venerdì 23 gennaio 2015

Montagna scuola di vita: Gianni Franchi racconta

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La montagna devi leggerla, non solo con le cartine, devi leggerla con gli occhi, con la mente.
Devi osservare le sue forme e ragionare sui percorsi da prendere per camminare sui suoi sentieri.
Gianni Franchi

Fare l’accompagnatore di media montagna è uno stile di vita, è pura passione e dedizione nei confronti della natura selvaggia.
L’accompagnatore è una sicurezza, è una persona di fiducia che ti accompagna tra le bellezze naturali montane.
Ho incontrato ed intervistato l’accompagnatore di media montagna Gianni Franchi per capire come vivere le meraviglie montane che la natura ci offre.


Com’è nata in te la passione per la montagna?
Io abitavo in un paesino montano alle pendici della Montagna dei Fiori, avevo mio padre che era un cacciatore e quindi come cacciatore gli piaceva visitare posti più dispersi ed io da piccolo ho iniziato ad andare con lui. Avevo sei anni e mi svegliavo come mio padre alle 2:00 alle 3:00, contro il volere dello stesso genitore che insisteva affinchè io rimanessi a letto a dormire. Io per timore che mi lasciasse a casa, scendevo sotto e lo aspettavo vicino alla porta.
Da lì iniziai ad andare in escursione con lui. All’età di 14 anni, quando facevo le medie, all’epoca non c’era tanta gente che frequentava la montagna quindi era difficile andare insieme a qualcuno, io spronavo il mio amico di scuola per andare a fare un giro e così facevamo le prime escursioni. Poi, piano piano, ho fatto il primo corso di arrampicata, poi quello di arrampicata invernale è sempre stata un’evoluzione dall’escursione ad andare avanti. Anche il lavoro da accompagnatore è arrivato in modo naturale. Tutto è spinto dalla passione perché altrimenti non si fa, visto che, questo mestiere, comporta anche dei sacrifici, delle rinunce. A vent’anni dovevi rinunciare ac uscire il sabato sera perché la domenica ci si svegliava presto oppure non potevi spendere dei soldi per qualsiasi frivolezza possa passare per la testa di un ventenne e risparmiavi per comprare il materiale che ti serviva per l’escursione.
Così ho iniziato la mia avventura di accompagnatore. Rimane la passione di andare sempre ad esplorare nuovi posti, infatti ciò che ti spinge ad andare in montagna è anche questo, andare a vedere sempre posti nuovi.
Ad esempio sul Gran Sasso ci sono tanti posti, ma io ne cerco sempre di nuovi, anche perché nel territorio del Gran Sasso e dei Monti della Laga conosco quasi tutti i posti. Vado in giro per l’Abruzzo, nel Velino Sirente, nella Majella, sconfino nei Sibillini, sono andato anche in Val d’Aosta, sulle Dolomiti, a me piace girare soprattutto per conoscere altri luoghi.
Son tanti i posti da visitare in Abruzzo ed in Italia, in generale, ci son tante montagne bellissime.
L’importante è stare con la natura e vedere cose nuove.
La curiosità mi guida.

