mercoledì 20 novembre 2013

Un altro addio letterario



Un brutto periodo per la Letteratura, dopo la scomparsa di Doris Lessing anche il maestro di Io speriamo che me la cavo, Marcello D'Orta, ci ha lasciato.
Malato da tempo, non è riuscito a combattere un cancro che l'ha sconfitto all'età di 60 anni.
Diventato famoso per aver scritto il libro Io speriamo che me la cavo, che raccoglie sessanta temi dei “suoi” bambini della scuola elementare di Arzano, provincia di Napoli.
Un libro tragico e comico al tempo stesso, pieno di errori grammaticali nel quale risalta la realtà che vivevano quei bambini, la vita quotidiana riportata con la semplicità degli stessi.
Una realtà che è stata portata sul grande schermo da Lina Wertmuller, con Paolo Villaggio nei panni del maestro genovese che insegnava in una scuola della periferia di Napoli, lasciata in uno stato di degrado.
Il film ha dato visibilità a giovani attori napoletani da Ciro Esposito a Adriano Pantaleo (Spillo di Amico mio).
Marcello non era più maestro da un po' di tempo, dopo il successo di Io speriamo che me la cavo (diventato un bestseller che ha venduto più di un milione di copie) , ma lo era dentro, perché come lui diceva sempre
«se lo si è fatto con passione, maestro si rimane per tutta la vita».
D'Orta ha scritto anche altri libri, Nero napoletano, Il maestro sgarrupat, uno sul mistero della conversione di Leopardi e sulla sua morte, Dio ci ha creato gratis (mezzo milione di copie vendute), stava curando la stesura di un libro su Gesù (non aveva ancora deciso il titolo).
Si può notare l'interesse dello scrittore, nei confronti di temi cristiani. «Mio padre è stato un credente che ha sempre approfondito la sua fede in un modo meraviglioso» dice Giacomo D'Orta, il figlio di Marcello.
Nonostante fosse malato, Marcello ha scritto fino a poche settimane fa, perché amava scrivere.
Dopo la diagnosi sul suo tumore aveva criticato severamente la camorra, perché “grazie” ai rifiuti i casi di cancro erano aumentati vertiginosamente, «
Donde viene questo male a me che non fumo, non bevo, non ho vizi, consumo pasti da certosino?...A chi devo dire grazie? Certamente alla camorra».
Purtroppo nella sua città i colleghi non lo consideravano, «A Napoli fanno finta di non conoscermi. Se c'è un convegno sugli scrittori napoletani, non mi invitano certo. Per gli esponenti della letteratura di Napoli io non esisto»
E' deprimente constatare che uno scrittore vero che metteva in risalto i problemi reali di una Napoli «distante dalla civiltà, lontana dalla modernità», veniva ignorato come per non preoccuparsi dei problemi da risolvere, come per esorcizzare dei problemi che rimangono e che diventano sempre più difficili da eliminare.




I buoni rideranno e i cattivi piangeranno,
quelli del Purgatorio un po' ridono e un po' piangono.
I bambini del limbo diventeranno farfalle.
Io speriamo che me la cavo.








Frase tratta dal libro Carmilla di Le Fanu





« I sogni passano attraverso i muri di pietra, illuminano le stanze più buie e gettano le tenebre in quelle illuminate, e i loro personaggi entrano ed escono ovunque a loro piacimento, ridendosela di tutti i lucchetti »

Carmilla di Le Fanu.





§







martedì 19 novembre 2013

Arrivederci Doris




«E’ mai esistita una generazione che non abbia osservato, stupefatta – anche se ormai dovrebbe essere un lato acquisito – gli arrabbiati, i delinquenti e i ribelli della propria gioventù diventare i rappresentanti delle posizioni più moderate?»
(tratto da Il sogno più dolce)
Si è spenta all’eà di 94 anni Doris Lessing, scrittrice britannica vincitrice del premio Nobel per la Letteratura nel 2007. Una scrittrice che raccontava esperienze femminili, una donna che spronava il gentil sesso a non predicare e basta, ma ad agire. Una femminista particolare che criticava le donne bigotte che si fermavano e perseveravano nel criticare, nel bacchettare gli uomini senza far nulla per cambiare questa situazione. Una donna che spronava gli uomini a tener testa alle donne. “Dovrebbero rincominciare a farlo, essere all’altezza” disse al Festival del libro di Edimburgo nel 2001.
Criticava aspramente la donna sfacciata e ipocrita.


