mercoledì 25 luglio 2018

Il patto dell'abate nero: recensione







Il patto dell’abate nero



Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton
Pagine: 336
Genere: Romanzo storico
Anno di Pubblicazione: 2018





Sinossi:

13 marzo 1460, porto di Alghero. Un mercante ebreo incontra in gran segreto l’agente di un uomo d’affari fiorentino, Teofilo Capponi. Vuole vendergli un’informazione preziosissima: l’esatta ubicazione del leggendario tesoro di Gilarus d’Orcania, un saraceno scomparso ai tempi di Carlo Magno. Venuta per caso a conoscenza della trattativa, Bianca de’ Brancacci, moglie di Capponi, si convince che quel tesoro ha a che fare con la morte di suo padre. Elabora così un piano preciso, ma per realizzarlo ha bisogno dell’aiuto di Tigrinus, il noto ladro fiorentino legato a Cosimo de’ Medici. Tigrinus dovrà partire alla volta di Alghero, spacciarsi per Teofilo Capponi, e poi mettersi sulle tracce dell’oro di Gilarus. A Firenze, Bianca cercherà di mantenere il segreto sulla missione affidata al ladro. Ma, mentre Tigrinus è lontano, qualcuno ha finalmente modo di mettere le mani sul tesoro più grande che il furfante nasconde: la Tavola di Smeraldo...





Recensione:

Questa volta me la son presa comoda! Ho letto il libro in tutta tranquillità senza correre, senza pensare ad una scadenza per scrivere la recensione, ho degustato le pagine come fossero bicchieri di un ottimo vino che dev’essere assaporato per essere apprezzato. In effetti i romanzi di Simoni aumentano la fame di lettura per questo di solito si arriva alla fine in pochissimi giorni, se non il giorno stesso dell’acquisto! Avevo altre letture per le mani, letture che richiedevano un tempo minore per essere lette e per scrivere la recensione, ma mi ricordavo sempre di leggere qualche capitolo de Il patto dell’abate nero perché non riuscivo proprio a tenerlo in disparte, dovevo sapere quale avventura aspettava Tigrinus e company.
Due tesori tirano i personaggi nella trama del romanzo: il tesoro di Gilarus d’Orcania e la Tavola di smeraldo e dall’avidità di possederli si sviluppano cinque scene dove i personaggi hanno una parte da portare avanti. Quella che dà il via è Bianca de’ Brancacci che apre il sipario con la conseguenza che deriva da anni di repressione e maltrattamenti nei confronti del marito Teofilo Capponi che ha degli affari loschi da portare avanti e non si cura affatto della moglie trattandola come fosse una serva. Per tornare a respirare Bianca agisce con stupidità perché tira in ballo un’altra persona addossandole la colpa di ciò che fa lei. E usa questa persona, Tigrinus, per scoprire cos’era successo al padre. Dal canto suo Tigrinus trova il lato positivo in questo e cioè il tesoro di Gilarus d’Orcania sul quale potrebbe mettere le mani ed essere ripagato per le fatiche. Ma non è semplice perché chi vuole mettere le mani su quel tesoro ha orecchie ovunque. Chiamarlo thriller storico secondo me non è corretto, perché non dev’essere classificato come thriller. All’epoca si agiva così, anche oggi se è per questo, quindi dovrebbe essere tutto un thriller, ogni azione, ogni pensiero malvagio! All’epoca le macchinazioni per raggiungere uno scopo erano all’ordine del giorno soprattutto tra nobili, signori e ladri! Si facevano la guerra, ma alla fine avevano la stessa indole! Tutti dovevano arrivare primi e dovevano arrivare alla massima ricchezza per la fame di potere che avevano e che non si quietava mai. Figure come Cosimo de’ Medici che agisce nell’ombra manovrando altre persone come fosse un burattinaio per avere un libro considerato del diavolo. Come Angelo Bruni, cugino di Bianca de’ Brancacci, che vuole rimpinguare le casse vuote della sua ricchezza dopo aver perso tutto, ma la brama non fa ragionare e induce a sbagliare più volte, a farsi raggirare addirittura da una donna (come al solito) che come se fosse una strega, ammalia il malcapitato per girarlo al suo volere, per difendere, forse, una terza persona alla quale essa è legata...mistero!  Perché tutti pensano ai propri interessi senza pensare che tirare in mezzo persone significa rovinare loro la vita! Il compare di Tigrinus intanto scopre gli imbrogli di Simeone de Lunell un mercante ebreo decisamente ricco con il quale il padre di Bianca prima e il marito della stessa poi, avevano preso accordi. E Tigrinus scopre molto di più inseguendo il tesoro di Gilarus d’Orcania. Naturalmente non posso svelare di più perché svanirebbe la voglia di leggere il libro. Non allungo nemmeno perché non serve, secondo me, scrivere tanto rischiando di non esser letti, dai lettori perché non vogliono scoprire troppo prima di leggere il libro e da quelli che devono avvicinarsi alla lettura perché sarebbe pesante per loro!
Leggere i romanzi storici di Marcello Simoni è sempre un piacere perché la sua scrittura è decisamente fluida e se pensate che tra le pagine si parla anche di dati storici è un bene che sia scorrevole senza incorrere in pesanti intoppi che provocherebbero al lettore un senso di oppressione. Si respira come sempre un'aria medievale che incanta il lettore e soprattutto il lettore che ama quel periodo storico. Nel caso alcuni abbiano il timore di imbattersi in notizie storiche pensando di non uscirne fuori dico loro che sono fuori strada perché grazie al salto di scene (ora si parla di Bianca che deve difendersi a Firenze, ora di Tigrinus che si trova ad Alghero, ora di Cosimo che agisce in stanze segrete del suo palazzo) con i diversi personaggi protagonisti, il lettore non si accorgerà di andare avanti perché sarà totalmente preso dalla lettura! E arriverà come sempre alla fine dolendosi del fatto che una nuova avventura di Tigrinus sia già finita e si domanderà quando potrà di nuovo leggere dell’abate nero o della tavola di smeraldo.