La montagna è una scuola di vita?
Si perché insegna il rispetto per la natura, insegna il sacrificio. Poi dipende dalle persone. Ti insegna a non mollare mai.
Ti insegna l’educazione, la semplicità nelle cose che, oggi come oggi, nella vita di tutti i giorni è un po’ scomparsa.
La persona si mette a nudo specialmente nei momenti di difficoltà. La stessa persona in città non si comporta alla stesso modo, non si mette a nudo come in montagna. Fuoriesce la sensibilità, la reazione alla difficoltà in modo aggressivo o in modo tranquillo.
Proprio in questi casi l’accompagnatore deve avere tanta pazienza, rassicurando la persona che ha reagito in modo esasperato di fronte alla difficoltà e può succedere di vedere queste reazioni.
Parlando tranquillamente si cerca di far ragionare la persona per portarla al di là dell’ostacolo.
Naturalmente devi essere tu calmo per trasmettere la calma, come devi avere passione per trasmetterla agli altri.
Questa pazienza viene usata anche nel soccorso, di cui faccio parte, devi calcolare il pericolo che vai ad affrontare e quindi non mettere a rischio la vita degli stessi operatori del soccorso, devi rimanere molto calmo, lucido e non farti prendere dalle emozioni che potrebbe trasmetterti la persona che è in pericolo, proprio per trovare una soluzione migliore.
Il soccorso poi capita di giorno di notte, e non si usa sempre l’elicottero, soprattutto quando il tempo non è buono o quando ci sono delle condizioni adatte al volo o di notte, quindi si deve affrontare il soccorso a piedi e ,per fare un esempio, riscendere con la barella dal Corno Piccolo, oltre ad essere un intervento lungo e faticoso, è decisamente impegnativo.
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La montagna è diventata una moda?
Penso che si vada alla ricerca di un’attrezzatura adeguata. Naturalmente le aziende ne hanno fatto un commercio. Una volta si andava in montagna con gli anfibi militari, pantaloni di velluto, camice rubate al padre, e un k-way. Si saliva anche con quell’abbigliamento, ma era più la voglia che ti spingeva ad andare anche perché quando sei un adolescente non hai tanti soldi da spendere.
L’attrezzatura buona è fondamentale, naturalmente per un livello di sicurezza maggiore. Poi ognuno deve avere l’attrezzatura adeguata per il livello di attività che vuole seguire.
Ad esempio se vuoi partecipare a semplici camminate è inutile che compri una giacca da spedizione, quando basta la giacca da escursionismo.
Poi come per tutte le cose c’è il marketing che arriva ovunque.
Certo è che ormai molte più persone si interessano alla montagna e rispetto a prima e se prima le aziende non pensavano a grandi produzioni di materiali e di abbigliamento, ora aumentano le loro proposte.
Cosa fondamentale le scarpe da trekking, non da tennis!