Le fu assegnato il Nobel perché nei suoi libri, Doris Lessing, raccontava le imprese eroiche delle donne basandosi sulle esperienze vissute in Africa e in Inghilterra e riportate nel suo libro più famoso, Il taccuino d’oro (scambiato, con dispiacere della Lessing, per la “bibbia femminista”). Questo libro parla di una donna, Anna Wulf che cerca di trovare una via d’uscita dal caos e dall’ipocrisia della sua generazione.
Non aveva paura di esprimere i suoi pensieri che poteva non trovare in accordo la massa.
«Tutti gli uomini che ho conosciuto si mostrano attratti verso le lesbiche, più o meno consciamente. Fa parte della loro incredibile vanità vedersi come i redentori di queste femmine perdute» e ancora «Quasi tutti gli uomini che si conoscono sono sposati con brave donne banali e noiose. Che cosa triste per loro.» , citazioni tratte da Il taccuino d’oro (scritto nel 1962).
La Lessing invitava le donne a cambiare le leggi che riguardavano l’universo femminile e le rimproverava di sprecare energie solo a insultare gli uomini, criticandole perché molte di esse assumevano degli atteggiamenti propriamente maschili.
Passionale, diretta, anticonformista, iraconda, dissidente, autrice della libertà in un’epoca in cui il pensiero femminile era un argomento del tutto nuovo, quando la informarono che aveva vinto il Nobel lei rispose: «Oh Christ! I couldn’t care less!» .
«Visto che non possono assegnare il Nobel a un morto, penso semplicemente abbiano scelto me perché temevano morissi prima di avere un’altra occasione» , aveva 88 anni.
Nata in Persia (Iran) da genitori inglesi, nel 1919 si trasferì nella Rhodesia meridionale (attuale Zimbawe), dove ambientò L’erba canta. Si sposò all’età di 19 anni con Frank Wisdom dal quale ebbe un figlio e una figlia. Li abbandonò per ar parte del Left Book Club, gruppo di intellettuali socialisti e comunisti con a capo Gottfried Lessing col quale si sposò in seconde nozze e dal quale ebbe il terzo figlio. Dopo un po’ di tempo si allontanò dal deludente gruppo e andò con suo figlio in Inghilterra dove rimase fino alla fine dei suoi giorni.
I suoi libri sono editi, in Italia, dalla casa editrice Feltrinelli.
Aggiungo che merita di esser letta perché non difende le donne a spada tratta con teorie infondate e insistenze inutili senza nessuna base reale. Lei difende quelle che valgono davvero, le altre le critica.
«Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è ‘Sorella, starò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più’. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione».

venerdì 15 novembre 2013

Katherine Howe: tra ricerche occulte e romanzi storici




Katherine Howe vive in Massachusetts, si è laureata in Art history and philosophy alla Columbia University e ha iniziato a scrivere romanzi mentre lavorava alla tesi di dottorato sull’American e New England Studies della Boston University. 
Per fuggire allo stress decide di scrivere una storia sul pensiero dei coloni riguardo la stregoneria, sulla loro reazione rispetto a questa oscura e diabolica pratica, denunciando anche le morti inutili di questa funesta caccia, portata avanti da un’isteria di massa.
 