L’autore

È nato a Comacchio nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, laureato in Lettere, ha pubblicato diversi saggi storici; con Il mercante di libri maledetti, romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. I diritti di traduzione sono stati acquistati in diciotto Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato La biblioteca perduta dell’alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, secondo e terzo capitolo della trilogia del famoso mercante; L’isola dei monaci senza nome, con il quale ha vinto il Premio Lizza d’Oro 2013; La cattedrale dei morti; la trilogia Codice Millenarius Saga (L’abbazia dei cento peccati, L’abbazia dei cento delitti e L’abbazia dei cento inganni) e i primi due capitoli della Secretum Saga (L’eredità dell’abate nero e Il patto dell’abate nero). Nel 2018 Marcello Simoni ha vinto il Premio Ilcorsaronero.



martedì 24 luglio 2018

Il segreto di Palazzo Moresco: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it










Autore: Irma Cantoni

Editore: Libromania
Genere: Thriller
Pagine: 347
Anno di pubblicazione: 2018






Sinossi. Ginevra Moro non crede ai suoi occhi: sul treno che la porta da Brescia a Milano le sembra di vedersi riflessa in uno di quegli specchi che deformano la realtà; l’immagine che vede passare dall’altra parte del vetro è quella di un’adolescente dall’aspetto selvatico, un’anima alla deriva, una copia di sé stessa priva della ricchezza e dell’eleganza tra le quali è cresciuta. Le strade di Brescia si preparano intanto ad accogliere il rombo dei motori e lo scintillio delle carrozzerie delle auto d’epoca che partecipano alla Mille Miglia. Durante la cena di gala che precede la corsa e vede riunita tutta la Brescia che conta, la capo commissario Vittoria Troisi conosce Lodovico Moro, il padre di Ginevra: tra scambi di battute e galanterie, il collezionista si lascia andare a confidenze sulla sua vita privata e familiare che lasciano interdetta Vittoria, indecisa se interpretarle come un tentativo di seduzione o una richiesta d’aiuto. Quando il corpo di Lodovico Moro viene ritrovato senza vita nello studio privato di palazzo Moresco, la magnifica residenza di famiglia che cela alla stessa maniera tesori d’arte e rancori familiari, Vittoria è incaricata delle indagini. Senza una pista certa e senza il giovane agente del posto Mirko Rota a farle da guida nella realtà locale, Vittoria Troisi si ritrova di nuovo alle prese con le torbide relazioni di una famiglia della ricca provincia bresciana e come sempre tormentata dai fantasmi privati che la riportano per una breve parentesi, ma forse non per caso, nella sua Roma.

Recensione
Tra una Brescia artistica e una Roma piena di turisti e caratterizzata da una routine frenetica, l’autrice posiziona i suoi personaggi intrecciandoli con sapienza e muovendoli con la preparazione di un bravo giocatore di scacchi.
Nel nuovo romanzo di Irma Cantoni, che succede a “Il bosco di Mila” al quale è collegato per la conoscenza di alcuni personaggi, il lettore entra nel mondo dell’arte grazie a Lodovico Moro che da proprietario di fabbriche passa a essere un grande collezionista. Lodovico è al tempo stesso emotivo e razionale.
Come un artista sogna, ma con gli occhi tristi per un doloroso passato del quale gli rimane il frutto di un amore tormentato che curava gelosamente.
Il lettore si ritrova a seguire la storia di una classica famiglia ricca che ha più problemi che lati positivi; l’autrice distribuisce una vibrante tensione attraverso una complessa manifestazione del mistero e un risolutivo svolgimento delle indagini. Il lettore riesce a fare un’analisi dei vari personaggi e soprattutto di un personaggio decisamente particolare, dalla personalità deviata da una forma di narcisismo contornata da delirio di onnipotenza, che nasconde non pochi segreti.
Il romanzo dà spazio alle vicende di famiglie ricche che si intrecciano con vite normali o decadenti;non ci sono idee scontate, ma situazioni coinvolgenti nella loro sconcertante normalità.
La scrittura non riserva cali di attenzione perché non si perde in vane descrizioni o non usa parole degne di un semiologo e non di un normale lettore.
Per questo il romanzo è degno di esser chiamato thriller (come già è stato per “Il bosco di Mila”) e il lettore, rimanendo imprigionato dalla trepidazione e dalla curiosità, arriverà alla fine divorando le pagine!



