République. Morì all'età di 90 anni il 14 aprile 2009 a Parigi.







giovedì 4 luglio 2019

L'enigma dell'abate nero: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








Autore: Marcello Simoni

Editore: Newton Compton
Genere: Storico
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2019






Sinossi. Estate 1461, Mar Ligure. Angelo Bruni, diventato mercante navale e all’occorrenza contrabbandiere, abborda una nave proveniente da Avignone, intenzionato a saccheggiarla. A bordo di quell’imbarcazione, però, si nasconde una spia informata di un complotto ordito ai danni del noto cardinal Bessarione. Deciso a sfruttare a proprio vantaggio quell’informazione, Angelo pianifica di correre in soccorso del prelato, che si trova a Ravenna, per derubarlo delle sue ricchezze con l’aiuto del ladro Tigrinus. Ma l’avventura non andrà come previsto e Tigrinus raggiungerà Ravenna da solo. Qui, però, diventerà inaspettatamente il bersaglio di attacchi incrociati: quelli dei fedeli di Bessarione, convinti che il ladro fiorentino sia un sicario pericolosissimo, e quelli di Bianca de’ Brancacci, inviata a Ravenna da Cosimo de’ Medici. Inseguimenti, catture, fughe rocambolesche: Tigrinus dovrà fare appello a tutta la sua astuzia e al suo ingegno per salvarsi la vita e recuperare la Tavola di Smeraldo, il pericoloso libro che tutti vogliono. E mentre lotta per scampare alla morte scoprirà una verità sconvolgente che riguarda l’inquietante Abate Nero…


Recensione

Come Virgilio con Dante, Simoni conduce il lettore nei meandri del secolo scelto e gli fa visitare le città, i paesi, le vie che siano dei mercanti o dei conciatori o quelle del volgo, i palazzi o le locande del vizio, descritte tra le pagine dei suoi libri come se il lettore si trovasse in carne ed ossa in quei luoghi, come se il lettore stesse vivendo quella storia in prima persona.
È una sensazione unica e piacevole per chi legge i romanzi di Simoni senza aver paura di affrontare avvenimenti storici che per molti risultano pesanti, perché l’autore ha una scrittura decisamente coinvolgente che rende la storia leggera, ma non superficiale. Semplicemente Simoni riesce a coinvolgere un nutrito pubblico grazie al suo modo di scrivere ricercato, ma non indigesto a chi non digerisce letture riguardanti il passato storico. L’autore prima di essere scrittore è bibliotecario e sa bene come muoversi tra scaffali polverosi per destreggiarsi, come un Tigrinus tra i tetti, in una ricerca del passato rendendola di facile lettura ai contemporanei.
Come un moderno alchimista l’autore produce un’essenza segreta che magistralmente sa usare per creare una storia che cattura il lettore come fosse Caco davanti ad un forziere d’oro; per perpetrare un’aura di malia nei suoi scritti che si può paragonare agli occhi di Bianca mentre ipnotizzano gli uomini che incontra e per far si che i suoi personaggi rimangano vivi nella memoria di chi legge. In questo modo Tigrinus, Caco, Bianca, Angelo e gli altri si fanno figure che prendono vita nell’immaginario del lettore come fossero personaggi dipinti in un affresco.
Grazie alla bravura dell’autore le parole impresse sulle pagine diventano evocative riuscendo ad immergere chi legge nell’avventura che stanno vivendo i personaggi in quel momento e in quelle che hanno già vissuto precedentemente ricollegando il tutto senza difficoltà. In questo romanzo Tigrinus si troverà alla resa dei conti con il suo passato, ma dovrà fare attenzione a chi vuole qualcosa che lui ha e che cerca con tutti i mezzi di togliere al ladro per appropriarsene. Tra le pagine de L’enigma dell’abate nero si lascia il suolo di Firenze, città delle spie e dei banchieri, e la figura di Cosimo de’ Medici sordido e avido di potere, per arrivare a Ravenna e leggere di scorci bizantini lasciati alla città dalla conquista dell’Impero Romano d’Oriente, anche se nel periodo indicato dal romanzo era sotto la dominazione della Repubblica di Venezia.
Ravenna era colma di pellegrini che fuggivano da Costantinopoli ormai presa dai turchi e tra questi si nascondevano, sotto ampie cappe calate sul viso, dei forestieri che avevano uno scopo ben preciso: trovare e catturare Tigrinus! L’ombra di Cosimo anche se lontana è sempre presente perché lui desidera ardentemente il libro che Tigrinus custodisce. Il lettore sarà di fronte ad un concatenamento di eventi che causano problemi ad alcuni personaggi solo per salvare la faccia e far ottenere favori ad altri protagonisti.
Qui si incontra la cupidigia di chi vuole ottenere ricchezze in modo facile, o quasi; la voglia di chi chiede a gran voce formule occulte per aumentare il potere e abbattere i confini della conoscenza terrena; la corruzione che investe molti membri del clero chiusi nelle loro idee bigotte prive di spiritualità e ricche di bramosia di potere. Si incontrano personalità abiette che pensano solo al loro bene senza preoccuparsi del male che ricevono le persone che vengono colpite dalle loro bugie.
Tigrinus anche se ladro è il più onesto!
In questo groviglio di falsità il ladro deve cavarsela per riuscire a scoprire la storia del suo passato. Il ritmo delle vicende è veloce per questo motivo si passa da una scena all’altra senza far fatica e senza perdere il filo della storia. Simoni è come un cantastorie che racconta attraverso i suoi romanzi la storia passata adattandola alla lettura dei nostri tempi pescando nel bagaglio della sua creatività e creando personaggi che son posti vicino a quelli realmente esistiti.
Riuscirà Tigrinus a scoprire la storia del suo passato ed essere libero dall’assillo che lo angoscia da tempo?
Lo scoprirete solo leggendo L’enigma dell’abate nero.
Buona lettura!