La famiglia della Howe, molto tempo fa, si stabilì in Essex County, Massachusetts, e nel 1620, durante il periodo della caccia alle streghe, due parenti furono accusate di stregoneria: Elisabeth Proctor (sospettata) e Elisabeth Howe (condannata a morte).
Katherine Howe ha condotto molte ricerche storiche per il suo libro che si legge facilmente perché scritto in maniera semplice ed efficace.
 Ho letto Le figlie del libro perduto perché il tuo romanzo mi chiamava dallo scaffale, era più forte di me e son rimasta contenta quando ho finito di leggerlo. Mi è piaciuto molto. Era una sorta di autobiografia, visto che due delle tue antenate sono state processate a Salem?
 «Grazie mille per aver letto Le figlie del libro perduto, e per aver dedicato del tempo per scrivermi. Mi sento privilegiata ad avere così tanti lettori italiani, e sono lieta di rispondere alle vostre domande.Mi ha ispirato in parte, come dici tu, la storia della mia famiglia, e sono stata ispirata dalla stregoneria di Salem, perché è un periodo unico e problematico nella storia americana. I processi alle streghe avvenuti in America del Nord hanno coinvolto un’intera generazione e seguirono i processi avvenuti in Inghilterra e in Europa (dal XV secolo al XVIII), e inoltre, in questo modo, ci si interroga sul valore dei principi fondamentali americani. Ci piace pensare che la nostra cultura abbia valori di tolleranza, e ci piace credere che ciò che è ammesso e ciò che è giusto siano la stessa cosa. Salem ci costringe a confrontarci con la fragilità dei nostri valori culturali. Ero anche molto interessata a conoscere come si viveva 400 anni fa, in una zona remota molto lontana da casa. Penso che la narrativa storica, se riportata con attenzione e cura, può portare i lettori a una maggiore comprensione del passato».
Come ti poni davanti a queste stragi di donne, anziani, bambini, e uomini?
 «E ‘molto difficile scrivere di sofferenza. Nel caso di Salem, diciannove persone (soprattutto le donne, ma anche alcuni uomini) sono stati messi a morte da parte dello Stato per un crimine che ora riteniamo essere immaginario. Questo è un dato di fatto difficile da accettare. Tuttavia, ritengo che continuare a pensare in modo critico sugli eventi del passato è un modo per onorare l’eredità di coloro che sono morti. Abbiamo la tendenza, a volte, a idealizzare il passato, o a essere nostalgici riguardo lo stile di vita. Credo che la nostalgia sia un errore. Io, per esempio, sono grata di vivere in un mondo in cui gli antibiotici possono curare le malattie infantili, in cui le donne possono votare, dove chiunque può parlare esprimendo il suo pensiero. Trovo anche che valga la pena pensare a quali congetture abbiamo oggi che sembreranno ridicole alle persone che vivranno in futuro. Ricordate che, tutti coloro che hanno partecipato fervidamente a mettere le persone a morte a Salem, hanno creduto di fare la cosa giusta».
 Salem è famosa per le storie sulle streghe, tra verità e immaginazione. Quanto hai dovuto studiare per raccogliere del materiale per il tuo libro?
 «Ho trascorso diversi anni a studiare e imparare a conoscere la stregoneria in Nord America e in Europa prima di sentirmi pronta a scrivere Le figlie del libro perduto. Come dici tu, Salem, in particolare, è oggetto di storia e mito. A volte è difficile capire la differenza tra i due. Ho passato un periodo abbastanza lungo di tempo a leggere i documenti del tribunale di Salem, che ancora si conservano, cercando di capire la mentalità delle persone che vissero nel corso del XVII secolo. Ero molto interessata al cambiamento di percezione della storia delle streghe e della cultura popolare. L’Italia ha una simile eredità di considerazione riguardo alle streghe, con le sue storie di “benandanti”, o di voli notturni, usate per comprendere, e streghe bianche che farebbero battaglia alle streghe cattive durante la notte, ma queste credenze davanti all’interrogatorio da parte dell’Inquisizione, gradualmente, si trasformano nel pensiero che anch’esse sono streghe cattive. Le conoscenze storiche riguardo alle streghe cambiano drasticamente nel tempo».
 Pochi giorni fa ho visto che, finalmente, è uscito il tuo secondo libro anche in Italia, noto che riprende sempre il mondo dell’occulto. Mi puoi parlare del libro e del tuo avvicinamento a questo mondo?
 «Il mio secondo libro, La Casa di Velluto e Cristallo, racconta la storia di una famiglia dell’alta società di Boston che ha recentemente perso qualcuno sul Titanic, e la storia di chi deve lottare con quella perdita sul nascere del XX secolo. Sono molto interessata ai periodi di tempo in cui la comprensione della realtà da parte del popolo è totalmente diversa dalla comprensione che abbiamo oggi. Nell’anno 1910, era molto comune per le persone, come i miei personaggi, visitare i medium nel tentativo di comunicare con i morti. La mia protagonista, Sybil Allston, scopre che lei è in grado di vedere molto di più di quanto avesse mai immaginato, cose molto diverse, mentre cerca di risolvere il mistero della scomparsa di suo fratello. Il mio terzo libro, intitolato Conversione, uscirà negli Stati Uniti nell’estate del 2014, ed è una storia contemporanea che riporta il Crogiolo (una famosissima opera drammatica americana sui processi alle streghe di Salem), in una scuola secondaria privata del Massachusettes (si ricollega alla famosa isteria che colpì la città di Danvers nel Massachusettes, città nota anche come Old Salem e Salem Village riferendosi ai Salem Witch Trials, episodio riconosciuto come il più grande fenomeno di isteria di massa, che portò alla morte di molte persone). Il mio nuovo libro si basa su eventi reali, visto che il disturbo della conversione, che comporta attacchi di isteria molto simili agli attacchi che hanno afflitto le ragazze adolescenti di Salem, è un problema reale».
 Katherine nell’intervista parla del suo secondo libro, La casa di velluto e di cristallo (uscito da poco) e anticipa, addirittura, l’uscita del suo terzo libro. L’autrice è molto disponibile nel parlare delle sue fatiche letterarie e la ringrazio ancora tantissimo per aver dedicato il suo tempo a rispondere alle mie domande.