Irma Cantoni (Scheda Autore)


Irma Cantoni è nata a Brescia, dove vive tuttora dopo un periodo di quattro anni a Roma. Da oltre vent’anni segue il percorso meditativo della scuola buddhista Karma Kagyu e dal 2006 ha contribuito alla pubblicazione di diversi saggi sulla pratica buddhista e su bioenergetica e naturopatia. Ha esordito nella narrativa con i racconti lunghi La regina degli Stati Uniti (premiato al concorso Penna d’Autore Torino) e Il cartomante, dove compare per la prima volta la commissaria Vittoria Troisi, protagonista delle indagini di Il bosco di Mila.

A cura di Marianna Di Felice






                                            Recensione scritta per www.thrillernord.it

giovedì 19 luglio 2018

Il testamento di Satana: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it






http://thrillernord.it/il-testamento-di-satana/



Autore: Eric Van Lustbader

Traduttore: Antonio David Alberto
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 384
Anno di Pubblicazione: 2018


Sinossi: La fine del mondo è stata annunciata più volte nel corso della Storia da diversi profeti. Adesso, però, senza alcun preavviso, sta arrivando davvero. In una caverna nascosta tra le montagne del Libano, un uomo fa una scoperta destinata a cambiare il mondo. Quello che viene alla luce è rimasto nell’ombra per migliaia di anni: il Testamento di Satana. A Istanbul il capo di una setta di Osservanti, Bravo Shaw, viene informato da Fra Leoni dell’imminente guerra tra Bene e Male. Un pericolo mortale sta per abbattersi sull’umanità: il terribile esercito di Satana, i Caduti. Bravo, Ayla, Fra Leoni ed Emma, la sorella non vedente di Bravo, rappresentano l’unica speranza di salvezza di fronte al caos generato dal Testamento di Satana. Se vogliono evitare che l’umanità venga resa schiava dai Caduti, dovranno scoprire segreti talmente pericolosi da mettere a rischio le loro stesse vite.


Recensione
Dal Libano a Malta, da Istanbul all’Italia, Braverman Shaw gira il mondo per cercare di fermare una minaccia per l’umanità. Il Male puro si è risvegliato e vuole manipolare gli umani per i propri scopi, per riprendersi ciò che aveva quando Dio lo ha cacciato per sempre.
Gli umani, deboli e dubbiosi, sono perfetti per essere controllati dai demoni.
Bravo scoprirà, strada facendo, cose che il nonno Conrad e il padre Dexter non gli hanno mai detto; cercavano di proteggerlo, ma davvero il non sapere può dare protezione? Oppure è meglio essere preparati per quando si avrà davanti il capo dei Caduti?
Insieme a lui, Ayla Tusik, unica figlia di Dilara e Omar Tusik, carissimi amici di Bravo che erano a conoscenza di molte cose. Aldus Reichmann, l’antagonista, aveva inviato un cacciatore di reliquie in una grotta del Libano per trovare il primo elemento dell’empia trinità. La grotta nascondeva segreti da distruggere oppure segreti che molti volevano usare come l’oro di Salomone, la Quintessenza che molti cercavano…
Andare alla ricerca del testamento in un territorio controllato dai jihadisti, dai Cavalieri di San Clemente, opposti all’Ordine di cui faceva parte Bravo, e dai demoni che cercavano di allontanare chi voleva distruggere l’empio libro, era decisamente difficile e Bravo lo sapeva. Come si può leggere all’inizio del libro, all’interno del romanzo troveremo una finzione influenzata dalla Storia, quella vera.
La storia si ripete… La voglia di vendetta nei confronti della cacciata e della caduta porterebbe alla fine degli uomini, l’avevano predetto che sarebbe tornato… Tra esseri particolari dotati di una determinata forza, demoni e comuni mortali, l’empio sigillo sarà riportato all’oscurità che gli appartiene? E si riuscirà così a salvare l’umanità?
Dovete assolutamente leggere questo thriller per saperlo, e state attenti a chi vi osserva nell’ombra: potrebbe avere il sigillo dell’empia trinità!
Il romanzo è davvero coinvolgente! Il lettore è tentato dalla lettura, come se ci fosse un diavolo (rimanendo in argomento) che non fa staccare gli occhi dalle pagine fin quando non si arriva alla fine. La scrittura è fluida, anche se il romanzo riporta molte informazioni e i protagonisti sono impegnati in molte azioni.
L’autore sa manovrare i personaggi aumentando, mano a mano, la curiosità del lettore e regolando la tensione rispetto agli avvenimenti che si susseguono.