La montagna è una forma di unione?
La montagna è aggregazione, ma c’è chi la vive anche in maniera solitaria infatti la storia dell’alpinismo ci racconta che molte persone hanno scalato in solitaria.
La montagna secondo il mio modesto parere, non va vissuta da sola, io consiglio sempre anche per una semplice camminata di andare in due, almeno. La montagna è aggregazione per riscoprire i valori naturali che si sono persi a causa delle città. Farebbe bene ai bambini che hanno perso le capacità di muoversi nella natura perché in questo caso la montagna ristabilirebbe il rapporto con la stessa e il rispetto nei suoi confronti.
La montagna offre buon cibo, esercizio fisico che rompe la vita sedentaria di tutti i giorni, portando benefici non indifferenti.
La montagna è stata il mio parco giochi, quando ero piccolo, soprattutto quando nevicava.
E’ una buona palestra di vita.
Attualmente si cerca di sviluppare il turismo e si fa marketing sempre, però, nel rispetto dell’ambiente e dei posti.
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La montagna è cultura?
Certo, ti può insegnare tante cose.
Come storia dell’alpinismo, dell’escursionismo, per le varie culture che si sono avvicendate in montagna.
La mia passione per la montagna è nata grazie a mio padre che era un cacciatore, come ho già detto, ma i cacciatori sono state le prime guide perché conoscevano bene i sentieri, erano esperti e portavano i signori a fare scalate.
Le nostre montagne raccontano anche la storia dei briganti.
Per certi sentieri c’erano delle carbonaie, soprattutto nei Monti Gemelli, dove si faceva legna e carbone che si andava a vendere a valle.
Anche la pastorizia ha dato il suo contributo alla cultura, alla tradizione.
L’artigianato è cultura.
Ogni posto che si va a visitare, ogni sentiero ha una storia dietro, infatti io quando vado in escursione cerco di raccontare degli avvenimenti o degli aneddoti di quel posto.
La montagna stessa comunque è in continuo cambiamento, a seconda delle stagioni o per il tipo di roccia, quindi si aggiorna, diciamo che va al passo con i tempi.
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Come ci si avvicina alla montagna?
In maniera graduale. Io consiglio sempre di farlo con una figura del settore che accompagna per mestiere, qualcuno che sa come far entrare una pesona nell’ambiente, non forzatamente.
Chi non è mai andato in montagna non deve fare per forza l’impresa in un giorno, deve conoscere prima il territorio, le bellezze dellambiente montano, deve capire che può godere delle meraviglie dei fiori, dell’acqua, delle piante.
Io, ad esempio, l’ho vissuta dalla semplice passeggiata che facevo sotto casa all’iniziare a leggere la carta che poteva portarmi più lontano.
Il non arrivare in vetta la prima volta non dev’essere presa come sconfitta.
Si devono tener presente molti fattori, tra i quali anche le condizioni meteo. E’ meglio tornare indietro per tornare la domenica dopo, ad esempio, più che forzare per fare una cima non in sicurezza.
Se diventa una sfida non c’è più passione, significa volersi del male perché dei rischi che non puoi calcolare ci sono, ma se aggiungi anche il rischio calcolato per forzare l’ascesa allora non ti stai più godendo il momento.
L’importante è sapere dove si va e dove ci si trova, lo ripeto perché molti non badano a queste cose che sono importanti, basilari.
Devi avere qualità fisiche, conoscenze, si deve studiare il percorso prima di farlo, devi avere esperienza se vuoi fare un sentiero da solo. Altrimenti devi affidarti all’accompagnatore che può anche insegnarti qualcosa.
I professionisti della montagna sono le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna.
Se ad una persona piace andare in giro per luoghi montani deve scegliersi un buon maestro per iniziare. Si deve diffidare da chi dice di essere un accompagnatore e poi non lo è.
L’accompagnatore ha una formazione e ti porta per gradi a camminare per sentieri montani.
Inoltre non bisogna andare in montagna con la sicurezza di avere il telefono, nel caso in cui possa succedere qualcosa, perché se non c’è segnale, il cellulare non prende e non può aiutarti.
Posso ancora ricordare, da accompagnatore di media montagna, che non ci si può avventurare, si deve avere una certa elasticità perché se in programma si voleva fare, ad esempio, una certa escursione, ma le condizioni meteo son cambiate al punto da non poter più farla, si deve modificare itinerario o, lo stesso itinerario, si posticipa aspettando condizioni meteo migliori.
Se ci si avventura incuranti di tutto, si mette a rischio anche il soccorso alpino visto che anche loro sono uomini.
Può succedere anche ad un esperto di aver bisogno del soccorso alpino, lo ricordo sempre.
Ricordo che le attività correlate ad un accompagnatore escursionistico, come me, possono essere anche didattiche da organizzare con le scuole, per educare anche i ragazzi a fare delle attività montane. La mia attività di accompagnamento comprende inoltre, la classica escursione, l’Orienteering (o sport dei boschi consiste nell’effettuare un percorso predefinito caratterizzato da punti di controllo, con la bussola e con una cartina), il TeamBuilding (attività formative di gruppo) e il Nordic Walking. Lo scorso anno organizzai sul Gran Sasso un trekking con i muli, decisamente bello, insieme ad una cooperativa umbra. Ci si fermava con tende e sacchi a pelo, in modo selvaggio come si faceva un tempo anche perché il nostro paesaggio è decisamente selvaggio.

Quest’intervista vuole trasmettere una visione di montagna, per far capire semplicemente cosa significa andare per luoghi montani, come vivere la montagna e per far conoscere l’accompagnatore di media montagna Gianni Franchi che organizza programmi per escursioni sia semplici che impegnative che potranno essere visualizzate sul sito (pronto da febbraio) www.trekkinguide.it e che ringrazio tantissimo per aver speso del tempo a rispondere alle mie domande.



Articolo scritto per www.iltempolastoria.it

http://www.iltempolastoria.it/rubriche/libri-in-viaggio/montagna-scuola-di-vita-gianni-franchi-racconta/

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