giovedì 14 novembre 2013

Il calice della vita: il nuovo romanzo di Glenn Cooper



Un autore che in poco tempo ha scalato le classifiche dei libri più venduti in Italia. Un tesoro prezioso per la casa editrice Nord che pubblica i suoi romanzi, dal primo La biblioteca dei morti (trilogia con Il libro delle Anime e I custodi della biblioteca) all’ultimo Il calice della vita (non dimentichiamo La mappa del destino, L’ultimo giorno e Il marchio del diavolo). Glenn Cooper laureato in Medicina alla Tufts University School of Medicine e in Archeologia alla Harvard University, diventa romanziere.

L’ho intervistato per sapere qualcosa di più, ma l’autore non si sbilancia troppo forse per mantenere quella sorta di mistero che aleggia sempre nei suoi libri.
Hai lavorato nel campo della farmacologia, come ti è venuta l’idea di scrivere?
«In realtà la mia prima laurea è stata in archeologia ad Harvard. Medicina è stata la seconda. Ho iniziato a scrivere nel momento in cui stavo facendo ricerca farmacologia, perché avevo bisogno di un contrappunto intellettuale per l’equilibrio nella mia vita. Ho scritto sceneggiature di film per 20 anni, senza successo, poi ho scritto il mio primo romanzo, La Biblioteca dei Morti».

Come costruisci i tuoi romanzi? Qual è l’idea che ti fa scrivere?
«Parto sempre con un concetto alto (come se?)… E queste idee di solito mi vengono attraverso il processo del sogno ad occhi aperti, sempre attivo in me. Poi ho bisogno di una trama e questo è il lavoro più duro».

Il nuovo libro si basa sul tema del “Santo Graal”, quindi potrebbe essere descritto come “uno dei tanti” libri già scritti. Hai paura di questo?
«Non avevo paura di scrivere il milionesimo libro riguardo il Graal, perché ero sicuro che il mio concetto e la trama non erano mai stati scritti prima. E non troverete menzione alcuna riguardo i Templari nel libro!».
(Non ci sono i Cavalieri Templari, perché, in realtà, questi cavalieri sono stati utilizzati da molti autori nei loro libri che parlavano del Graal. Penso che non esistano più storie da inventare sui Templari insieme al Graal.)

Può esserci una nota massonica nel libro?
«Se c’è un elemento massonico qui si tratta di una novità per me».
(Ho pensato che ci potrebbe essere una sorta di massoneria universitaria, visto che nel libro si parla dei Loons Graal, che è un gruppo di ricercatori, professori universitari che si riuniscono per trovare il Graal. Di solito nelle università americane e inglesi ci sono questi gruppi che si tramandano di generazione in generazione e hanno matrice massonica).

Dopo la trilogia della biblioteca dei morti, due libri di avventura e mistero e un argomento moderno con la imminente fine del mondo, si torna agli antichi misteri. Perché?
«Io seguo la mia ultima buona idea, senza pensare troppo al genere o sottogenere. Alcune idee sono buone per un libro unico, altre per una trilogia. Se dovessi pensare solo al modo migliore per vendere i libri, mi piacerebbe restare con un eroe iconico e scrivere una serie senza fine».

Ho notato che tra I Custodi della Biblioteca e Il Calice della Vita, non è passato tanto tempo. Stai scrivendo già il prossimo libro? O hai già una nuova idea?
«Scrivo sempre con solo un mese di pausa in-tra i progetti. Ho una elevata tolleranza per il lavoro che deriva probabilmente da tutti i miei anni di vita aziendale. Un libro di un anno è un ritmo molto comodo per me e che si traduce in pubblicazione di un libro nuovo ogni anno. Detto questo, ho appena finito un nuovo libro che sarà il primo di una trilogia. Non sto dicendo troppo sul nuovo lavoro ancora, ma penso che sia il concetto più interessante ed emozionante che abbia mai avuto.
Tra un anno vedremo se i lettori sono d’accordo».