Eric Van Lustbader


Eric Van Lustbader è nato a New York nel 1946. Prima di dedicarsi completamente alla scrittura, è stato insegnante nelle scuole primarie. A oggi può contare oltre venticinque romanzi bestseller, tradotti in più di venti lingue e diventati un successo in tutto il mondo.

 A cura di Marianna Di Felice






                                                  Recensione scritta per www.thrillernord.it


lunedì 16 luglio 2018

Intervista a Igor De Amicis

Intervista fatta per www.thrillernord.it






http://thrillernord.it/intervista-ad-igo-de-amicis/



Forse molti pensano che in un thriller ci sia poco di reale, vedendo film e serie tv che in certi casi ridicolizzano la realtà, il tuo invece è decisamente reale. Credi possa essere una scelta audace?


 
Io sono un appassionato lettore di thriller ne ho letti tantissimi, centinaia forse migliaia ormai oriento le mie letture verso autori europei  perché non banalizzano le storie, molti autori statunitensi forse guidati dalle fiction, dai film, da una certa serialità di scrittura arrivano a banalizzare alcune vicende.  In dei testi statunitensi  molto spesso i il serial killer diventa banale, come se campasse solo di questo  e a volte per cercare originalità, per cercare di creare un personaggio particolare,  viene reso ridicolo, mentre invece nel thriller europeo o nel poliziesco europeo, penso a Fred Vargas, penso al commissario Wallander, i personaggi e le storie sono più reali, più concrete. Il poliziotto non è un supereroe che risolve tutto, è una persona complessa. Il cattivo, il killer, il criminale non è il male assoluto, è una persona sicuramente malvagia, ma è una persona sfaccettata sotto più punti di vista, è una persona che ha anche un suo lato “positivo”, anche un suo lato umano. E il mio thriller  vuole porsi nella stessa continuità del thriller europeo, vuole staccarsi un po’ da quello che sono certi altri romanzi . Essendo un autore italiano che scrive di criminalità ho tanti spunti quindi perché inventarmi un fantomatico serial killer assurdo e poco credibile quando in Italia, purtroppo, abbiamo la criminalità organizzata che da questo punto di vista spunti di storie e spunti di narrativi ne offre talmente tanti che secondo me è una miniera, ancora non esplorata bene, per uno scrittore?



Come si legge nella “storia” della Camorra, che ha origini addirittura medievali, prima i pisani per controllare i loro possedimenti nel cagliaritano e poi gli aragonesi, usavano gente proveniente da bassi strati della società napoletana, riunite in clan, che facevano affari attraverso vari protettorati, gabelle, gioco d’azzardo e tangenti. Erano dei mercenari di alti ceti sociale e abusavano del  loro potere sul popolo. Si davano arie nobili ma chi sono davvero i componenti delle organizzazioni criminali?


Questa storia delle origini nobili delle organizzazioni criminali è del tutto falsa, se la sono inventata loro per darsi un’aura di importanza.  Sono criminali puri e semplici! Addirittura alcuni cantanti neomelodici napoletani hanno cantato canzoni sulle loro radici, ma non hanno nessuna origine nobile sono solo dei criminali il cui obiettivo è il guadagno illecito e lo perseguono con qualsiasi mezzo. Non hanno onore, loro spesso si ammantano di un codice d’onore che è ridicolo, che è solo fumo.  C’è tutta una leggenda su camorra, mafia e ‘ndrangheta ma è tutto falso. La leggenda parla di tre mercanti che erano naufragati e che in tre andavano a fondare le tre organizzazioni criminali, ma questo non ha nessun riferimento reale storico, è solo una favoletta che loro stanno raccontando e che qualcuno per loro ha raccontato.



Domanda classica per un Commissario Capo della Penitenziaria: la realtà con la quale ti confronti ogni giorno ha ispirato la trama del romanzo e anche i suoi personaggi?
Ovviamente non posso scindere completamente  il mio lavoro di scrittore con il mio lavoro di Commissario Capo della Penitenziaria e viceversa. Naturalmente la storia è del tutto inventata, i personaggi non sono mai esistiti tranne uno, ma lo sfondo in cui si svolge la vicenda ha molti punti di attinenza con la realtà. Quando descrivo il carcere molti miei colleghi, ad esempio, ritroveranno molte cose che hanno vissuto in questi anni o che vivono attualmente. Anche certe dinamiche tra detenuti  quando questi  mostrano una forma di rispetto verso il detenuto anziano e lo chiamano “zio” non è perché è davvero un parente ma lo chiamano così perché è una forma di sottomissione rispetto al detenuto che ha un profilo criminale più elevato di loro. Certi eventi  che capitano nelle sezioni  sono quelle che effettivamente si verificano.  Invece l’ide delle sette lapidi con i nomi di persone ancora vive è nata da un fatto di cronaca che lo letto qualche anno fa, di un paese  dove ci fu un errore in una ditta di pompe funebri.  Pubblicarono sui giornali la notizia della morte e crearono una lapide che fu portata al cimitero, con il nome di un signore che invece era vivo ed era in vacanza con la moglie. Questa notizia divertente si è  unita alla mente criminale ed ha creato un thriller.



