venerdì 21 dicembre 2018

La misura dell'uomo: recensione






Autore: Marco Malvaldi
Editore: Giunti
Genere: Giallo storico
Pagine: 300
Anno di pubblicazione: 2018




Sinossi

Ottobre 1493. Firenze è ancora in lutto per la morte di Lorenzo il Magnifico. Le caravelle di Colombo hanno dischiuso gli orizzonti del Nuovo Mondo. Il sistema finanziario contemporaneo si sta consolidando grazie alla diffusione delle lettere di credito. E Milano è nel pieno del suo rinascimento sotto la guida di Ludovico il Moro. A chi si avventura nei cortili del Castello o lungo i Navigli capita di incontrare un uomo sulla quarantina, dalle lunghe vesti rosa, l’aria mite di chi è immerso nei propri pensieri. Vive nei locali attigui alla sua bottega con la madre e un giovinetto amatissimo ma dispettoso, non mangia carne, scrive al contrario e fatica a essere pagato da coloro cui offre i suoi servigi. È Leonardo da Vinci: la sua fama già supera le Alpi giungendo fino alla Francia di re Carlo VIII, che ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma affidando loro anche una missione segreta che riguarda proprio lui. Tutti, infatti, sanno che Leonardo ha un taccuino su cui scrive i suoi progetti più arditi – forse addirittura quello di un invincibile automa guerriero – e che conserva sotto la tunica, vicino al cuore. Ma anche il Moro, spazientito per il ritardo con cui procede il grandioso progetto di statua equestre che gli ha commissionato, ha bisogno di Leonardo: un uomo è stato trovato senza vita in una corte del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti... Bisogna allontanare le ombre della peste e della superstizione, in fretta: e Leonardo non è nelle condizioni di negare aiuto al suo Signore.

“Ma crescendo soverchiamo e dominiamo ogne animale al mondo, e perciò è nella crescita e nello imparare, non nella nascita, che si vede la misura dell’uomo. Solo con l’osservar la natura, e gli altri homini, l’homo apprende. Ma sanza comparare ciò che si fa con ciò che si crede, ciò che si aspetta con ciò che succede, l’homo non può crescer sano nel suo intelletto e giudizio. E l’unico modo per haver cognizion dell’errore è misurarsi con la natura istessa, giacché, a differenza dell’homo, mai mentisce”
Ti saluto e ti ritrovo, il tuo e sempre tuo
Leonardo