Nell’attesa di leggere la nuova trilogia di Glenn Copper, leggiamo Il Calice della Vita e perdiamoci nell’atmosfera misteriosa della ricerca del Graal, tra la Francia, il Montserrat tra Re Artù e i suoi discendenti, e la spada Excalibur.

sabato 9 novembre 2013

L'anniversario de Il Principe di Niccolò Machiavelli




Nell’anno 2013, in cui si nota il calo delle vendite dei libri, il confinare in un angolo la cultura, ricorre il 500° anniversario de Il Principe di Niccolò Machiavelli.Festeggiare 500 anni ed essere sempre attuale.
Machiavelli si trovava in un isolamento forzato in seguito alla pena da scontare, di un anno di confino, nel territorio di Firenze che gli costò anche il posto di segretario della seconda Cancelleria della Repubblica Fiorentina e nel rustico dove andò a vivere, chiamato l’Albergaccio (luogo in cui molta gente credeva dimorasse il diavolo), scrisse il De Principatibus.
Il rientro dei Medici a Firenze e il ripristino del principato, fa si che Machiavelli non possa più ottenere un posto di rilevante importanza e inoltre renderà vana provare la sua innocenza nella congiura di Boscolo e Capponi. Fu concessa l’amnistia dal pontefice Giovanni de’ Medici col nome di Leone X, ma questa era solo una squallida manovra politica.
Machiavelli un cognome attraverso il quale si tirò fuori la definizione di uomo subdolo, spregiudicato.
Molti sono stati i giudizi negativi e positivi su di lui, secondo me era un uomo che usava la sua intelligenza e la sua spregiudicatezza per arrivare alle mete prefissate, un uomo figlio di quei tempi che osservava e suggeriva soluzioni per una figura che con l’arguzia avrebbe potuto dare a Firenze un lustro duraturo, cosa che non si era verificata in anni e anni di lotte intestine, di imbrogli, di ipocrisie.il-principe-niccolò-machiavelli Dopo un periodo di stordimento per gli eventi accaduti, Machiavelli inizia a reagire con la propria ironica e satirica intelligenza, convincendosi del fatto che nulla poteva tornare come prima.
Risponde alle lettere dell’amico Vettori e nel 1513 scrive il Principe.Con questa opera corta, ma davvero importante, scritta in pochi mesi, desiderava ingraziarsi la simpatia dei Medici, visto che la dedico a Lorenzo il Magnifico, il quale reagì con assoluto distacco.
Scopo dell’opera è far capire in breve tempo, ciò che Machiavelli intese con ricerche durate per anni.
Le leggi ricavate dall’analisi dei fatti storici formano la Scienza della Politica che regola le azioni del Principe riguardo la conquista e il mantenimento del potere.
L’opera si diffuse rapidamente anche al di fuori della cerchia di amicizie e naturalmente si svilupparono simpatie e odi attorno alla figura di Machiavelli.
Il nome e l’opera di Niccolò si diffusero, ben presto, fuori dai confini italiani.
Ma la prima stampa de Il Principe avvenne nel 1532 ad opera del Blado a Roma e dei Giunti a Firenze con l’approvazione di Clemente VII e del cardinale Ridolfi, dando a Machiavelli notevole notorietà. L’opera venne accolta con freddezza anche dall’amico Vettori e Machiavelli non fu inquisito perché le idee di un uomo emarginato e caduto in disgrazia andavano bene per gli sproloqui da salotto.
Niccolò Machiavelli aveva capito i problemi del suo tempo nel campo storico-politico dopo anni di ricerche. E aveva descritto un Principe che avrebbe dovuto usare una dose giusta di pugno di ferro e una giusta dose di “dolcezza” attraverso una carota messa davanti agli occhi dei sudditi, per governare al meglio e per non far ribellare il popolo. “A uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e l’uomo.”Locandina-mostra-Machiavelli-befan.it_ E tra le bestie due dovevano essere imitate la golpe e il lione, ovvero la furbizia e la forza. “Sendo adunque necessitato uno principe sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe e il lione, perché el lione non si difende da’ lacci, la golpe non si difende da’ lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e’ lacci e lione a sbigottire e’ lupi; coloro che
stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendono .”
Sempre attualissimo questo pensiero “Li uomini in universali iudicano più alli occhi che alle mani, perché tocca a vedere a ognuno, a sentire a pochi: ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quel che tu se’; e quelli pochi non ardiscono opporsi alla opinione di molti.” e cioè il fermarsi all’apparenza della maggior parte delle persone, senza comprendere, senza vedere il vero io, senza capire.
Potrei andare avanti riportando molte altre frasi, ma preferisco che ognuno rinfreschi la propria memoria con quest’opera di un’attualità disarmante.
Per celebrare il 500° anniversario, a Roma è stata inaugurata la scorsa settimana la mostra Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo (1513-2013), presso il Complesso del Vittoriano.
Nel periodo del suo “compleanno” rispolveriamo un classico senza tempo che può considerarsi una delle opere italiane più diffuse nel mondo.