A cura di
Marianna Di Felice



Marcello Simoni  (Scheda Autore)


È nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. I diritti di traduzione sono stati acquistati in diciotto Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato La biblioteca perduta dell’alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, secondo e terzo capitolo della trilogia del famoso mercante; L’isola dei monaci senza nome, con il quale ha vinto il Premio Lizza d’Oro 2013; La cattedrale dei morti; la trilogia Codice Millenarius Saga (L’abbazia dei cento peccati, L’abbazia dei cento delitti e L’abbazia dei cento inganni) e la Secretum Saga (L’eredità dell’abate nero, Il patto dell’abate nero e L’enigma dell’abate nero). Nel 2018 Marcello Simoni ha vinto il Premio Ilcorsaronero.


Recensione scritta per www.thrillernord.it


sabato 22 giugno 2019

Il resuscitatore: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








AutoreLorenzo Beccati

Editore: DeA Planeta
Genere: Gotico
Pagine: 219
Anno di pubblicazione: 2019





Sinossi. La notte del 4 novembre 1803, mentre contempla le acque del Mare del Nord infrangersi contro i legni del Victoire, il veliero battente bandiera francese su cui si è imbarcato per approdare a Londra, il fisico Giovanni Aldini ignora la portata degli eventi in cui verrà coinvolto nella capitale del regno inglese, ma sa perfettamente cosa va cercando: un cadavere fresco e non mutilato. Con un’adeguata stimolazione elettrica, opportunamente distribuita fra le membra, è possibile restituire la vita a chi l’ha perduta: è questa la convinzione su cui lo scienziato bolognese ha fondato i suoi recenti studi e le spettacolari, quanto chiacchierate, dimostrazioni eseguite in Italia e in Francia sui corpi di animali. Ma l’Inghilterra, che non conosce la ghigliottina, significa altro. Significa pene capitali inflitte tramite impiccagione, la possibilità di avere a disposizione corpi integri di reietti appena deceduti. Sbarcato in una Londra sordida, traboccante di miseria e disperazione, che la penna di Beccati ricostruisce con la vividezza che solo i maestri del genere sanno regalare, Aldini si getta a capofitto nel suo progetto visionario. Ma l’ambizione folle e la cieca fede nel progresso lo porteranno presto a fare i conti con le paure e i dilemmi morali che da sempre si annidano nel cuore dell’essere umano.