Recensione

Siamo nel periodo della rinascita delle lettere e delle arti chiamato per l’appunto Rinascimento, un periodo che va dalla metà del 1300 alla fine del 1500 che in accordo con l’Umanesimo riporta in auge le opere classiche e l’uomo al centro dell’interesse accantonando la natura che era stata protagonista di discorsi filosofici e letterari fino a quel periodo. Rinascono le arti, ma non per questo tutte le opere  commissionate dai signori sono pagate e ne sapeva qualcosa quel povero Leonardo da Vinci. Per questo la rinascita, per molti, non è monetaria! Protagonista indiscusso e discusso del periodo (ed ancora oggi), nel romanzo di Malvaldi lo troviamo presso il Ducato di Milano alla corte di Ludovico Maria Sforza, in verità Duca di Bari e reggente del Ducato di Milano (ma praticamente Signore della città) dove dovrà barcamenarsi sfoderando il suo genio nell’inventare anche scuse plausibili riguardo l’assenza, nella piazza destinata, dell’opera richiesta dal Moro, un cavallo con il padre sopra in ricordo appunto del grand’uomo che era stato il genitore. Dopo anni e anni in quella piazza non c’era ancora nulla! Effettivamente Leonardo essendo un genio aveva mille idee e ne portava a termine poche, perché mentre pensava all’opera che doveva portare a compimento per non far adirare il signore di turno, in questo caso il Ludovico,  subito si affiancavano altre idee che portavano alla distrazione  del genio. Pensando al cavallo e alla lega da usare (e non era mica facile!) si distraeva e magari pensava al ritratto da fare al suo garzone di bottega. Era in effetti un genio, ma sicuramente non poteva iniziare venti cose e finirne venti soprattutto se i suoi progetti non erano di facile attuazione! In quelli di ingegneria doveva comprendere quale materiale fosse migliore, quale lega potesse resistere di più e mille altre cose che Leonardo pensava, ma poi non gli stava dietro! Ne “La misura dell’uomo” Leonardo si ritrova invischiato in un delitto misterioso (Leonardo però cercherà di trovare la luce nell’oscurità) e stava quasi per perdere la fiducia del Duca di Milano…solo perché il morto era stato nella sua bottega! Ebbene si lo conosceva fin troppo bene. L’autore utilizza un umorismo che colpisce il lettore e riesce a farlo ridere mentre legge un romanzo, ma un romanzo che contiene storia ed è un fatto positivo. Quando mai leggendo la storia si è mai riso? Di solito non appare divertente! Così si possono leggere notizie storiche che sono contenute nel libro anche se lo stesso contiene cose inventate ed è normale visto che si tratta di una storia nella storia. Non è un saggio che deve riportare necessariamente fatti effettivamente accaduti. Nel romanzo storico c’è una base vera e poi l’invenzione che diletta e in questo libro è davvero gradevole seguire la trama mano a mano che si sviluppa. A quasi 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci (che cadrà il 2 maggio 2019) c’è la voglia di rispolverare il suo genio, tra dipinti e opere di ingegneria antesignani di moderne scoperte (ad esempio il carro armato, il paracadute, il palombaro e molto altro), le sue “prodezze” con i garzoni di bottega (soprattutto col Salaì figlioccio e non solo) e i suoi discorsi e le sue azioni da eretico. In un  periodo in cui la peste faceva paura Leonardo che conosceva anche l’anatomia grazie alla dissezione sacrilega di cadaveri riesce a scoprire cosa è successo all’uomo ucciso, ma dovrà anche capire perché è stato lasciato in casa di Ludovico il Moro. In quel periodo (e non solo) il potere era più importante di qualsiasi cosa e voleva esser conquistato da più di un uomo in grado di poterlo usare (erano esclusi i plebei naturalmente) per questo le mosse di un re, nella fattispecie Carlo VIII che voleva conquistare Napoli, potevano essere sfruttate da alcuni che volevano conquistare titoli e privilegi e da altri che avvicinando Leonardo volevano sottrarre il prezioso diario dove erano appuntati codici misteriosi e idee. Molti avrebbero rapito direttamente Leonardo perché le sue idee geniali facevano gola a tutti i potenti, ma avere il suo ideatore e costruttore era meglio! Questo è un romanzo che il lettore troverà geniale per la scrittura umoristica utilizzata, per la modestia dell’autore (come si può leggere alla fine), per la curiosità che si accende di nuovo sul da Vinci, per il rivivere quei tempi accanto ad un signore come Ludovico il Moro, per l’Italia divisa in ducati, regni, repubbliche e stato pontificio e per le liti, gli intrighi, i giochi di potere, i francesi con manie di conquista nel territorio italiano che non vedevano l’ora di spodestare gli spagnoli e molto altro. Buona lettura!



L’autore

Marco Malvaldi è nato a Pisa dove vive tutt'ora. Dopo la laurea in chimica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, e contemporanei studi di conservatorio, ha provato a fare il cantante lirico, ma ha abbandonato dopo poco per tornare alla professione di chimico. Esordisce nella narrativa nel 2007 con la serie dei vecchietti del BarLume, pubblicata da Sellerio: La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014; La battaglia navale, 2016; A bocce ferme, 2018. Da questa serie a partire dal 2013 è stata tratta una serie televisiva dal titolo I delitti del BarLume.
Ha pubblicato anche Odore di chiuso (Sellerio 2011, Premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti), giallo a sfondo storico, con il personaggio di Pellegrino Artusi, Milioni di milioni (Sellerio 2012), Argento vivo (Sellerio 2013),  Buchi nella sabbia (Sellerio 2015) e i saggi L' architetto dell'invisibile ovvero come pensa un chimico (Cortina Raffaello 2017), Le due teste del tiranno. Metodi matematici per la libertà (Rizzoli 2017) e Per ridere aggiungere acqua. Piccolo saggio sull'umorismo e il linguaggio (Rizzoli 2018)
Suoi racconti sono inclusi nelle antologie di Sellerio: Un Natale in giallo (2011), Capodanno in giallo (2012), Ferragosto in giallo (2013), Regalo di Natale (2013, La tombola dei troiai), Carnevale in giallo (2014, Costumi di tutto il mondo).
Nel luglio 2013 vince il Premio letterario La Tore Isola d'Elba.




mercoledì 19 dicembre 2018

L'uovo di Salaì: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it









AutoreRita MonaldiFrancesco Sorti

Editore: Baldini+Castoldi
Genere: Giallo storico
Pagine: 234
Anno di pubblicazione: 2018