Articolo scritto per iltempolastoria.it

http://www.iltempolastoria.it/rubriche/libri-in-viaggio/lanniversario-de-il-principe-di-niccolo-machiavelli/

giovedì 7 novembre 2013

Il libro de iltempolastoria



Un libro con dei miei articoli e con delle mie interviste, insieme agli
articoli,alle interviste, alle foto e ai disegni degli altri editor de iltempolastoria...un sogno bellissimo che si avvera...

mercoledì 6 novembre 2013

Fascetta, fascetta delle mie brame…qual è il libro meno copiato del reame?



Il testo più atteso dell’anno…il libro di cui tutti parlano. Ma parlano davvero tutti e così tanto del libro in questione?
Ho visto milioni di italiani (che piangono miseria) fare la fila davanti ai negozi di telefonia, attendendo l’apertura del negozio, per comprare un cellulare con disegnata una mela mangiucchiata!Si son accampati anche fuori per ottenere buoni posti nella fila.
Non penso che molti italiani riservino lo stesso trattamento anche per le uscite librarie!!!
Un autore da sei milioni di copie in Italia!!!!
E chi è?Fatemelo conoscere che gli stringo la mano!!!
In quest’epoca di crisi editoriale in seguito a sempre meno lettori, trovarne sei milioni..in Italia…è davvero fantastico!!!
Oltre 30000 copie in un mese, oltre 300000 copie in un’ora, un fenomeno mondiale, oltre venti milioni di inetti che credono alle fascette, dove c’è scritto tutto il contrario di tutto.
Specchietti per allodole e la maggior parte delle persone, ci cade con entrambe le scarpe!
Trappole messe dagli editori con la speranza di far comprare soprattutto spazzatura e puntualmente, l’immondizia viene differenziata nelle case dei “milioni” di “lettori”!

Le case editrici ringraziano del lauto guadagno e continuano a sottopagare traduttori, grafici e redattori con la conseguenza che si nota alla grande!Traduzioni pessime, grafiche senza originalità, refusi a tutto spiano!
Io ho il manuale del correttore di bozze, lo acquistai perché mi sarebbe piaciuto fare quel lavoro (mi disse un correttore di una nota casa editrice ”Prova a lavorare come correttore, poi odierai leggere”, non mi era nuova la frase, e infatti mi ricordai che un venditore di libri, e non libraio attenzione alla distinzione, mi disse “Se vieni a lavorare in libreria, poi odierai la lettura”. Stiamo parlando di una vera lettrice, non di una che lo fa per sport!). In quel manuale si può leggere che per correggere bene gli errori si deve rileggere il libro almeno quattro volte….almeno!!!
Certi libri non son letti neanche per sbaglio!!!
Che dire delle copertine…una tragedia di immani proporzioni!
A una certa casa editrice importa solo ed esclusivamente del guadagno e si è visto, anche perché le copertine sono quasi uguali, ci si confonde facilmente se non si ha il titolo e anche l’autore riportati su un foglietto!
Perché anche a titoli non stiamo messi bene, anzi!
C’è la categoria delle tenebre; quella dell’occulto; degli alchimisti; della profezia segreta, del dipinto segreto, del libro segreto e tanti altri segreti (è tutto un segreto!!!); del vangelo nero, verde e giallo, della cripta; i templari di tutti i colori, praticamente un arcobaleno di monaci guerrieri; quello del vangelo proibito, del gioco proibito, tutta una proibizione; anche le chiavi stanno avendo il loro momento di gloria; per non parlare delle maledizioni, queste sono ovunque, ogni cosa è maledetta!
Tra questi titoli di scarsissima fantasia ci sono anche delle scopiazzature. Come ad esempio, Il cabalista di Praga: nel 1999 era già uscito Il cabalista di Lisbona di Richard Zimler (sempre di ebrei si parla); La mano sinistra di Satana contro La mano sinistra di Dio di Paul Hoffman, casa editrice Nord.
Le copertine monocromatiche quasi (tranne per certe, rare, color grigio/nero, verde o blu), fanno parte della categoria dei marroni con sprazzi di giallo, per dare luce o nero per renderla più buia, con al centro monaci incappucciati oppure uomini di spalle (da poco anche donne) con cappello in testa, stile Il cimitero di Praga di Umberto Eco, Bompiani editore.
Questa malattia sta contagiando anche altre case editrici, ed ora il gioco si fa davvero duro!
Ora i colori, i monaci o gli uomini di spalle, i titoli triti non appartengono più ad una casa editrice, ma a più case editrici che cercano di battere la concorrenza col suo stesso metodo.
Spero almeno che i contenuti siano degni di esser letti…speranza vana!!!!!
Naturalmente hanno adottato anche il metodo della fascetta fantastica!
Ricordo solo una cosa: Volete scrivere super stupidaggini nelle fascette per attrarre pseudo lettori?Per favore, non citate scrittori degni di esser chiamati tali.
Non paragonate Umberto Eco o Ken Follett ad autori privi della stessa verve grammaticale e stilistica!
Grazie!!!
Forse per contrastare questa dilagante mania usata esclusivamente (fino a pochi mesi fa) da una casa editrice indipendente di Roma, la Newton Compton, ora anche altre case editrici adottano il metodo Newton (vedi Piemme che ha iniziato a prezzare alcuni libri 9.90. Per colpa di questa casa editrice, la Newton ha dovuto integrare il bollino del prezzo, scivendo Gli originali…che fatica!!!).
Il risultato è l’uscita di un libro non originale e che pecca di qualità!!!
Ma ormai la qualità a chi interessa?Solo ai veri lettori!!!E ne son rimasti davvero pochi rispetto alla massa!
Oltre al prezzo, si avvicinano anche al colore delle copertine Newton in certi casi e ai titoli, usando giorni oscuri, morti, incubi vari, notte (questa c’è sempre), sacrifici, anatomisti (al posto di alchimisti), destino, tentazioni e ancora inganni, guardiani, lupi e altro ancora.
Praticamente impilati uno vicino a un altro, nelle librerie, competono libracci che sono identici per titoli, copertine, prezzi e fascette!!!
Nel frattempo i titoli interessanti rimangono nell’ombra, in un angolo di un anonimo ripiano di uno scaffale qualunque.