Recensione

Il sottotitolo del romanzo può far pensare al lettore che la storia che si accinge a leggere sia una rivisitazione di Frankenstein o che sia un nuovo Frankenstein creato sulle orme dell’ormai famoso mostro di Mary Shelley, ed invece non è così!
Giovanni Aldini è lo scienziato che ha influenzato la scrittura dell’autrice di Frankenstein perché Aldini è nato prima della scrittrice britannica e i suoi spettacoli con i cadaveri erano precedenti allo scritto sul mostro del 1818.
Quindi era ancora difficile sperimentare senza innervosire benpensanti, religiosi e chi doveva mantenere l’ordine, anche se di nascosto i suddetti contravvenivano alle regole morali. Si doveva mantenere la facciata, una parvenza di perfezione che si abbandonava poi nell’angolo più buio, ma Aldini, al contrario, eseguiva i suoi spettacoli davanti ad un pubblico di moralisti, curiosi, lassisti, un pubblico con divergenze di pensiero, quindi ogni volta rischiava che lo incarcerassero per dubbio comportamento. Giovanni Aldini è davvero esistito ed ha condotto i suoi esperimenti dapprima a Bologna e poi in Inghilterra.
Allo scienziato servivano cadaveri tenuti bene e in Inghilterra la pena di morte era l’impiccaggione quindi preferiva avere quei corpi interi più che quelli ghigliottinati. La pratica suscitava ribrezzo e curiosità al tempo stesso e i religiosi e i timorati di Dio puntavano il dito contro chi usava dissotterrare cadaveri e usarli per scopi medici.
I corpi usati erano quelli di criminali della peggior specie, ma anche in questo caso vigeva la regola che un morto doveva riposare e non poteva essere disturbato. Aldini, che aveva come mentore suo zio Luigi Galvanifisico che dimostrò l’attitudine dei tessuti biologici di provocare energia elettrica sperimentando sulle rane, riprodusse gli studi dello zio sugli esseri umani.
Nel romanzo scritto da Beccati però Aldini incontra non pochi problemi, molti ostacoli ai suoi studi. Viene visto come un sacrilego! E non solo …viene anche accusato di altro perché operando con i cadaveri, per alcune persone, potrebbe anche fare in modo di uccidere per disporne. Già ne sapeva qualcosa ai suoi tempi Leonardo da Vinci,padre dell’anatomia,!anche lui alle prese con problemi di cadaveri. Andando avanti nei secoli l’anatomia non si è fermata come scienza, ma è progredita grazie agli esperimenti nascosti di medici e scienziati che operavano sui morti.
Galvani prima e Aldini dopo si son spinti oltre e da questi studi sono nati l’elettroshock, che in seguito non è stato usato al meglio o solo per scopi terapeutici magari su soggetti che necessitavano davvero, e il più moderno defibrillatore che riporta le persone dal regno dei morti in quello dei vivi in molte occasioni. È una scienza che fa paura, macabra che Aldini dimostrava platealmente mandando in scena un cadavere attaccato a fili elettrici che si muoveva in modo convulso quando riceveva stimoli. Per avere materiale di studio faticava non poco e dopo aver fatto una richiesta legale si ritrovò a vestire panni che non aveva mai indossato per scoprire la verità e per scagionare la sua persona.
Solo che Aldini non sospettava che qualcuno lo osservava nell’ombra per farlo cadere quando meno se lo aspettava! Anche il lettore mentre scorre le pagine del libro prova le stesse emozioni del pubblico dell’epoca. Siamo in Inghilterra, nell’età di Giorgio I e c’è fermento nella società per l’ascesa della borghesia, il fasto dell’architettura, delle spese folli, della fame di cultura, insomma c’è fermento per una rincorsa ad illuminare le menti, ma anche se l’apparenza è positiva esiste anche l’altra faccia che mostra povertà, prostituzione, alta criminalità, sfruttamento minoriledi cui lo scienziato inala fetidi effluvi passando per le vie del popolo.
Il lettore pensa che Aldini dovrebbe piazzarsi tra le menti illuminate come innovatore, ma la sua è una scienza pericolosa e non ancora concepibile purtroppo. Grazie alla scrittura lineare dello scrittore, il lettore viene guidato nei cupi meandri di una scienza che rimane ancora nell’oscurità e che genera incubi, dove incontra personaggi sudici  da una parte e menti brillanti dall’altra; il lettore rimane in tensione davanti alle descrizioni dei cadaveri nel momento in cui si fornisce loro energia.
Buona lettura!

