giovedì 10 luglio 2014

Un sogno reale.




E' tardi...

E' giunta mezzanotte
si spengono i rumori
si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè
le strade son deserte
deserte e silenziose...


Le strade sono deserte, ma i rumori circolano tra di esse insinuandosi nelle orecchie di chi, come me, vuole leggere o solo dormire.
Il silenzio viene spodestato dal rumoroso tifo che dimentica il rispetto per gli altri. Se i più guardano la partita, anche gli altri che non vogliono devono guardarla secondo il loro pensiero.
Ma la mia mente, mentre io chiudo gli occhi sperando di non sentire, decide di uscire per vivere il sogno.
Esce lentamente dal corpo che rimane disteso a dormire nel letto e inizia a vagare. Va verso i monti.
Nuvoloni neri resi ancora più cupi dalla notte e qua e là illuminati dalle troppe luci di paesi, borghi e città, stazionano nel cielo, a tratti, delle aperture lasciano intravedere delle stelle che sembrano salutare con il loro luccichio ad intermittenza.
Com'era bello una volta il cielo...quando non esisteva tutta questa illuminazione artificiale.
La mente viaggia passando su asfalti sporchi di polvere sollevata dalle poche macchine che circolano, su verdi campi allagati, su alberi che muovono le loro fronde al vento.
Piano piano arriva nei luoghi dove la montagna la fa da padrona, stagliandosi alle spalle di alte colline, verdeggianti sotto la luce diurna, che la incorniciano.
Il buio diventa più fitto con sommo piacere perché ora le stelle sono davvero visibili, tra gli sprazzi di sereno che alcune nuvole lasciano al loro passaggio.
Viaggia verso i monti e sente l'acqua scorrere giù da torrenti che scivolano dalla roccia è una dolce musica che ti culla e che vorresti non smettesse mai.
La mente vaga ancora, vaga oltre quel lento sciabordio, percorre curve e salite e arriva sulla strada che la porterà al cospetto della montagna, saluta il muto specchio d'acqua del lago.
Intorno luci fioche e rade, la natura dorme, ma non tutta.
Un gufo accompagna il suo arrivo, altri animali notturni dall'interno del bosco le danno il benvenuto.
Uscendo dal viale alberato vede il suo contorno maestoso.



Manca poco all'alba, manca poco e vedrà il Gran Sasso sorriderle.
Quando la luce fece ritrarre le tenebre come succedeva ogni mattina, allora i contorni furono svelati e i due Corni svettarono dall'alto della loro maestosità.
La sommità del Corno Grande è ricoperta da nuvole che la abbracciano senza lasciarla andare, le altre nuvole, nel frattempo, raggiungevano il Corno Piccolo, scorrendo lente verso la sua cima.
La neve nel mezzo domina ancora la strada per arrivare al Rifugio, che fiero fa capolino dallo sperone roccioso sul quale è costruito.
Un timido raggio di sole colora la parete est del Corno Piccolo con un rosa sbiadito che si rinforza sulla parete rocciosa, nuvole volteggiano attorno la base del Corno, somigliando a volute di fumo.
La mente ammira e si lascia ipnotizzare dalla natura selvaggia che le dà il benvenuto riscuotendosi, dopo un po',  per tornare indietro nel suo corpo che presto si sveglierà.
Viaggia rapida percorrendo di nuovo il tragitto dell'andata, vedendo i fiori che, nel frattempo, si destavano cercando si scrollarsi di dosso le gocce dell'ultima pioggia, alcuni si piegavano sotto il suo peso.
L'erba ora, era di un verde intenso ricoperta da tante gocce che scorrevano veloci sulle sue foglie, mosse da una lieve brezza.
Si girò solo un momento verso quel capolavoro della natura e poi si affrettò a tornare a casa.


Rientrò in quel corpo ancora disteso a dormire, poco prima del risveglio, lasciando magnifiche sensazioni a pervaderlo.

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