Sinossi. Roma, 1508. Il giovane Salaì, apprendista pittore e figlio adottivo di Leonardo da Vinci, è appena giunto da Firenze nella Città Eterna su incarico del suo celebre patrigno. Deve trovare a tutti i costi un libro appena stampato nella lontana Alsazia, in cui è contenuta la prima carta geografica dell’America. Ma nessuno lo deve sapere. Leonardo infatti, invidiosissimo di Colombo, Vespucci e degli altri grandi esploratori, vuole plagiare la carta dell’America e darla alle stampe a suo nome, per fare bella figura con gli amici fiorentini. La missione si rivela subito piena di pericoli. Salaì riceve prima oscure minacce di morte, e poi viene rapito da un commando di agitatori politici, che possiedono una copia del prezioso libro, ma sono convinti che faccia parte di una colossale congiura. Il figlioccio di Leonardo dovrà usare tutto il suo straordinario acume per districarsi tra librai traditori, feroci usurai, prostitute d’alto bordo e spericolati sovversivi. In più il bel Salaì, gran sciupafemmine, dovrà fare i conti, con i suoi antichi amori, che hanno lasciato alcuni strascichi inattesi. Come in ogni buon intrigo, alla fine verrà incastrato e finirà in catene davanti a un giudice, e solo all’ultima pagina sapremo se riuscirà a scampare alla forca.


Recensione

Molti sono, ancora oggi, i punti interrogativi su scelte e azioni del grande Leonardo da Vinci e molte sono le voci su di lui. Voci segrete, voci di popolo o di studiosi che, per una grande burla di Leonardo e del suo essere schivo, non si assomigliano.
Possiamo seguire garzoni che erano al seguito di Leonardo e che, forse non avevano la medesima scaltrezza nel fuggire ai chiarimenti. In questo libro si seguono le sorti di Gian Giacomo Caprotti, chiamato Salaì dal suo padre adottivo, Leonardo da Vinci per l’appunto. Per come viveva quest’ultimo era improbabile che sapesse fare il genitore e infatti Salaì svolgeva le funzioni di garzone di bottega più che di figlio che segue le orme del padre.
Anche perché non poteva essere più diverso da Leonardo, visto che odiava lo studio, la lettura e tutto ciò che aveva a che fare con i libri. Grazie a Salaì, mandato a Roma per comprare un libro che contiene una mappa del mondo, scritto da due cartografi tedeschi, si scoprono degli altarini che riguardano il Maestro da Vinci a causa del fatto che Salaì, oltre a non amare la cultura, non è proprio un ragazzo probo, ma è uno di quelli che non ha mai le mani a posto, né vicino agli oggetti, né vicino alle donne, e che ama ricamare dei ghirigori sulle sue storie.
Per questo si ritrova nel mezzo di una baraonda causata dalla ricerca del libro succitato e dagli interessi che altri nutrivano nei confronti della storia. Ma Salaì non sta a badare alle conseguenze delle sue azioni, perché lui ha un compito preciso nei confronti del suo patrigno.
Il libro contiene le memorie di Salaì, scritte in modo profano, visto che era un illetterato, e la sentenza emessa dal Giudice Criminale di Firenze che per ordine del Papa aveva rinchiuso Salaì.
È divertente il modo in cui si leggono le sue avventure, dalla sua stessa penna e con l’aria canzonatoria di chi è sicuro di uscire perché non ha fatto nulla. Al lettore viene spontaneo domandarsi se fosse totale ingenuità o furbizia.
I libri danno istruzione, ma la strada, soprattutto se si ha a che fare con persone del popolo, fornisce ulteriori spunti di comportamento utili davanti a certi soggetti, e il figlioccio di Leonardo lo sapeva bene.
L’uovo di Salaì è uno scritto storico, perché riporta fatti accaduti, con postille verificate e alcune notizie che non tutti conoscono; un giallo a cui non si può dare una soluzione definitiva perché c’è molta nebbia intorno al dibattito, creata di proposito all’origine.
Un testo piacevole grazie ai modi burleschi di Salaì. Forse l’evidenza è mascherata in modo da esser derisa e non ragionata…buona lettura!



Rita Monaldi e Francesco Sorti (Scheda Autore)


Rita Monaldi (1966) e Francesco Sorti (1964) sono una coppia di scrittori italiani di romanzi gialli storici, marito e moglie nella vita. Protagonista dei loro romanzi è l’abate Atto Melani, vissuto tra il 1626 e 1714, che fu cantante castrato, diplomatico e spia (era uno degli agenti segreti preferiti del Re Sole), amico di papi, principi e re. Nel2002 il loro primo romanzo, Imprimatur, inizialmente pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore, fu dichiarato fuori catalogo dopo aver venduto 8-10 mila copie in Italia.