Perché i camorristi si danno un epiteto  religioso? Ad esempio ‘o Cardinale oppure aggiungono il Don davanti al loro nome?


Perché molti hanno la fissa della religione che è una contraddizione. Entrando in molte celle si trovano foto di Madonne o di Santi. E’ una religiosità puramente di facciata. Nel libro c’è il personaggio di Peppe ‘o Cardinale che si fa chiamare così e si atteggia a devoto solo perché sa che in questo modo ha potere sul popolino. E’ una dimostrazione di potere per una richiesta di sottomissione.  Ad esempio fanno vedere che la processione della Madonna si ferma sotto casa del criminale e tutto il popolino in questo modo  vede! Si ferma lì perché il criminale ha fatto un’offerta ed è il Don di turno. Non è vera religione ma una manifestazione, una detenzione e una richiesta di potere.



Visto che molti si improvvisano scrittori e il mercato magari subisce delle crisi causando la perdita di stima da parte dei cosiddetti “lettori forti” nei confronti di case editrici , medie o grandi, o verso il mercato del libro in generale nel caso di auto pubblicazioni, per scrivere un libro quanta lettura serve e quanta esperienza?



Io sono dell’idea che nessuno può neanche pensare di fare lo scrittore se non è un fortissimo lettore.  Occorre tanta lettura e occorre lavorare tanto sulla scrittura.
Questo è il mio primo thriller ma son dieci anni che scrivo. Son tre o quattro anni che scrivo romanzi per ragazzi con mia moglie e dieci anni che scrivo racconti di tutti i generi pubblicati anche da case editrici come Mondadori, Rizzoli e tradotti all’estero. Scrivere un racconto è come costruire una capanna, tutti, più o meno, siamo capaci ma più la lunghezza del racconto si protrae e più da una capanna passiamo a costruire una baracca o una casa o un palazzo. Scrivere un libro di 416 pagine è una situazione abbastanza impegnativa perché la costruzione della trama è complessa inoltre nel caso de La settima lapide, il libro è un po’ articolato nella realizzazione e quindi ha richiesto parecchio lavoro sulla storia per far combaciare tutti i pezzi. Ci sono tante tecniche particolari sulla scrittura ad esempio quelle che vengono chiamate le “arringhe rosse” che sono dei piccoli indizi che lo scrittore distribuisce all’interno della storia e che devono trovare senso nel finale della stessa. Alla fine del libro il lettore dovrà tirare tutti i fili e le porte si dovranno chiudere. Quando il lettore arriva a leggere il colpo di scena finale deve ricollegare i vari input dati precedentemente nella storia. Si devono dare tutti gli elementi affinché chi si dedica alla lettura possa risolvere il caso, rendendola però il più difficile possibile.



Di solito nei normali thriller si chiede se l’autore si affeziona a un personaggio, nel tuo caso c’è un personaggio preferito o al quale sei legato e perché?



Io mi sono affezionato all’ispettore Lopresti è uno degli inquirenti, uno della squadra messa su dalla Questura per indagare su questi omicidi seriali. Perché questi sette nomi incisi sulla pietra delle lapidi corrispondono a persone che iniziano a morire una dopo l’altra. Michele Vigilante è una di questi sette è appena uscito dal carcere e scapperà volutamente alla ricerca di qualcuno. Gli inquirenti cercano di indagare ma saranno sempre un passo indietro. Io mi sono affezionato a questo ispettore perché fa di tutto e mette in gioco se stesso anche per riscattarsi da un passato un po’ particolare per andare contro quello che a Napoli hanno ormai chiamato ‘o Schiattamuort o il Becchino che sta diventando l’idolo di alcuni quartieri di Napoli visto che è imprendibile e sta uccidendo dei capoclan.



Quanto è difficile passare dallo scrivere libri per ragazzi a scrivere thriller?
Personalmente non trovo una grande difficoltà  si tratta solo di calibrare registro, linguaggio e passo narrativo. Le storie rimangono storie.  Anzi, ad essere sinceri la scrittura per ragazzi mi ha insegnato molto, perché loro sono un pubblico molto esigente che non tollera rallentamenti di ritmo o passaggi a vuoto della trama. Un libro noioso nelle loro mani viene chiuso senza pietà. Confrontarmi con i ragazzi mi ha fatto imparare tanto sulla scrittura, tanti accorgimenti che hanno fatto migliorare il mio scrivere per adulti e spero continuino a insegnarmi ancora molto.



Hai mai letto un thriller nordico? Che ne pensi delle loro trame?