Articolo scritto per iltempolastoria.it

http://www.iltempolastoria.it/rubriche/libri-in-viaggio/fascetta-fascetta-delle-mie-brame-qual-e-il-libro-meno-copiato-del-reame/


lunedì 4 novembre 2013

The Resurrection Maker. The new novel by Glenn Cooper




An author who has quickly climbed the charts of best-selling books in Italy. A treasure for the publishing house North that publishes its novels: from the first novel, Library of the dead (trilogy with The Book of Souls and The Librarians) to the last The Resurrection Maker (the new novel that recounts the mystery of the Grail). Do not forget The Tenth Chamber, Near Death and The Devil Will Come. Glenn Cooper graduated in Medicine at Tufts University School of Medicine and Archaeology at Harvard University, became a novelist.
I’ve interviewed to know something more about him, but the author will not lean too much perhaps to keep that sort of mystery that hovers always in his books.
You worked in the field of pharmacology, how did you start writing?
Actually my first degree was in archaeology at Harvard. Medicine was second. I began writing during a time I was doing pharmacology research because I needed an intellectual counterpoint for balance in my life. I wrote movie scripts for 20 years, unsuccessfully, before I wrote my first novel, Library of the Dead.
As you build your novels? How is the idea that makes you write?
I always start with a high concept (a what if?) and these ideas usually come to me through a process of active daydreaming. Then I need a plot and that’s the harder work.
The new book is based on the topic of “Holy Grail”. The book could be described as “One of many” book already writen. Are you afraid of this?
I wasn’t scared about writing the millionth book about the Grail because I was sure my concept and storyline had never been done before. And you won’t find one mention of the Templars in the book!
(No Knight Templar because, actually, these knights have been used by many authors in their books that spoke of the Grail. I think that there aren’t more stories to be invented on the Knights Templar and the Grail.)
There may be a masonic note in the book?
If there’s a masonic element here it’s news to me.
(I thought there might be a sort of freemasonry university, since we are talking of the Grail Loons which is a group of researchers, university professors who come together to bring news about the Grail. )
After your written books: the trilogy of the library guardians, two books about adventure and mystery and a modern topic with of the imminent end of the world, you go back to the ancient mysteries. Why?
I follow my latest good idea without thinking too much about genre or sub-genre. Some ideas are good as a stand-alone book, others as a small series. If I were only thinking about the best way to sell books I’d stick with one iconic hero and write a never-ending series.
I have noticed that for the last written books, there was not a long waiting time. Are you writing already the next book? Or have you already a new idea?

I write constantly with only a month break in-between projects. I have a very high tolerance for work which probably comes from all my years in corporate life. A book a year is a very comfortable pace for me and that translates into publishing a new book every year. With that said, I’ve just finished a new book which will be the first in a trilogy. I’m not saying too much about it yet but I think it’s the most interesting and exciting concept I’ve ever had. In a year we’ll see if readers agree.