A cura di Marianna Di Felice 





Recensione scritta per www.thrillernord.it

lunedì 17 dicembre 2018

La voce della pietra: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








AutoreSilvio Raffo

Editore: Elliot
Genere: Thriller
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2018






Sinossi. Nella lugubre solitudine di un’antica dimora di campagna il giovane Jakob, che dalla morte della madre si rifiuta di parlare e affida a un diario i suoi tenebrosi pensieri, ascolta una voce ultraterrena che sussurra arcani messaggi dal grembo della pietra. Verena, l’indifesa infermiera sensitiva che arriva alla villa per prendersi cura di lui, orfana anch’essa e anch’essa priva di una sicura identità, cade vittima dello stesso incantesimo maligno. Che cosa vogliono i morti dai vivi? Qual è la vera misura del loro potere?


Recensione

Dalla prima all’ultima pagina de La voce della pietra, il lettore sente l’aria tenebrosa che aleggia sul romanzo. Non riesce a identificare bene cosa c’è intorno, chi controlla la mente dei due personaggi principali, Jakob e Verena. La pietra parla, suggerisce e rompe il silenzio che aleggia attorno a Jakob.
La pietra fa sentire cose lontane e riesce a vedere cose che rimarrebbero nascoste.
Ma è davvero la pietra della casa delle statue a parlare?
O qualcosa di etereo e indefinito?
Il Serpente ha degli incubi che anticipano dei fatti reali, la Colomba sembra suggerire dei comportamenti e la Guardiana dipinge e pensa ai colori dell’India. C’è un contrasto pazzesco tra il lugubre che si avverte mentre si entra nella casa, che il lettore immagina come se le mura fossero prigioniere di un grigiore tra mille pulviscoli che si alzano al passaggio di qualcuno come a formare una sorta di nebbia all’interno, e i colori sgargianti dell’India legata alla zia di Jakob dove tornava volentieri anche per allontanarsi da quella pesantezza di colori smunti che formavano la vita con il nipote. Il padre di Jakob era andato via e aveva lasciato in regalo alla tenuta le statue che erano ormai corrose dal tempo e aggiungevano un tocco funereo alla residenza.
Il lettore mentre scorre le pagine sente il dolore che poteva provare un ragazzino orfano circondato da grandi che avevano perso le speranze su di lui, la sua affabilità per riuscire a raggiungere il piano prefissato e la pesantezza che quella casa trasmette.
Il silenzio di Jakob è assordante ed è un grido racchiuso tra le pagine di quaderni che riempie quando si siede alla scrivania nella sua stanza. La musica era l’unico momento di voce che usciva dal suo essere artista. L’arte è una caratteristica di alcuni componenti di quella famiglia.
Il romanzo contiene la suspense di un thiller ma ha le note di un noir e un gotico perché racchiude una base romantica, per l’amore e la sofferenza che viene espressa tra silenzi e parole e l’orrore che si prova in determinate situazioni poco chiare o improvvise, che fa drizzare i capelli al lettore. Notevole è la passione, tra inquietudine e dubbi, che questo romanzo fa nascere nel lettore soprattutto perché non usa tante pagine per raccontare i fatti e impiega un linguaggio decisamente piacevole, frutto di parole forbite, eleganti e chiare. Mentre si scorrono le pagine del libro il lettore realizza delle immagini mentali in bianco e nero, o con colori smorzati che meglio si addicono alle scene lette.
Cosa c’è in quella tenuta che chiama Verena a gran voce e le ricorda il suo passato doloroso, che suggerisce a Jakob parole segrete che lui trascrive febbrilmente sul diario?
Cosa vuole ottenere da un’infermiera e da un ragazzino?
Il lettore rimane affascinato dal romanzo perché scopre che tra le sue pagine la presenza è più viva che mai.



Silvio Raffo


Silvio Raffo romanziere, saggista e poeta. Ha tradotto tra gli altri Emily Dickinson, Dorothy Parker, Philip Larkin. Tra le sue raccolte di poesia Lampi della visione (Premio Gozzano 1988), L’equilibrio terrestre (Premio Città di Cariati 1991), Al fantastico abisso (Premio Val di Comino 2012). Tra i suoi romanzi, ricordiamo Lo specchio attento (1987) e Il lago delle sfingi (1990), Giallo matrigna (2011) e La sposa della morte (2013). La voce della pietra, uscito per la prima volta nel 1996, è stato finalista al Premio Strega nel 1997. Nel 2017 ne è stata tratta una versione cinematografica (Voice from the Stone) con Emilia Clarke.