Ne ho letti decine, dalla saga  Millenium di Stig Larsonn al commissario Wallander di Henning Mankell, ne ho letti tantissimi sia di belli che di meno belli. Le trame sono molto intriganti e mi piacciono perché hanno un ritmo più lento, più languido, forse anche più triste, più malinconico di un libro all’americana.



C’è un autore preferito che segui con entusiasmo?


Henning Mankell.
Igor De Amicis
A cura di Marianna Di Felice





Intervista fatta per www.thrillernord.it

giovedì 12 luglio 2018

Intervista a Cinzia Tani


Intervista fatta per www.thrillernord.it







A chi dice che il romanzo storico è come una storiella e quindi lo relega nell’angolo più buio della letteratura, lei come risponde?
Sono assolutamente d’accordo per la maggior parte di “romanzetti” storici. Ma ci sono romanzi storici bellissimi: in Italia i Promessi Sposi, il Gattopardo, i Vicerè e soprattutto La storia di Elsa Morante. C’è Ken Follett e molti altri. Sono i veri romanzi storici, quelli basati su centinaia di libri consultati, sopralluoghi, studi e ricerche. Ci vuole un grande studio della Storia del periodo che si vuole trattare e soprattutto la capacità di inserire tra i personaggi veri quelli di fantasia per ottenere un romanzo bene intrecciato, con suspence e colpi di scena, con moltissimo ritmo. Un romanzo che appassioni e faccia anche ripassare o approfondire la storia.


Quanto si è documentata per scrivere Figli del segreto? C’è un metodo per documentarsi adeguatamente? E quanto l’essere giornalista ha influito sul metodo di ricerca?

Io mi documento moltissimo. Compro e leggo libri in tutte le lingue principali, vado a fare sopralluoghi. E’ fondamentale conoscere almeno l’inglese (se si legge anche in spagnolo e francese e tedesco è meglio) per avere a disposizione molte biografie diverse dei personaggi trattati. Per la trilogia Il volo delle Aquile (E’ uscito Figli del Segreto e gli altri due volumi usciranno a febbraio e novembre 2019) ho circa quattrocento libri da consultare.



Perché ha scelto la storia dei reali spagnoli e degli Asburgo di Spagna? Molti pensano che la storia spagnola sia più lenta rispetto a quella francese o quella inglese, lei cosa ne pensa?
Li ho scelti perché non ho trovato un romanzo storico completo su di loro. Perché non si tratta solo del cinquecento spagnolo ma anche italiano, belga, francese, inglese, tedesco, austriaco. Insomma, la nascita dell’Europa!!!!



Le vicende dei fratelli Avecedo mantengono il lettore in uno stato di tensione che dà slancio alla storia. Quanto è importante mantenere il lettore attento e qual è il metodo giusto per farlo?
Fondamentale avere dei personaggi di fantasia che diano ritmo e suspence alla storia. Servono anche per inserire molti dialoghi, descrizioni psicologiche e vicende che appassionino il lettore. Non è facile mescolare fantasia e realtà. Bisogna avere un’idea da cui parta tutto. Dopo la morte dei genitori assassinati, i miei orfani di fantasia crescono con la zia Angela che è parente della regina Isabella di Castiglia. In questo modo io ho potuto inserire i miei personaggi nelle varie corti che racconto e farli vivere accanto ai personaggi storici. E’ importante che non si noti la differenza tra gli uni e gli altri e per questo bisogna leggere molti libri che parlano di usi e costumi dell’epoca, trasporti, vita familiare, cibo, condizione delle donne, lavoro, città etc.



Quanto può servire un corso di scrittura creativa per chi sogna di diventare scrittore?
Il talento non si insegna ma il corso di scrittura (solo se fatto in un certo modo) è molto utile per il confronto dei propri scritti con quelli degli altri, per la disciplina (io assegno molte esercitazioni), per le correzioni (correggo ogni testo anche dieci volte). Inoltre si parla di libri continuamente e io stimolo la lettura. Per ogni lezione e quindi ogni argomento invio lunghe dispense che stimolano la fantasia (oltre ai basilari: incipit, finale, personaggi, punto di vista, dialogo, descrizioni suspence etc. mando: il doppio in letteratura, i romanzi di formazione, come scrivere un romance, un fantasy, un thriller, romanzi distopici, young adults, etc) in cui raccolgo il meglio della letteratura su quell’argomento.



Quanto serve leggere per poter scrivere bene? E quali sono i suoi autori preferiti?
E’ importantissimo leggere per scrivere bene. E soprattutto “rileggere”! I miei autori preferiti? Omero e Shakespeare.