While waiting to read the new trilogy Glenn Cooper, we read The Goblet of Life and we wander in to the mysterious atmosphere of the Grail quest, between France, Montserrat between King Arthur and his descendants, the sword Excalibur and more.
Many thanks to Glenn Cooper who found the time to answer my questions.

sabato 2 novembre 2013

E quando...



E quando vedrò la tua forza urtare contro le scogliere
E quando vedrò le tue onde infrangersi contro quei forti muri di roccia
E quando ti ammirerò irradiato dai raggi del tramonto o dell'alba
E quando ammirerò la tua spuma soffice
E quando calpesterò la sabbia che hai appena bagnato
Saprò di esser lontana, ma felice con te.
Marianna Di Felice

Al Buon Romanzo





In una cartolibreria a Méribel, dipartimento francese della Savoia, stazione di sport invernali, lavorava, in un piccolo seminterrato, Ivan Georg, il vero libraio. “E i clienti che oltrepassavano le pile dei giornali, aggiravano gli espositori di cartoline, andavano fino in fondo al negozio e scendevano da me erano clienti che poi tornavano”.
Ivan non era un libraio comune, riusciva a convincere i clienti perché amava i capolavori, amava la letteratura. Se ne accorse Francesca che era diventata amante della buona letteratura fin da piccola. Non aveva studiato, tutta la cultura che aveva, era riuscita a immagazzinare era data dalle sue letture.
Si muoveva con classe e distinzione senza lasciare il pavimento dove camminava per volare al di sopra delle persone. Teneva dentro di sé un dolore grandissimo per la perdita della figlia, che probabilmente non si sanò mai davvero.
Ivan e Francesca decisero, non senza dubbi, di aprire una libreria diversa dalle mille che occupavano il suolo parigino. Dopo che il proprietario della libreria licenziò Ivan perché oscurava i giornali, le cartoline e i libri di massa che riempivano il suo locale, si trasferì a Parigi per iniziare quell'avventura, cercando di portare con sé una ragazza, Anis con la quale aveva instaurato un rapporto fuori dal comune (si davano del lei quando parlavano).
La libreria del buon romanzo aprì i battenti in una via di Parigi in un giorno di dicembre.
I libri che riempivano la libreria erano stati consigliati da otto persone che facevano parte del gruppo denominato “il Comitato”, un gruppo segreto. I membri non si conoscevano tra di loro, solo Ivan e Francesca sapevano i loro nomi veri o d'arte. Queste persone dovevano scegliere e mettere per iscritto su una lista segreta, seicento titoli ciascuno, che avrebbero voluto vedere nella libreria.
Cito alcuni nomi che si trovavano nella libreria del buon romanzo, solo alcuni dei più famosi: Calet, Fargue, Reverzy, Stendhal, Flaubert, Bianciotti, Benoziglio, Deville, e molti altri.
Una libreria così, risveglia dall'assopimento molti veri lettori che animarono il locale ogni giorno. Tiravano fino a tardi, sicuri tra le sicure pareti che contenevano dell'ottima letteratura.
Erano davvero felici. Ma non lo erano i proprietari delle librerie commerciali, di quelle librerie che vendevano il fenomeno del momento (non l'autore, ma un fenomeno come se lavorasse in un circo). Le librerie che vendevano cartastraccia e la spacciavano per bestseller erano invidiose di questo successo che rischiava di eclissarle.
Ed allora cosa si fa quando non si riesce a competere meritatamente e onestamente?Si inizia a sabotare.
Minacce e attentati ad alcuni membri del comitato. Quando il gioco divenne pericoloso il buon poliziotto Heffner iniziò a occuparsi del caso.
Un poliziotto che conosceva e amava la buona letteratura.
Ivan e Francesca raccontano al poliziotto tutto, dall'idea di questa libreria alla realizzazione e agli attentati.
Quattrocentodue pagine piacevolissime che fanno sognare il lettore, soprattutto, il lettore che desidera una libreria degna di portare questo nome.
Un libro che mostra le frivole vendite dei grandi marchi, basate unicamente sul guadagno.
Un libro attuale, visto lo scempio del romanzo e il “permesso” di scrivere anche a chi non sa il significato di questo verbo.
Un libro dove si mette in chiaro che l'invidia colpisce sempre e comunque.

Laurence Cossé è un'autrice di romanzi, racconti e di pièces teatrali. E' stata giornalista e critico letterario di Le Quotidien de Paris. Anche se i suoi soggetti sono molto diversi tra loro, i romanzi di Laurence Cossé trattano tutti il tema del potere.

La libreria del buon romanzo è edito, in Italia, da E/O Edizioni.

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