A cura di Marianna di Felice 



Recensione scritta per www.thirllernord.it

sabato 1 dicembre 2018

Il settimo peccato: recensione




Il settimo peccato


Autore: Carlo A. Martigli
Editore: Mondadori
Genere: Giallo storico
Pagine: 288
Anno di Pubblicazione: 2018


Sinossi:
E se il pittore Bosch fosse stato uno stregone che parlava delle opere di Dio per confondermi? Se, per assurdo, Isabella fosse stata sua complice, e non una vittima dei suoi incantamenti? E se io stesso fossi stato preda di qualche sostanza che mi rendeva schiavo delle sue azioni? Siamo all'inizio del Cinquecento e Giovanni Ciocchi, ai tempi in cui narra questa storia, è ancora molto lontano dal giorno del 1550 in cui verrà eletto papa e prenderà il nome di Giulio III. Ha poco più di quindici anni ed è in viaggio verso Venezia insieme all'inquisitore francescano Martino da Barga, suo mentore e maestro di vita. Magister e apprendista sono convocati nella Serenissima per partecipare al processo inquisitorio contro il pittore Hieronymus Bosch, accusato di eresia e blasfemia per aver dipinto un Cristo in croce con le fattezze femminili. Mentre Giovanni e Martino fanno la conoscenza dell'eccentrico pittore, della sua singolare visione del mondo e del suo stile di vita dissoluto, con l'intento di difenderlo dalla gravissima accusa che pende sul suo capo, nelle calli cominciano a verificarsi dei macabri delitti. Uno dopo l'altro vengono ritrovati sei cadaveri, su ognuno dei quali l'assassino si è divertito a lasciare segnali da decifrare: monete incastrate nei bulbi oculari, frutti e salsicce deposti accanto ai corpi, e soprattutto piume d'uccello, piume che spuntano dalle tasche, dai corsetti, dalle bocche delle vittime, come firme lasciate da un autore a margine delle proprie opere. Tutta la città conta sul fiuto del magister, noto anche come investigatore ed esperto di cause di morte, per interpretare le tracce seminate dall'omicida e fare luce sull'enigma. Naturalmente, il principale indiziato è proprio il blasfemo e impopolare Hieronymus Bosch.



Recensione:
L’ottavo peccato capitale è la vendetta come si leggerà nel romanzo, il nono è aver letto questo libro mentre leggevo altri libri e quindi aver costretto ad una attesa forzata la recensione dello stesso e il decimo peccato è che il romanzo purtroppo è ultimato. Come sempre Martigli ha una scrittura ricercata derivante dalla sua notevole cultura, per descrivere al lettore i fatti storici e come sempre chi legge rimane estasiato da tale scrittura. Senza orpelli che possano appesantire la trama , la descrizione dei luoghi è viva e sembra di starci dentro. Sembra di camminare a fianco del magister Martino e di visitare la Venezia del ‘500. Per questo motivo quando leggevo la descrizione di alcuni posti della città andavo ricercando dove fossero attraverso il web, per vedere se ero passata di lì le due volte che son stata a Venezia o se dovevo appuntarmi di passarci la prossima volta. Quando si procede nella lettura de Il settimo peccato, sembra di sporcarsi le scarpe nel fango o sentire lo scalpiccio che le suole provocano sulla ghiaia, sembra di passare tra le calli mentre le maschere sfilano una dietro l’altra riunendosi nelle piazze o nei palazzi signorili per partecipare alle feste o nei casini popolari. Durante il carnevale di Venezia un efferato assassino decide di colpire e lo fa in un modo particolare. Ricchi ornamenti, preziosi pizzi, ricami pregiati, stoffe costose, maschere più umili e baùte varie correvano per la città peccando a destra e a manca. Si poteva peccare ancora in quei giorni prima della Pasqua…come se in quella città servisse il carnevale per peccare!


…Venezia stessa era una maschera. Che copriva le difficoltà di un’esistenza sempre all’erta, tra lotte intestine e nemici alle porte, e l’ansia di attendere òe navi da cui dipendeva la vita della città e dei suoi abitanti…