A cura di
Marianna Di Felice 


Lorenzo Beccati (Scheda Autore)


Lorenzo Beccati (Genova, 1955) ha collaborato come autore al successo di programmi che hanno fatto la storia della tv italiana, tra cui Drive-in, Paperissima e, tuttora, Striscia la notizia. Ha scritto film, opere teatrali e romanzi, l’ultimo dei quali è L’ombra di Pietra (DeA Planeta, 2018).


Recensione scritta per www.thrillernord.it

venerdì 7 giugno 2019

Strade insanguinate: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it







AutoreStuart MacBride

Traduzione: Francesca Noto
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 480
Anno di pubblicazione: 2019





Sinossi. La storia personale di Logan Mcrae non è certo specchiata, ma ora che ha ricevuto una promozione deve rigare dritto e tenere d’occhio, a sua volta, i suoi colleghi. Quando uno degli agenti viene trovato morto sul sedile di guida di un’auto distrutta, è uno shock per tutto il dipartimento di polizia. L’ispettore Bell, infatti, era deceduto due anni prima. O almeno così credevano. Immediatamente viene aperto un caso e Logan comincia a indagare nel passato del collega. Dove è stato per tutto quel tempo? Perché è scomparso? E, soprattutto, che cosa c’era di così importante da costringerlo a tornare nel regno dei vivi? Più scava a fondo e più si rende conto che ci sono scomode verità sepolte, pronte a tornare a galla. Ma c’è anche qualcuno disposto a uccidere perché rimangano nascoste. Logan sa che se non riuscirà a risolvere in fretta il caso, l’ispettore Bell non sarà l’unico a dover essere seppellito.