Ha mai letto un thriller nordico? Se ne ha letto qualcuno qual è il suo scrittore nordico preferito?
Ne ho letto qualcuno, per esempio la serie Millennium di Stieg Larsson di cui non ricordo più niente a parte la fantastica protagonista, Lisbeth Salander. Non amo i gialli, preferisco i noir psicologici. Tra questi i miei autori preferiti sono Simenon (dei romanzi e non di Maigret), Thomas Harris (Black Sunday, Il delitto della terza luna, Il silenzio degli innocenti), Dennis Lehane (Mystic River, Gone baby gone, Shutter Island… ogni libro un film) e Pierre Lemaitre (bellissimi Alex e Tre giorni e una vita).
Cinzia Tani
A cura di Marianna Di Felice 





Intervista fatta per www.thrillernord.it







sabato 7 luglio 2018

Review Party - Il settimo oracolo: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it






http://thrillernord.it/review-party-il-settimo-oracolo/



Il settimo oracolo. Codice Fenice Saga

Recensione di Marianna Di Felice

Autore: G. L. Barone

Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2018
 
SINOSSI. Due bambini barbaramente uccisi e con la bocca cucita: è questo il macabro delitto su cui è chiamato a investigare Nigel Sforza dell’Interpol. Aiutato dal diplomatico Nicolò Nobile e dal colonnello Hannibal Gutierrez, l’esperto ispettore segue le tracce dell’assassino fino a Istra, una cittadina a nord di Mosca. È lì, nei pressi dell’enigmatica Wardenclyffe Tower, la torre di Tesla voluta negli anni Settanta dal governo sovietico, che la vicenda sembra abbia avuto inizio. Le indagini portano quasi subito a un’inquietante scoperta: dietro all’installazione si nasconde un laboratorio segreto, impegnato a proseguire i più abietti esperimenti nazisti in campo eugenetico. Intanto, un altro indizio viene rinvenuto nella piana delle piramidi, il luogo in cui negli anni Sessanta era stata scoperta la mummia del primo faraone d’Egitto, il dio Osiris. Un misterioso, ancestrale vaticinio, il Settimo oracolo, sembra stia tirando le fila dell’intera vicenda…


RECENSIONE
Se seguite certi dogmi come fossero oro, come se non ci fosse altra teoria, come se andare al di fuori del seminato provocasse smarrimento, allora dovete leggere questo libro per andare al di là di certi tabù e iniziare a riflettere su certi fatti.
L’autore nelle note rende palese che molti accadimenti riportati nei tre libri della saga derivano da fatti accaduti o da testimonianze di reporter autorevoli e sani di mente.
Sottolineo quest’ultima affermazione perché alcune persone cercano di smontare visioni diverse facendole passare per frottole senza avere una prova reale, ma basandosi solo su credenze decise da chi trae vantaggio da esse.
Molti, per fortuna, sanno cos’è il Bohemian Grove, altri lo trovano una fantasia di chi crea intrighi solo per il gusto di farlo.
Gente di spicco che si riunisce per decidere le sorti mondiali, mentre gente ignara continua a bersi tutte le fandonie create per nascondere tali piani.
Ma non tutti sono all’oscuro, molte persone conoscono il problema, conoscono i loschi piani e cercano di contrastare l’avanzata di questi snaturati che sono guidati solo dalla brama di potere.
Tra i piani c’è l’eugenetica, una pratica che cerca di creare l’umano perfetto!
Già abbiamo società genomiche che creano il bimbo come i genitori desiderano che sia, quindi non è tanto difficile credere che qualcuno voglia raggiungere diversi scopi puntando più in alto.
Nel laboratorio Ulybka Corporation e SunriseX International si portano avanti degli esperimenti e si utilizzano DNA presi dal passato di soggetti decisamente datati che venivano dall’antico Egitto e si creano armi di distruzione di massa per eliminare gran parte della popolazione mondiale.
Persone manipolate, usate come burattini, seguono un capo che si fa chiamare il settimo oracolo. Ma i burattini vengono usati fin quando il capo raggiunge lo scopo, poi vengono gettati perché non servono più! Un gruppo formato da militari, un diplomatico, un ispettore e dei civili è deciso a contrastare il piano che uno dei Tredici ha già messo in atto.

Quanta gente dovrà morire prima che il progetto venga fermato?
Quanta gente dovrà morire per scoprire il vero messaggio?

Serve un bimbo decisamente particolare per eliminare il pericolo e far saltare il programma di chi agisce nell’ombra, ma non sarà semplice perché questo bimbo lo cercano anche i nemici dell’umanità!
Mentre si legge la tensione sale alle stelle. L’autore riesce a mantenere vivo l’interesse del lettore perché la storia non è banale e i protagonisti non sono i soliti visti e rivisti, ma in questo caso si ha a che fare con dei pezzi di realtà, un disegno che si svela pezzo dopo pezzo.
Potete asserire con assoluta certezza che tutto quello che succede nel libro non esiste? Potreste vedere anche voi dei bambini speciali sui quali si è posato uno sguardo malvagio che ha un piano diabolico per far rimanere solo…
Non si può dire troppo perché si potrebbero svelare in anticipo gli intrecci creati magistralmente dall’autore. Quindi buona lettura!
 