In mezzo a questo caos colorato scorreva il sangue delle vittime del seriale, come si direbbe oggi, che continuava ad uccidere indifferente alle indagini e sicuro di non esser scoperto e lasciava indizi per far capire di quale peccato si era macchiata la vittima. Al magister Martino che era a Venezia insieme al suo aiutante Giovanni Ciocchi, era stato chiesto di indagare, ma lui era lì per difendere l’arte del pittore fiammingo Bosch dagli attacchi velenosi dell’inquisitore Jean de Longueville. Non c’era ponderatezza nelle esternazioni dell’inquisitore, lui voleva giungere alla conclusione del processo senza tener conto di nulla se non delle sue convinzioni. Insidia, infamia, invidia, prepotenza, affari, politica, peccati, omicidi, onestà, intelligenza. Queste parole riassumono il comportamento dell’epoca (che non è tanto cambiato ad oggi) e possono spiegarsi in questo modo: esseri infidi ai quali interessa solo il loro valore (che si son dati essi stessi e quindi potrebbero essere dei narcisisti) portano avanti calunnie che giustificano la loro linea di pensiero (che non è aperta a nessuna divagazione reale che possa derivare da un’investigazione) infamando l’indagato in modo presuntuoso senza ammettere ribattimenti, anzi, portando prove ricavate con la forza o con il soldo quindi in modo disonesto giustificando giochi di potere e invidia da parte di rivali e così peccando ma sempre in nome di Dio. Dall’altra parte l’intelligenza verifica la veridicità degli atti e cerca di far emergere la verità. Durante il periodo veneziano di rinascimento artistico e culturale un pittore fiammingo, Hieronymus Bosch, fu accusato di blasfemia per aver usato la sua particolare licenza pittorica nel dipingere un Cristo sulla croce, ma la sua accusa aumentò dal momento in cui fu preso come capro espiatorio da chi voleva chiudere in fretta il processo perché credeva di aver ragione. Frate Martino con pazienza e sapienza porta avanti la difesa, ma viene fuorviato dal suo pensiero rischiando…Mi fermo qui perché altrimenti si capisce troppo e il lettore deve capire quello che succede attraverso la lettura del libro non della recensione. Nel romanzo la penna di Giulio III, che all’epoca dei fatti era Giovanni Ciocchi destinato a diventare un legale che si ritrovò ecclesiastico, descrive gli accadimenti. Scorrendo le pagine del romanzo sembra che il lettore abbia trovato, magari in un vecchio baule, un diario antico e prezioso nel quale sono appuntati fatti, indagini, massime di un magister dalla brillante intelligenza e curiosità di un breve periodo del ‘500 a Venezia dove i peccati erano all’ordine del giorno, ma durante il carnevale si intensificavano e dove un assassino girava tra le calli destando paura negli occhi della gente. Buona lettura!


L’autore:
Carlo A. Martigli a Livorno compie gli studi classici e a Pisa si laurea in Filosofia del Diritto. Inizia a lavorare  al Tirreno di Livorno, come giornalista e collabora con riviste specializzate per conto dell’Istituto di Filosofia del Diritto di Pisa. Abbandonata la carriera universitaria, si impiega in banca e raggiunge ottimi risultati presso banche nazionali ed estere. Frequenta un master all’Università Bocconi. Con Spazio Teatro di Livorno vince il primo premio come migliore attore non protagonista al Festival del Teatro di Pesaro con la Donna di Garbo di Goldoni.
La sua carriera di scrittore inizia nel 1995 con la pubblicazione del suo primo libro, Duelli Castelli e Gemelli, favole in rima, realizzato con Emanuele Luzzati. Ha un grande successo di critica e pubblico e il libro è stato rieditato nel 2007. Nel 1998 lavora insieme ad Ambra Orfei, curando la sceneggiatura di uno spettacolo circense intitolato La Principessa delle Stelle.
Per alcuni anni ha creato e gestito una rubrica su Internet su La Repubblica-Il Lavoro e ha collaborato con altre testate del gruppo Riffeser Monti e Rusconi. Formatore e docente in comunicazione e marketing, ha al suo attivo vari corsi di scrittura creativa, tra cui uno all’Accademia Culturale del Comune di Rapallo, giunto già alla sua seconda edizione. Come art director, ha realizzato una campagna pubblicitaria in Campania per la raccolta differenziata.
La Banca Carige, per il terzo anno di seguito, gli ha commissionato un libro e un cd per illustrare ai ragazzi il mondo del risparmio.
Il libro grazie al quale conosce il successo si intitola 999. L'ultimo custode, ed è pubblicato da Castelvecchi. Questo thriller storico vende più di 100.000 copie in Italia, e successivamente esce in 16 Paesi.
Nel gennaio 2012 esce per i tipi Longanesi L'eretico, mentre è di Mondadori 2016 La follia di Adolfo, dove il protagonista del romanzo porta il suo stesso nome e L'Apprendisata di Michelangelo, 2017, con protagonista un giovane che vuole diventare pittore. Nel 2018 esce per Mondadori La custode di Leonardo e Il settimo peccato.