Recensione

Stuart MacBride è una garanzia perché con lui il lettore è sicuro di leggere un vero thrillerun thriller intenso intriso di casi che si accavallano e che sono uniti da un unico filo conduttore, la quale matassa si sbroglia verso la fine!
Prima di allora il lettore rimane sconcertato dalle forti situazioni che ricalcano la realtà, la cronaca nera che purtroppo macchia la vita di una città come quella di un paese. Il lettore riesce a rilassarsi solo dopo aver letto l’ultima pagina fino a quel momento è teso, agitato, ha emozioni contrastanti di simpatia e odio nei confronti di vari personaggi, ha un cumulo di adrenalina addosso.
Rimane sbalordito da certi comportamenti tra colleghi, disgustato dai modi di certi criminali, angosciato per le vittime, in dubbio su certe indaginiperché anche il lettore inizia a investigare con il grande MacRae, e stupito da certi colpi di scena. Nel thriller di MacBride ci sono tutti gli ingredienti che mantengono incollato alle pagine un lettore. Non è breve nei ragionamenti, o sbrigativo nelle esposizioni o arido nei particolari, MacBride scrive tutto e non risulta affatto pesante, anzi, aumenta la suspense.
Ad esempio durante le indagini su un corpo sepolto in mezzo al nulla da ritrovare, mentre il tempo stringe prima che arrivi la sera e la pioggia scende incessante e non accenna a smettere, si fermano a mangiare davanti ad un MacRae contrario e una Steel ferma nella sua presa di posizione…lei deve mangiare, gli altri devono mangiare, anche il suo collega idiota deve mangiare!
Davanti a questa situazione il lettore mentre legge l’elenco dei piatti che mangeranno i poliziotti non si annoia perché, nel frattempo, si sta chiedendo chi troveranno sotto la terra?
Come sarà finito lì?
Ce la faranno prima che arrivi la notte?
La lettura è intensa e l’argomento lo è di più! L’autore cattura subito la curiosità del lettore facendo rinvenire il corpo di un poliziotto morto due anni fa. Da qui partono le indagini portate avanti da poliziotti, colleghi del defunto, che sono ancora increduli per quello che è successo.
Le ricerche proseguono e aumentano quando ritrovano un altro poliziotto che stava conducendo delle indagini per conto suo. Il gioco si fa duro! Loro sono dei minuscoli pezzi su una scacchiera gigante. Vengono risucchiati in un sordido mondo fatto di persone nell’ombra, con il volto coperto da una maschera che decidono delle sorti di poveri innocenti.
Il lettore capisce che si parla di gente che all’apparenza è per bene perché ricopre incarichi importanti e in vista, ma dietro è assolutamente sudicia! Questo si vede anche nella vita reale! Le vittime subiscono in silenzio e vengono trattate come animali in gabbia.
Perché loro sono destinate ad un mercato, il peggiore dei mercati. La stampa anziché aiutare i poliziotti li denigra, la gente anziché collaborare con la polizia la boicotta, la aggira e sceglie di farsi aiutare da persone sbagliate mantenendo il segreto con gli agenti.
MacRae e i suoi colleghi annaspano in questo pantano dove sembra non abbiano appigli, fino a quando riescono ad afferrare una possibilità. Da qui iniziano le azioni al cardiopalma.
Si scopriranno molti segreti e verranno svelate le azioni di una persona che sembrava guidata dalla disperazione ed era passata per vittima, ma al contrario era un carnefice anche se guidata da forte angosciaColpi di scena sono riservati anche nei confronti di poliziotti con atteggiamenti ambigui, che sembravano malvagi o impazziti ed invece…
Il lettore potrà vedere un MacRae determinato, che cerca di ragionare velocemente anche se non riesce ad avere tutte le risposte, che sbaglia, ma che fiuta la pista giusta per salvare un carico prezioso. Un MacRae che deve richiamare i colleghi per farli filare dritto, per farsi ascoltare e seguire nelle azioni. Un MacRae serio che ha problemi relazionali con la collega Steel, come quasi tutti nel distretto, un MacRae che tra azioni pericolose e lunghe indagini riesce a far ridere il lettore,stemperando così la compostezza, attraverso battute banali o ironiche. Questo thriller si potrebbe leggere tutto d’un fiato, ma per il contenuto pregno di significato che ha si assapora come si fa con un whiskey invecchiato che si osserva, si odora e alla fine si gusta.
Visto che con Stuart MacBride il lettore “si trasferisce” in Scozia, il paragone con la bevanda alcolica è perfetto.
Buona lettura!

A cura di 
Marianna Di Felice


Stuart MacBride (Scheda Autore)


È lo scrittore scozzese numero 1 nel Regno Unito ed è tradotto in tutto il mondo. La Newton Compton ha pubblicato i thriller Il collezionista di bambini (Premio Barry come miglior romanzo d’esordio), Il cacciatore di ossa, La porta dell’inferno, La casa delle anime morte, Il collezionista di occhi, Sangue nero, La stanza delle torture, Vicino al cadavere, Scomparso e Il cadavere nel bosco, con protagonista Logan McRae; Cartoline dall’inferno e Omicidi quasi perfetti, che seguono le indagini del detective Ash Henderson; Apparenti suicidi; Il ponte dei cadaveri. MacBride ha ricevuto il prestigioso premio CWA Dagger in the Library e l’ITV Crime Thriller come rivelazione dell’anno. Per saperne di più: www.stuartmacbride.com.


Recensione scritta per www.thrillernord.it

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