G. L. Barone (Scheda Autore)


È nato a Varese nel 1974 e si è laureato in Giurisprudenza. Appassionato di economia, nel tempo libero suona in un gruppo heavy metal. Con la Newton Compton ha pubblicato La cospirazione degli Illuminati, Il sigillo dei tredici massoniLa chiave di DanteI manoscritti perduti degli Illuminati. Dopo La settima profezia e Il settimo enigmaIl settimo oracolo è il capitolo conclusivo della Codice Fenice saga. È anche autore del serial ebook Il tesoro perduto dei templari e di uno dei racconti della raccolta Sette delitti sotto la neve. I suoi libri sono tradotti nei Paesi di lingua anglosassone, portoghese e spagnola. Per saperne di più il suo sito

A cura di Marianna Di Felice







                                               Recensione scritta per www.thrillernord.it

martedì 3 luglio 2018

13 anni dopo: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it







http://thrillernord.it/13-anni-dopo/



Autore: Kerry Wilkinson

Traduttore: Fabrizio Coppola
Editore: Newton Compton
Pagine: 336
Genere: Thriller
Anno di Pubblicazione: 2018


Sinossi: Una ragazza fa la sua comparsa in una cittadina inglese dicendo di essere Olivia Adams, la bambina svanita nel nulla tredici anni prima. Quando Olivia Adams, a soli sei anni, scomparve dal giardino di casa, la piccola comunità di Stoneridge venne presa dallo sgomento. Come poteva una bambina sparire semplicemente nel nulla? Tredici anni dopo, Olivia è tornata. Si è presentata al bar di sua madre, Sarah, che non ha avuto nemmeno un momento di esitazione nel riconoscere la figlia scomparsa che non ha mai smesso di cercare. La ragazza sostiene di essere stata rapita, ma dice anche che solo di recente i ricordi del passato hanno cominciato a riaffiorare. Alcuni punti del suo racconto, però, rimangono oscuri: dove e come ha vissuto per tutti quegli anni? E che cosa è accaduto esattamente in quel lontano pomeriggio assolato? Eppure c’è qualcuno che non è felice della ricomparsa di Olivia. Perché quando il passato ritorna ci sono segreti che rischiano di essere svelati, dopo essere stati sepolti per molti anni.



Recensione:
Una bambina sparisce da Stoneridge un piccolo paese dove si conoscono tutti. I media locali e nazionali dirigono i riflettori sul caso perché non si può credere che possano accadere fatti come questo, soprattutto in una piccola comunità! I genitori sono disperati e quando capiscono che non ci sono speranze si allontanano, come capita in molti casi. Non avrebbero mai pensato che potesse accadere a loro.
Si pensa sempre che accadrà agli altri. La vita va avanti, in un modo o nell’altro, ma per il padre di Olivia, la vita resta ferma nel ricordo di sua figlia che giocava in giardino e che dopo pochi minuti non è più lì a correre nell’erba fresca. La comunità va avanti ma non dimentica; troppo grande è stato il colpo; anche gli altri genitori in quel periodo sono come impazziti e proteggono i loro figli in modo dittatoriale. E come dargli torto? Non si sa chi ha commesso un fatto così assurdo, non si sa dove sia finita Olivia…
La ricomparsa di Olivia destabilizza molte persone, alcune delle quali la guardano con sospetto. Ma la madre, Sarah, riconosce gli occhi di sua figlia.
Perché è tornata? Cosa ha fatto fino a ora? Con chi è stata?
Mano a mano si scoprono tasselli che vanno a incastrarsi in un tetro puzzle nel quale si cela un’oscura storia che si rivelerà del tutto solo nel finale, com’è giusto che sia. Persone sospette e sospetti malriposti, segreti svelati per metà e segreti nascosti nell’ombra: questo e molto altro si può leggere tra le pagine di 13 anni dopo.
La scrittura semplice e scorrevole nasconde una trama decisamente coinvolgente che intriga fino alla fine. La protagonista parla in prima persona e questo fa sì che il lettore possa immedesimarsi in lei e vedere la storia come se scorresse tutto davanti a lui. I ricordi si avvicendano con il presente e mano a mano svelano tutti i segreti, marchiando alcuni personaggi. Impossibile per il lettore non lasciarsi coinvolgere dalle rivelazioni e da un enigma rimasto irrisolto per molti anni.
Quindi… buona lettura!



Kerry Wilkinson


Kerry Wilkinson è uno scrittore di thriller diventati bestseller in Inghilterra, America, Canada, Sud Africa, Singapore e Australia, con un milione di copie vendute nel mondo. È originario del Somerset, ma ha passato gran parte della sua vita nel nord dell’Inghilterra. Quando è a corto di idee per scrivere, va in bicicletta o inforna dolci. 13 anni dopo è il primo libro pubblicato in Italia dalla Newton Compton. Per saperne di più visitate il suo sito: kerrywilkinson.com


A cura di Marianna Di Felice





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