Marianna Di Felice

lunedì 26 novembre 2018

La ragazza dell'isola: recensione

Recensione scritta per www.thrillernord.it








Autore: Ann Cleeves
Editore: Newton Compton
Traduzione: Serena Tardioli
Genere: Thriller
Pagine: 330
Anno di pubblicazione: 2018




Sinossi. L’ispettore Jimmy Perez è appena sbarcato con la fidanzata Fran nella remota isola di Fair, il luogo in cui è nato, ed è impaziente di farle conoscere i suoi genitori. Seppure poco conosciuta, l’isola è una delle mete predilette degli appassionati di birdwatching, che possono osservare uccelli rari nel loro ambiente naturale. L’antico faro è diventato così il luogo di incontro principale per tutti coloro che praticano questo passatempo. Quando proprio in questo osservatorio viene rinvenuto il cadavere di una donna, Jimmy si ritroverà coinvolto in un caso insidioso. La vittima, infatti, è una nota esponente della comunità scientifica locale e il suo assassinio non manca di impressionare i riservati abitanti dell’isola. A complicare le cose ci sono la tecnologia praticamente inutilizzabile e i trasporti bloccati per via del maltempo: l’assassino si trova ancora sul luogo del delitto. Nel corso delle indagini, il detective Perez scoprirà che a volte, nonostante le apparenze, la verità può nascondersi nei posti più impensabili.


Recensione
Immaginate un’isola bagnata dagli spruzzi delle alte onde, dove il vento soffia da tutte le direzioni facendo danzare le piccole gocce salate, dove la natura si esprime in modo libero incantando le persone che vi fanno visita per osservare specie di uccelli rari, o comuni, sguazzare nell’acqua o eseguire voli acrobatici.
Immaginate un’isola dove gli abitanti sembrano usciti dal passato impegnati con i loro lavori casalinghi o comunitari, dove gli isolani si conoscono tutti e non conoscono la frenesia e il caos della città. Persone decisamente diverse dai cittadini. Immaginate la loro paura e il loro stupore quando la routine isolana viene spezzata da uno spietato assassino che turba le vite degli abitanti e dei turisti facendo affiorare molti segreti.
La distanza dalla terraferma non tiene lontano le negatività che alcuni esseri umani si portano dietro da anni.
E come potrebbe?
La negatività è ovunque e una ricercatrice l’ha portata sull’isola di Fair!
L’ossessione di primeggiare su tutti nasconde una sorta di solitudine e soprattutto la consapevolezza della persona di non essere chi dice di essere! Primeggiare con dei trucchi meschini solo per essere ammirati e desiderati implica reazioni vendicative da parte di persone che son state trascinate nell’ombra per diversi anni.
Qualcuno sull’isola dovrà fare i conti con chi è stato calpestato per ottenere la fama. La scrittura di Ann Cleeves è decisamente piacevole e intrigante, descrive i particolari e i contorni della vita isolana senza annoiare il lettore, anzi, lo incuriosisce sempre di più mano a mano che si va avanti nella lettura e alla fine lo fa emozionare seguendo le vicende e l’umore del personaggio principale che indaga sui delitti.
L’ispettore Jimmy Perez è un uomo prima di essere un poliziotto, ed è una persona empatica, per questo riesce a percepire gli stati d’animo, i silenzi degli altri riuscendo ad investigare al meglio. Ma stavolta è preoccupato per qualcuno che non vorrebbe far stare in mezzo alle indagini, purtroppo però deve chiudere un occhio viste le condizioni meteo avverse che non fanno arrivare aiuti a supporto sull’isola. Sono in pochi e devono cavarsela con le proprie forze. Era felice, Jimmy Perez, ma poi qualcosa lo fa diventare un guscio vuoto, freddo.
Qui il lettore si emoziona entrando in empatia con il personaggio che, tornato nella sua terra natale per fare un annuncio, si trova in quella che ora gli sembra una terra sconosciuta, arida, nemica dove non vorrebbe stare.
Ma ciò che è appena passato è come se fosse ancora presente e lo sarà ancora per molto tempo dopo che la madre dell’ispettore gli mostra un desiderio scritto con il carboncino su un foglio da disegno… Non si può dire di più perché la trama si svela solo leggendo il libro quindi buona lettura!



Ann Cleeves (Scheda Autore)

Ann Cleeves vive nel West Yorkshire con il marito e i due figli. Come membro della Murder Squad, Ann collabora con altri scrittori per promuovere la crime fiction. È autrice di moltissimi thriller e del ciclo di romanzi incentrati sulle indagini dell’ispettore Perez (la Newton Comtpon ha pubblicato in Italia La maledizione del corvo nero Gli occhi della notte), a cui è ispirata la serie TV Shetland. Ha vinto il prestigioso Premio Duncan Lawrie Dagger come miglior thriller dell’anno.
A cura di Marianna Di Felice



Recensione scritta per www.thrillernord.it





martedì 13 novembre 2018

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Recensione scritta per www.thrillernord.it









Autore: Daniel Waters

Editore: Sperling & Kupfer
Traduzione: Chiara Brovelli
Genere: Thriller
Pagine: 315
Anno di pubblicazione: 2018






Sinossi. Veronica Calder, sedici anni, non ha sempre paura dei fantasmi. A volte quasi non le importa di vederli ovunque attorno a sé. Fanno parte della sua vita ormai, non può evitarli. Eppure, ci sono giorni in cui farebbe volentieri a meno di incontrare l’inquietante signora all’angolo di Case Street, o di dividere lo specchio con lo sconosciuto ragazzo biondo apparso come se niente fosse alle sue spalle. Ma è così dall’Evento, ovvero dal cataclisma che ha messo fine alla vita di milioni di persone. Da allora gli spiriti delle vittime sono dappertutto, abitano le città in un’insolita e quotidiana convivenza con i sopravvissuti. Per alcuni, la loro presenza è a tratti persino confortante, un modo come un altro per avere i propri cari ancora accanto a sé. Veronica preferirebbe che quelle anime potessero riposare, ma in fondo, anche per lei, vedere suo padre ogni mattina, seduto al solito posto in cucina, a leggere il giornale, è meglio di non vederlo affatto. C’è qualcuno, però, che ancora non si è arreso a questa nuova realtà. Qualcuno che, distrutto dal dolore, ha deciso di mettere in atto un piano tanto ambizioso quanto terribile. Un piano che soltanto Veronica può fermare.

Recensione

Immaginate di svegliarvi una mattina e avere intorno più persone, persone che non riconoscete perché non le avete mai conosciute; penserete che forse sono dei turisti o persone care perse da tanto tempo o da poco. Poi, guardando meglio vi accorgete che alcune non vestono in modo moderno, ma anni Cinquanta oSessanta o Settanta.
E facendo correre lo sguardo intorno a voi notate che tutto è più grigio e che queste persone non sono affatto persone perché le persone non svaniscono come se fossero fumo. Allora vi domanderete cosa sia successo e perché persone morte sono intorno a voi e soprattutto vi domanderete perché le vedete!
Di solito capita a pochi fortunati, se lo sono davvero, di vedere e parlare con i morti; non possono farlo tutti. Ma dopo l’Evento, una forte esplosione che ha causato migliaia di morti sì, tutti vedono i cari persi o persone che sono di epoche passate, forse perché il velo tra il nostro mondo e il loro mondo si è assottigliato.
Discorso delicato quello sulla morte e sull’aldilà perché molti non credono, pensando siano solo immagini di ricordi o allucinazioni, perché non vogliono soffrire più di quello che hanno sofferto, o semplicemente perché non ritengono possa accadere nulla di simile; altri hanno paura e alzano un muro, con la speranza di non vederli più; altri ancora sono affascinati e desiderano capire perché i cosiddetti fantasmi esistono e vagano nel nostro mondo.
Sono legati ai ricordi dei vivi che trattengono un pezzo di quello che era la persona persa? Oppure si tratta di un’altra dimensione con la quale si può interagire dopo un grande squarcio all’equilibrio della vita causato da un evento di proporzioni disastrose?
Ma cosa sono? Redivivi?
Ma in quel caso tornerebbero in vita e potrebbero toccare ed essere toccati, e riuscirebbero a distorcere la normale quotidianetà in modo palpabile. Zombi?
Ma avrebbero le caratteristiche di un morto vivente che si trascina provocando solo terrore. Allora cosa sono?
Presenze eteree che comunicano senza parlare perché non possono farlo. Ma si devono osservare bene perché vogliono dire qualcosa che salverà da un pericolo imminente chi comprende il loro linguaggio fatto di sguardi o comportamenti diversi dal solito. Sei ancora qui è un thriller con note soprannaturali decisamente coinvolgente, che emoziona soprattutto menti empatiche che si identificano in situazioni simili.
Commuove nella descrizione di presenze che volevano continuare a vivere ma che sono state travolte da tremendi accadimenti che hanno troncato la loro vita.
Il lettore è completamente attratto dalle pagine del libro che lo proiettano in mezzo ai protagonisti riuscendo a vedere i personaggi descritti come se fosse lì con loro, facendolo rabbrividire quando le presenze cercano di far capire cosa hanno da dire fissando la protagonistaperché è come se fissassero il lettore!
VeronicaKirk e Janine, tre tipologie di ragazzi che si incontrerebbero anche nella realtà, ognuno con una diversa reazione al fenomeno che sta sconvolgendo la città.
I personaggi sono mossi in modo perfetto e trascinano il lettore nella storia.
Un oscuro segreto si nasconde dietro una faccia amica e alcune presenze cercano di avvisare i vivi del pericolo!
Riusciranno a bloccare la morte?
Buona lettura!



Daniel Waters


Daniel Waters ha scritto diversi libri per ragazzi. Attualmente vive con la famiglia in Connecticut.

A cura di Marianna Di Felice







Recensione scritta per www.thrillernord.it

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